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"Le auto sfrecciano a folle velocità: ogni giorno si rischia una strage"

Massese: l'allarme dei residenti che tornano a chiedere provvedimenti concreti per mettere in sicurezza la strada

Sono ancora tanti gli interrogativi per quanto riguarda il tragico incidente, lungo la Massese, costato la vita  a tre ragazzi giovanissimi - Joseph Venturini, Martina Karakach e Renat Tonu - nel tardo pomeriggio di sabato 15 gennaio. Lo schianto è avvenuto all'incrocio tra la Massese e la Badia, una strada 'maledetta' per i tantissimi incidenti mortali avvenuti nel corso degli anni. Le forze dell'ordine dovranno accertare l'esatta dinamica: se sia stata la Mercedes classe A - che da Torrechiara si stava per immettere sulla Massese - a non dare la precedenza alla Ford, che viaggiava da Langhirano verso Parma o se invece il mezzo condotto dalla 56enne andasse a velocità elevata. I residenti denunciano da anni la scarsa sicurezza di questo tratto. 

"Abito in zona Taverna Ponte verso Langhirano - racconta una residente - e ogni giorno percorro la Massese per andare al lavoro. Vedo ogni giorno auto che sfrecciano a tutta velocità e sorpassano, proprio in corrispondenza di quell'incrocio con Badia. Anche dopo la tragedia di sabato: molte auto continuano a passare a velocità incredibili, come se nulla fosse successo. Credo che dovrebbero, ma lo chiediamo da anni - mettere una rotatoria in zona o i dossi: qualcosa per costringere i veicoli a limitare la velocità, Non è la prima volta che succede e non vogliamo più versare lacrime per altre vite spezzate. Sono andata a mettere dei fiori sul luogo dell'incidente: le auto sfrecciano a folle velocità e si rischia ogni giorno una strage".

Dopo l'investimento del 17enne Filippo Ricotti - un ragazzo che stava raggiungendo la fermata dell'autobus per andare a scuola - sull'onda emotiva della tragedia le istituzioni avevano annunciato provvedimenti per quanto riguarda proprio la Massese. Non era possibile, si diceva in quei giorni, che un tratto stradale così pericoloso rimanesse privo di interventi. Ma oggi, invece, si ripetono le stesse parole di allora.

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