O'bistrot, un locale nel cuore di Parma: "E' segno di vita nuova"
Giordano Ollari, l'imprenditore da cui nasce l'idea: "E' un messaggio di gioia, dopo mesi bui dobbiamo tornare a vivere. La difficoltà? Reperire personale"
"Passi il messaggio della gioia: tutti insieme in piazza a bere un buon bicchiere di vino". L'affaccio in Piazza Garibaldi, da dove il locale O'bistrot abbraccia la città, apre una nuova finestra nel cuore di Parma. Da dove si gusta davvero un bel panorame, che sembra un salotto dove ci si incontra per parlare di qualunque cosa. Il messaggio dell'imprenditore Giordano Ollari, veterano dei negozi di abbigliamento multimarca Officina, è quello di una totale apertura verso un nuovo inizio. Un'apertura che si coglie appena si entra nel locale, senza barriere, tutto a vista, dove si può apprezzare il battito di una città rimasta chiusa - come tutte le altre - per tanto tempo. Dopo cinque mesi, Piazza Garibaldi riabbraccia uno storico locale sotto una nuova denominazione.
Ollari, come nasce l'idea di aprire questo nuovo spazio?
"E' un'idea che parte da lontano. Con tutto il rispetto, c'erano delle gestioni precedenti che non cavalcavano la contemporaneità. Nel nostro caso abbiamo ripreso alcuni pezzi del locale vecchio, alcuni marmi verdi che abbiamo trattato insieme al peltro. Poi c'è lo storytelling nostro della provenienza dell'abbigliamento. Abbiamo rifatto la cucina, molto contemporanea".
Anche nell'offerta del menu?
"Abbiamo tenuto fede alla tradizione culinaria della città, aggiungendo tutto quello che la gente desidera in questo periodo storico. Cibi smart, verdura e tutto quanto possa essere di gradimento per i clienti. Il nostro menu è stato costruito insieme alle maggiori aziende del territorio. Abbiamo avviato il dialogo con tutte le eccellenze".
Perché se passo mi devo fermare all'O'bistrot?
"Perché c'è una selezione di circa 60 etichette di Champagne. Puntiamo fortemente sul drink e lo Champagne in particolar modo. Ma puoi trovare di tutto. E poi c'è una vista splendida, non crede?".
Cosa l'ha spinta a intraprendere questa nuova sfida in un periodo così complicato?
"Il core business dell'azienda è legato da sempre all'abbigliamento di alta gamma e lavoriamo principalmente sull'online. Abbiamo 14 negozi tra Parma, Reggio Emilia, Piacenza e Bologna, il nostro core business è l'e-commerce, che ha sofferto meno rispetto agli altri settori. Certo, abbiamo ceduto il passo al 20% dei guadagni rispetto a un anno fa, ma non abbiamo sofferto per una debacle clamorosa. Per il food and beverage è un debutto: pare che la piazza ci attribuisca un senso di estetico molto gradevole. La vera difficoltà è la ricerca del personale".
Tanti nel settore della ristorazione lamentano questa situazione. Perché?
"Perché non c'è un'istruzione vera e propria per questa professione. Non esiste una preparazione. E' un mestiere che non ha avuto un timbro di elevatezza e non viene scelto con felicità dai giovani. Viene visto come una scappatoia. Mancano le scuole, gli insegnamenti. C'è un approccio meno professionale a questo mestiere. I giovani guardano a Londra: se vogliono fare carriera vanno via. Credono che sia un ripiego fare il cameriere, o il barman, ma non è così. Spesso chi fa questo mestiere si è formato da solo".