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Sabato, 20 Aprile 2024
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Nuovo regolamento per il commercio in centro, raccolta firme dei cittadini: "Discriminazioni xenofobe e di classe"

Dopo il passaggio in Commissione consiliare il testo verrà discusso oggi 21 aprile in Consiglio comunale: "Colpire i “punti telefonici pubblici”, gli “internet point” e i “money transfer” contraddice il compito di un’amministrazione pubblica di garantire i bisogni fondamentali di tutta la popolazione"

Dopo la proposta, in Commissione consiliare, del nuovo regolamento per le attività commerciali in centro storico alcuni cittadini hanno promosso una raccolta firme (che ha già superato le 200 adesioni) contro l'adozione da parte del Comune di Parma del testo. La proposta verrà discussa oggi, giovedì 21 aprile, durante il Consiglio comunale. 

"Abbiamo letto con stupore e preoccupazione (qui) la proposta di nuovo regolamento per l'esercizio delle attività artigianali, commerciali e per la somministrazione di alimenti e bevande nel centro storico, elaborata dall'assessorato alle Attività produttive. Dopo essere stato presentato martedì in commissione consiliare, il testo verrà discusso e votato in occasione del Consiglio comunale di giovedì 21 aprile. I firmatari della presente lettera invitano tutti i consiglieri a rivedere profondamente il testo e a non approvare un regolamento che dietro la facciata del decoro introdurrebbe di fatto discriminazioni di natura xenofoba e di classe.

A destare disappunto è in primo luogo la lista di attività giudicate “incompatibili con le esigenze di tutela e valorizzazione del patrimonio storico-culturale e ambientale” e la definizione di “decoro urbano” che ne discende. Nello specifico, se si può comprendere la limitazione all’apertura di attività quali “compro oro” e “armerie”, al contrario colpire i “punti telefonici pubblici”, gli “internet point” e i “money transfer” e perfino le “lavanderie automatiche”, contraddice il compito di un’amministrazione pubblica di garantire attraverso l’intervento pubblico o privato i bisogni fondamentali di tutta la popolazione. Tale esclusione, infatti, non avrà altro risultato che discriminare e privare una precisa componente della popolazione di luoghi di servizio, di informazione e di socialità. Anche se non nominati esplicitamente, sono i cittadini di origine straniera nonché i cittadini più poveri – che non sono nelle condizioni di disporre di elettrodomestici, di computer e mezzi informatici o di strumenti bancari personali – che si vedranno potenzialmente privati di opportunità e forme di accessibilità indispensabili per la cittadinanza.

Similmente, il sostegno al “Made in Italy”, la valorizzazione delle specialità tipiche locali, e più in generale dei prodotti del territorio, deve trovare altre forme e non può divenire la scusa per colpire in maniera dissimulata le attività commerciali (alimentari, fruttivendoli, tavole calde ecc…), e con esse un’importante base di sussistenza, della popolazione immigrata nei quartieri in cui risiedono.

Nel regolamento naturalmente gli stranieri non sono nominati in quanto tali – sarebbe troppo evidente l’elemento discriminatorio. Tuttavia, dietro l’apparente neutralità delle formule burocratiche, si riconosce il tentativo di colpire in modo preponderante, quando non esclusivo, proprio una parte della popolazione immigrata, individuata in funzione delle attività svolte o dei prodotti commerciati: un esempio di razzismo istituzionale dietro il paravento del decoro.

Con questo approccio si va a colpire non solo esercenti e clienti di origine straniera che hanno tutto il diritto di trovare prodotti più vicini ai propri gusti e alla propria cultura, ma anche quei tanti italiani residenti, studenti e turisti che amano avventurarsi in sapori e profumi differenti, senza che per questo il “decoro” e l’identità di Parma debbano sentirsi in qualche modo sviliti.

Quale idea di città si vuole proporre e difendere? Nessuno nega l’importanza dei prodotti locali, la cura di un’alimentazione e di un commercio socialmente ed ecologicamente sostenibili che vanno sostenuti con un’azione culturale e con opportuni incentivi materiali e immateriali, ma se questo è l’obiettivo come spiegare il continuo proliferare di ipermercati, di centri commerciali legati alla grande distribuzione, con la relativa cementificazione del territorio, mentre si interviene ostacolando di fatto il commercio al dettaglio e di prossimità nei quartieri centrali della città?"

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