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Meno di 40 anni e commessi part time: ecco chi sono i nuovi poveri a Parma

Lisa Gattini, segretaria generale della Cgil di Parma: "C'è stata un'esplosione delle cassa integrazione: chi prima prendeva 700 euro si è visto ridurre lo stipendio e non riesce a pagare affitto e bollette"

La pandemia da Covid-19, che si è abbattuta come una scure anche nel nostro territorio, ha provocato una crisi economica senza precedenti. In seguito alle restrizioni e alle chiusure i gestori di locali e negozi hanno dovuto fare i conti con problemi molto seri, che hanno messo in dubbio la riapertura. I lavoratori del commercio e del terziario si sono visti ridurre di parecchio gli stipendi - con l'aumento esponenziale delle ore di cassa integrazione - che già raggiungevano a mala pena i mille euro. Sono loro i nuovi poveri: parmigiani, con meno di 40 anni, un posto non fisso come lavoratore del commercio e del turismo, niente casa di proprietà. Sempre più persone non riescono a pagare l'affitto e le bollette. Lisa Gattini è la segretaria generale della Cgil di Parma. 

Parma, nuove povertà e lavoro: qual'è la situazione nel nostro territorio? 

"Non sono ancora disponibili i dati Istat relativi alla provincia di Parma ma possiamo sicuramente affermare che il nostro territorio non è un'isola felice, non è avulso dal contesto emiliano romagnolo e nazionale. I macrodati dell'istat del 2020 ci aiutano a capire come si sta muovendo il panorama in città. Qualche giorno alcune realtà del volontariato locale hanno dichiarato che c'è stato un forte incremento di accessi presso i loro centri di accoglienza. L'emergenza non riguarda più solo i nuclei stranieri e senzatetto ma anche i cittadini italiani, che sono in serissima difficoltà. Ci sono due valori: il valore della povertà assoluta e quello della povertà relativa, la prima ha dei numeri molti alti 2 milioni di famiglie a livello nazionale. Queste persone non hanno niente. Per quanto riguarda la povertà relativa si parla di 5.6 milioni di individui, il 10% delle popolazione e l'1.37% di minori a livello nazionale. E' l'aumento più elevato dal 2005: la pandemia ha radicalizzato una tendenza già in corso.  Molte famiglie che prima del Covid erano sopra la soglia di sopravvivenza, ora sono al di sotto: tra il 2020-2021 hanno registrato grosse sofferenze. Si parla di famiglie con almeno una persona che lavora". 
 

Chi sono i nuovi poveri di Parma? 

"Sono famiglie costiutite da persone giovani, comunque sotto i 40 anni con lavori precari saltuari e non a tempo pieno. Magari non hanno perso il lavoro ma sono entrati nel loop della cassa integrazione: in questo modo, con la riduzione del reddito, si è creato un corto circuito. Si parla anche di persone di 40 anni che non sono riuscite ad acquistare una casa, sono in affitto, non hanno una riserva aurea in banca e hanno problemi a pagare affitti e bollette. Ce ne accorgiamo ogni giorno: i lavoratori che vengono da noi ci pongono anche problemi relativi al pagamento delle utenze. La maggior parte sono donne: hanno un lavoro 'povero': il reddito non è sufficente per vivere in città". 

L'utilizzo della Cassa Integrazione è aumentato esponenzialemente: meno ora di lavoro vuol dire meno reddito...

"A Parma, da gennaio ad aprile del 2021 abbiamo registrato 6 milioni e 283 mila ore di cassa integrazione autorizzate, l'anno scorso erano qualcosa in più, nel 2019 le ore erano 72 mila e 800. C'è stata un'esplosione della cassa integrazione: ciò vuol dire meno ore lavorare e meno reddito. I lavoratori del comparto artigiano sono 35 mila mentre quelli con la somministrazione lavoro sono 22 mila: speriamo che, con lo sblocco dei licenziamenti, non avvengano anche qui casi come quello della Gkn. Come sindacati abbiamo sigalto un patto per il lavoro e per il clima con la Regione Emilia-Romagna: nell'accordo c'è scritto che prima di effettuare licenziamenti occorre fare dei passaggi con le parti sociali e utilizzare tutti gli ammortizzatori sociali disponibili". 

In questo fragente di estrema fragilità come state intervendo e cosa proponete per la città? 

"Ci vuole una grande attenzione per seguire le vicende di queste fasce di fragilità, non si può immaginare di lasciare al margine queste famiglie: c'è anche il rischio dell'abbandono scolastico. Occorre fare rete e potenziare e potenziare i servizi sociali, anche per la crisi di interi nuclei famigliari. Il reddito di cittadinanza ha salvato in parte tante persone in questo periodo di pandemia: è imperfetto e ha dei limiti ma ha avuto questa funzione.

Occorre utilizzare il meglio di tutte le forze di questa città per superare queste difficoltà: noi come sindacato tuteliamo i posti di lavoro, abbiamo la massima attenzione sull'utilizzo delle casse integrazioni, indirizziamo le persone ai servizi sociali e cerchiamo di stimolare le Amministrazioni e le politiche locali, anche per quanto riguarda l'emergenza sfratti". 

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