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Morti sul lavoro: nel 2021 a Parma sette vittime

Incremento di quasi il 20% rispetto al 2020 e del 10% rispetto al 2018

Nel 2021 a Parma e provincia sette lavoratori sono morti in seguito ad infortuni sul lavoro. E' la seconda città in Emilia-Romagna come numero di decessi: davanti a noi solo Modena e Reggio Emilia, città nelle quali si sono registati 10 morti sul lavoto.

A livello nazionale sono morti 1.404 lavoratori per infortuni sul lavoro, di questi 695 sui luoghi di lavoro, un +18% rispetto al 2020. Sono questi i dati dell'Osservatorio nazionale indipendente sui morti sul lavoro aperto a Bologna dall'1 gennaio 2008 da Carlo Soricelli. Rispetto al 2008, anno di inizio delle rilevazioni, l'aumento dei morti sui luoghi di lavoro è del 9%.

Ecco il numero di decessi negli ultimi 12 mesi nella Regione Emilia-Romagna: le vittime sono state, 10. Come Modena fa solo Reggio Emilia, mentre le altre province hanno numeri inferiori: Bologna (6), Rimini (4), Ferrara (5), Forlì Cesena (4),Parma (7), Ravenna (5),Piacenza (1).

Le categorie con più morti sul lavoro sono: l'agricoltura che ha il 30,22% di tutti i morti sui luoghi di lavoro, di questi ben il 75% sono stati schiacciati dal trattore, 158 complessivi a morire così, e l'età varia dai 14 agli 88 anni. Il 22% di tutti i morti sui luoghi di lavoro di tutte le categorie ha perso la vita schiacciato da questo mezzo. L'edilizia ha il 15% dei morti sul totale, di queste per la maggioranza sono provocate da cadute dall'alto, ma "sono moltissimi i morti in nero in questa categoria, soprattutto nelle regioni del sud, ma non solo".

L'autotrasporto rappresenta il 10,75% di tutti i morti sui luoghi di lavoro: in questa categoria sono inseriti tutti coloro che guidano un mezzo sulle strade e autostrade e i decessi in questa categoria "sono aumentati di molto; non sarà un caso che è aumentato in modo esponenziale il trasporto su gomma dovuti agli acquisti online". Nell'industria c'è il 5,89% di tutti i morti sui luoghi di lavoro, "relativamente molto pochi" e sono quasi tutti nelle piccole e piccolissime aziende "dove non è presente il sindacato o un responsabile della sicurezza. Nelle medie e grandi aziende i morti sono quasi inesistenti, quei pochi sono tutti lavoratori che lavorano all'interno dell'azienda stessa ma che non sono dipendenti diretti, ma di aziende appaltatrici: le aziende e i sindacati devono accertarsi che questi lavoratori, che svolgono generalmente lavori pericolosi, svolgono il loro lavoro in sicurezza e siano tutelati come i dipendenti", esorta Soricelli nel comunicato con cui diffonde le cifre.

Ma c'è anche "una miriade di lavoratori artigiani o di loro dipendenti che perdono la vita lavorando. E ricordiamoci anche di poliziotti, carabinieri e vigili del fuoco che hanno perso la vita lavorando: anche questi lavoratori non sono assicurati all'Inail". E' poi "impressionante vedere che i morti sui luoghi di lavoro (escluso l'itinere) che hanno più di 61 anni sono oltre il 20% di tutti i morti sui luoghi di lavoro; i morti da questa età in su sono soprattutto in agricoltura, in edilizia e tra gli artigiani. Non si può far svolgere lavori pericolosi a lavoratori anziani".

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