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Mercato nero nel settore ospitalità, ParmaHost: "I segmenti di mercato sono diversi"

Le precisazioni dell'associazione che rappresenta alcuni affittuari di alcune piattaforme online, tra cui Airbnb, in risposta a Federalberghi: "Siamo a favore del Codice Unico Identificativo per stanare chi svolge slealmente attività di ospitalità"

Dopo le polemiche, lanciate da alcune associazioni di categoria, in merito al mercato nero del settore ospitalità, l'associazione ParmaHost - che rappresenta alcuni affittuari di alcune piattaforme online tra cui Airbnb - ha inviato una lettera di risposta, per chiarire alcuni punti. 

LA LETTERA - "Chi scrive rappresenta un gruppo di persone eterogenee denominate ParmaHost, associazione spontanea in via di registrazione di affittuari operativi nel settore turistico presenti singolarmente online su diversi canali.

Scriviamo in merito alle informazioni riportate in due articoli della stampa locale al fine di evitare che si creino malintesi su alcune affermazioni imprecise e parziali. Riteniamo necessario chiarire che, per quel che riguarda le locazioni brevi, si deve fare riferimento non solo alla L.R. Emilia Romagna del 2004 e successive modifiche ed integrazioni, ma anche al Decreto-legge n°50 del 24.04.2017 ed alla circolare n°24/E del 12.10.2017 dell'Agenzia delle Entrate (questi ultimi non riportati negli articoli giornalistici sopracitati); ciò che accomuna le due norme è la breve durata della locazione (in deroga
ai classici contratti di locazione 4+4, 5+1 o cc.dd. uso foresteria) caratteristica che viene invece erroneamente citata negli articoli come occasionalità della locazione (quindi da un opposto punto di vista).

Proprio in merito a questo dato è bene ricordare, ad esempio, che la limitazione di 6 mesi o 500 presenze annue è prevista dalla legge esclusivamente per strutture ricettive extralberghiere di Bed & Breakfast, ma non per agli appartamenti ammobiliati per uso turistico o le locazioni brevi previste dalla normativa nazionale (salvo il diverso divieto che un unico contratto duri più di 6 mesi). Pertanto non possono dirsi illecite tutte le forme di locazione breve/uso turistica diverse dai Bed & Breakfast con durata superiore ai 6 mesi (purché con pluralità dei contratti) come invece emergerebbe dalle dichiarazioni risultanti in uno degli articoli, inoltre gli annunci presenti sulle diverse piattaforme on line, quali ad esempio Airbnb, non si riferiscono solo ai Bed & Breakfast.

Il riferimento alla coabitazione tra host ed ospite nulla attiene alle forme di ospitalità diverse dai Bed & Breakfast, pertanto nulla vieta che si faccia fruttare eventuali proprietà ulteriori a quella di abitazione e – a solo titolo di esempio – magari ereditate. Secondo il combinato Decreto-legge n°50 del 24.04.2017 e della circolare n°24/E del 12.10.2017 dell’Agenzia
delle Entrate non è nemmeno ravvisabile alcuna illegalità nel pubblicizzare l'attività di ospitalità breve su portali online, ancorché riguardante i Bed & Breakfast, come invece ritenuto da Federalberghi. Non concordiamo quindi con le considerazioni “Turismo: stesso mercato stesse regole” professate da Federalberghi.

In merito alle affermazioni relative ai costi sostenuti nello svolgimento dell’attività non imprenditoriale (es.lenzuola, asciugamani, wi-fi, forniture elettriche, gas, acqua, aria condizionata, IMU etc.) ricordiamo che essi non possono essere detratti creando così un grosso svantaggio rispetto alle strutture alberghiere. L'idea secondo cui agli affitti brevi conseguirebbe “una situazione che porta inoltre alla sofferenza delle attività commerciali del centro” è solo una suggestiva congettura priva di univoco fondamento logico; ad esempio nel 2018 il 51% di coloro che hanno usato la piattaforma Airbnb per viaggiare in Italia ha dichiarato di aver speso in loco parte del budget vacanza; non dimentichiamo inoltre che ogni host è ambasciatore del territorio.

In definitiva può pacificamente dirsi che le attività presenti su piattaforme come Airbnb - o per lo meno quelle da noi svolte - siano attività eterogenee tra loro ed in ogni caso rivolte ad un segmento di mercato con esigenze diverse rispetto a quello intercettato dall’alberghiero. Questo tipo di attività semmai, arricchisce il panorama dell'offerta di ospitalità turistica oltre a contribuire alle casse comunali garantendo la riscossione delle tasse di soggiorno (benvengano le convenzioni come quella tra Airbnb e Comune di Parma per il versamento diretto della tassa di soggiorno). Sarebbe tuttavia auspicabile un adeguamento della legislazione alle nuove e diverse forme di turismo (e conseguentemente ospitalità) con armonizzazione di leggi regionali e nazionali finalizzate alla semplificazione burocratica come anche alla tracciabilità delle attività. Per questo motivo Parma Host guarda con favore all'introduzione del Codice Unico Identificativo previsto ma
non ancora regolamentato dalla politica per stanare chi svolge slealmente attività di ospitalità". 

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