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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Nella cripta del Duomo una Madonna con bambino

L'affresco quattrocentesco è venuto alla luce da un foro nel muro

Nella cripta del Duomo di Parma è riafforato un affresco tardo quattrocentesco di cui non c'è traccia nei testi di storia dell'arte. Una Madonna con bambino, dolcissima. La scoperta è stata presentata in Cattedrale sabato, 21 gennaio. C'era anche il vescovo Solmi, che ha presenziato la cerimonia. L'affresco è sputato da un foro nel muro, dopo la rimozione di una lapide commemorativa. Tra pochi giorni si procederà alle operazioni di restauro. In occasione della recente traslazione della lapide funeraria ottocentesca murata sulla parete ovest del braccio nord della cripta, sono state eseguite due ‘finestre’ di ispezione sulla parete stessa, che venne costruita anticamente (un corso di mattoni pieni, data ignota), con un’intercapedine di riguardo di circa 15-20 centimetri rispetto la parete retrostante originale. Si è così disvelata la presenza di un mirabile dipinto murario, la cui importanza doveva già essere stata riconosciuta in antico se la ‘nuova’ parete venne intenzionalmente elevata a distanza dal medesimo, evidentemente per preservarne la sussistenza, fatto di per sé stesso già abbastanza straordinario e del tutto fortunato, considerando quanti pregevoli affreschi furono viceversa picchettati, ricoperti da calcina e/o distrutti secondo il variare del gusto nel corso dei secoli. Quel poco che è direttamente visibile dalle finestre di ispezione e dalle registrazioni di una videocamera calata nello stretto vano basta tuttavia per riconoscere l’alta qualità e la preziosità del dipinto murale inedito, riferibile presumibilmente al XV secolo.

Al centro, la Madonna con Bambino, assisa su un trono dall’articolata architettura – pilastrini laterali con motivo a candelabre sormontati da capitelli, architrave su cui corre il titolo in lettere capitali, una scritta in oro, leggibile nonostante la parziale abrasione, “AVE y REGINAy GRATR y, sommità centinata con grande tondo centrale blu a finto marmo su specchiatura scura anch’essa a finto marmo, dossale impreziosito da unricco tessuto dipinto a motivi geometrici intrecciati rosa-aranciati su fondo verde, con bordature e stelle dorate –, parte inferiore non visibile. La Vergine nimbata dal manto blu drappeggiato sui cui bordi corrono scritte in oro, ha uno sguardo assorto verso il Figlio, le palpebre abbassate; il Bimbo è assiso su un ricco cuscino con nappe e bordure dorate e guarda verso l’osservatore, collo impreziosito da una collana di grani di corallo con ramo pendente e polsi anch’essi adorni da braccialetti in corallo – antico simbolo apotropaico poi figura della Passione, diffusamente presente nella pittura rinascimentale raffigurante la Madonna con Bambino, da Piero della Francesca al Bellini, giusto per citare due esempi ben noti –, nella mano destra stringeun uccellino (un cardellino?), simbolo anch’esso della Passione, tanto più in unione col corallo –, elementi chegiustificano lo sguardo assorto e triste della Vergine, consapevole del destino che attende il Figlio. La mano sinistra del Bimbo pare stringere quanto gli porge la Madre con la mano sinistra, un velo? (altro simbolo) non leggibile. A sinistra del trono si evidenzia la presenza di due figure nimbate, un vecchio canuto e barbato dal volto legnoso ed emaciato, sicuramente identificabile con S. Pietro dalla grossa chiave che tiene inanellata con un laccio nel mignolo della mano destra, con le mani giunte, alle cui spalle, nello stretto spazio determinato dalla curvatura dell’arco, si intravede la figura di un giovane dai lunghi capelli e dal manto rosso... S. Giovanni? Dal lato opposto si comprende la presenza di una scena a sé, raffigurante la Presentazione al tempio di Maria; sulla scorta delle scarne immagini parziali ottenute grazie alla videocamera non è possibile allo stato attuale darne una descrizione dettagliata, ma quello che balza immediatamente agli occhi è un incredibile cambio stilistico di registro pittorico rispetto quanto già osservato. I volti di profilo di Gioacchino ed Anna, nimbati, sono infatti incredibilmente somiglianti, pressoché coincidenti con l’omologa raffigurazione dipinta sulla parete ovest della Cappella Ravacaldi (post 1417- ante 1427), così come l’impostazione generale della figura di Maria bimba dai lunghi capelli biondi stretti in una coda e sciolti sulle spalle, anch’essa con aureola, ma non precisamente coincidente con l’immagine omologa –differente il dettaglio del libro stretto tra le mani e, pare, il volto –. Si aggiunge inoltre la presenza di un’altra figura – un sacerdote? – assolutamente non visibile e comprensibile allo stato attuale dell’ispezione, quasi schiacciata nello spazio esiguo determinato dalla curvatura dell’arco, di cui si intravedono le mani bianche – una sul capo di Maria, l’altra aperta in segno di accoglienza – e un lembo del manto bordato con un motivo originariamente dorato. Non è possibile capire se sia rappresentata la scalinata di salita al tempio. (Dalla relazione di Sivlia Simeti).

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