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Come Parma vuole diventare una città a impatto climatico zero

Un'alleanza territoriale forte con un'attenzione alle priorità e alle opportunità che vengono da Bruxelles. Ne parliamo con l'assessore Benassi

Parma è tra le città italiane in cui ci si istruisce, si è retribuiti e ci si allena meglio. Lo certifica il Rapporto sulla Qualità della Vita nel 2021 stilato da ItaliaOggi e Università La Sapienza. Parma scala 38 posizioni rispetto al 2020, complice anche l’ottima risposta al Covid e alla pandemia. Ma un ruolo importante lo stanno giocando anche le azioni che l’amministrazione cittadina ha messo in campo contro la crisi climatica. A partire dall’alleanza per la neutralità carbonica di cui Parma si è fatta promotrice, e a cui partecipano anche Regione, Provincia, Ente Parchi, Università, Agenzia Prevenzione Energetica e tante associazioni del territorio. Un’alleanza ancora molto giovane, perché è nata nel dicembre 2020, ma con obiettivi molto ambiziosi. “Essere un modello non basta”, spiega Tiziana Benassi, assessora alle Politiche di sostenibilità ambientali. “Tutto il territorio deve essere coinvolto, e a una velocità dieci volte superiore a quella attuale: perché siamo nella Pianura Padana, una delle zone più inquinate d’Europa”.

Nel 2019 Parma si è candidata a diventare European Green Capital nel 2022. “Sull’onda di questa candidatura abbiamo gettato le basi di quella che poi sarebbe diventata una rete territoriale importante”, spiega Benassi. Si tratta, come dicevamo, di un’alleanza per la neutralità carbonica, e tiene insieme i due campi di battaglia su cui Parma sta combattendo la crisi climatica: il territorio e l’Europa.

Lo spiega Benassi: “dobbiamo rimanere connessi al territorio locale e lavorare insieme alle associazioni, ma allo stesso tempo dobbiamo ascoltare l’Europa e cogliere le opportunità che ci dà”. Per esempio il progetto Ruggedised, finanziato dall’UE attraverso Horizon2020: sei città europee che hanno messo in comune conoscenze e tecnologie per essere più sostenibili, adattabili e smart. Oltre a Parma ci sono Rotterdam (Paesi Bassi), Umea (Svezia), Glasgow (Irlanda), Brno (Repubblica Ceca) e Gdansk (Polonia). “È un progetto molto interessante, e come ci permette di essere partner di un network europeo, con rapporti molto solidi” aggiunge l’assessora. L’obiettivo, oltre all’elezione come European Green Capital, è aderire alla futura Missione UE per essere una delle 100 città a impatto climatico zero entro il 2030: le sceglierà la Commissione europea, per fare da traino alla lotta al cambiamento climatico.

 “A livello locale invece abbiamo sottoscritto il Patto dei Sindaci per il Clima e l’Energia nel 2013” spiega Benassi. Nel 2019 l’emergenza climatica diventa una delle priorità per il comune emiliano: il piano d’azione prevede una riduzione delle emissioni di CO2 del 40% entro il 2030: 530mila tonnellate in meno. “Ma mi auguro che possa diventare del 58%” aggiunge l’assessora “Se il Governo farà tutto quello che è previsto dal Piano Nazionale per l’energia rinnovabile”.

Ma quali sono gli impegni concreti presi per la sostenibilità? “Abbiamo già progettato 30 azioni reali, e alcune sono già in corso” spiega Benassi. Per il Comune uno dei temi più sentiti è quello della mobilità: è stata rinnovata tutta la flotta di mezzi pubblici, sono aumentati i chilometri di piste ciclabili, è stato incentivato lo sharing e “soprattutto abbiamo lavorato sulle isole pedonali e sulle aree Verde e Blu, che saranno attive dall’aprile del 2022” aggiunge l’assessora. “La Zona Verde è quella interna all’anello delle tangenziali, con limitazioni ai mezzi più inquinanti. La Zona Blu è quella del centro, completamente pedonale e ciclabile”.

Insomma, Parma punta in alto. Mira a essere leader europea per la transizione climatica, e forse, grazie al suo impegno lo è già: lo ha riconosciuto anche la Commissione europea, che lo scorso ottobre ha premiato Parma per il suo sforzo nella lotta al cambiamento climatico. “Si tratta comunque di un percorso” dice Benassi. “Non possiamo ragionare sull’anno, o su due anni, o cinque: devono essere almeno dieci”. In dieci anni possono cambiare molte cose, anche le amministrazioni comunali. “Tutte le decisioni che prendiamo vengono dal Consiglio Comunale, e sono agganciate al Piano Regionale: tutto è fatto per renderle il più vincolante possibile. Le future amministrazioni avranno tutti gli strumenti per fare un buon lavoro”, conclude Benassi.

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