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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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"Il femminismo ci fa stare bene: il festival sarà in un parco per coinvolgere più persone possibili"

Elisabetta Salvini, referente della Casa delle Donne, che organizzata il Festival Re/Sister insieme al Comune di Parma dal 17 al 19 settembre: "Ci aspettiamo tanta partecipazione, anche da fuori città"

Da venerdì 17 settembre Parma ospiterà il primo festival femminista Re/Sister, promosso dalla Casa delle Donne di Parma e dal Comune di Parma. Tre giorni molto intensi di dibattibi, confronti, concerti, arte, musica, spettacoli e tanto altro. Elisabetta Salvini, referente della Casa della Donne di Parma parla di come procede l'organizzazione del primo festival femminista di Parma - di respiro nazionale anche per gli ospiti presenti durante la tre giorni - dei temi affrontati nel corso dei dibattiti e dei prossimi passi per il futuro. 

RE/SISTER DAL 17 AL 19 SETTEMBRE: SCARICA IL PROGRAMMA

Come sta procedendo l'organizzazione del festival femminista, Re/Sister che risposta vi aspettate dalla città di Parma? 

"L’organizzazione di questo Festival è stata avvincente e faticosa al tempo stesso. Il festival è nato in una sera d’agosto dello scorso anno, quando, dopo il lockdown, si ragionava insieme alle altre socie su obiettivi e priorità della Casa delle Donne. Da quel giiorno la macchina organizzativa si è messa in moto e non si è più fermata. Sono nati diversi gruppi: progettazione e bandi; eventi, comunicazione/media, logistica, food, mostre, incontri/dibattiti, banchetti, gestioni ospiti, scuole, gestione volontariƏ, volantinaggio. Ci siamO incontrate con scadenze settimanali per cercare di organizzare e gestire tutto. Oggi direi che il Festival è pronto e lo siamo anche noi! E speriamo lo siano anche i cittadini e le cittadine di Parma, ma non solo. Il festival, per come è stato pensato e organizzato, non ha una dimensione solo locale e noi ci aspettiamo e auspichiamo la presenza anche di persone che verranno da fuori città. La nostra sensazione, per gli incoraggiamenti e le tantissime risposte entusiaste che abbiamo ricevuto, è che ci sarà tanta partecipazione. A questo proposito ricordo che si consiglia di prenotare gli eventi sulla App del Comune di Parma - che coorganizza il Festival con noi: molti eventi sono già esauriti ma sarà comunque possibile seguirli anche stando in piedi nel parco". 

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Ci saranno numerosi dibattiti ed eventi nella tre giorni: quali sono i tre argomenti di maggior interesse per voi e che pensiate possano stimolare un dibattito in città?

"I dibattitti organizzati sono molti e su temi di assoluta importanza e priorità. Non saprei dire quali siano i tre più importanti, lo sono tutti, perché nati dopo un intenso scambio di idee e di riflessioni. Femminismo, lavoro, sessualità, identità di genere, uso del linguaggio, violenza, decolonialismo e razzismo nel nome delle donne, sono i macro temi che abbiamo voluto portare dentro al festival. Quasi tutti questi incontri trattano di temi difficili che sono anche divisivi per il modo assolutamente manicheo e aggressivo che caratterizza oggi qualsiasi tipo di dibattito culturale. Non ci si ascolta ma si urla, non ci si confronta ma ci si scontra.

Il festival vuole essere, al contrario, un’opportunità per costruire spazi di dialogo che poi vorremmo e dovremo continuare all’interno della Casa delle Donne. Inoltre sono certa che anche molte delle performance e degli spettacoli proposti saranno un’altra occasione per generare riflessioni e consapevolezza. L’intento del festival è proprio questo: rendere accessibili per tuttǝ temi e parole difficili. Questo non significa affatto semplificarle o banalizzarle. Lo faremo uscendo dagli spazi dedicati unicamente allo studio e alla militanza e andando in un parco cittadino per coinvolgere anche chi, solitamente, non se ne occupa e chi, come capita spesso di sentire anche in questi giorni di volantinaggio in città, pensa che la parola femminismo sia una parolaccia ormai superata. Ecco il festival ci insegnerà che non è affatto così, perché, al contrario il femminismo ci fa stare bene!"

Quale sarà il futuro della Casa delle Donne di Parma, avrete a breve anche una sede fisica in città? 

"Il futuro della Casa è trovare finalmente uno spazio fisico da abitare. Lo chiediamo noi e lǝ oltre 600 sociǝ che si sono tesserate tra gennaio e marzo. È un’urgenza ormai. Abbiamo un dialogo aperto con le istituzioni che però ancora non si è concretizzato in uno spazio abitativo vero e proprio. Da ottobre continueremo inoltre con la nostra rubrica “squarci femministi” che esce ogni giovedì sui social e con le “Spore”: Le cellule di contaminazione nate con e attorno al festival Re-sister e che ci vedranno impegnate in mostre, presentazioni di libri ed altri eventi culturali".

Quali sono i temi che anche l'agenda politica locale dovrebbe accogliere, anche in vista delle elezioni del prossimo anno? 

"I temi che abbiamo voluto portato nel festival sono tutti pregnanti e non credo ci sia un tema che meriti un’attenzione maggiore rispetto ad un altro. Credo invece che il festival sia uno squarcio femminista che svela quanto ancora poco sappiamo su temi complessi, che dovrebbero essere all’interno dell’agenda politica perché riguardano le libertà e il benessere di tuttǝ. A partire dal linguaggio che utilizziamo, che ancora si basa su un neutro che è maschile ed escludente, ai tanti pregiudizi e stereotipi nei confronti dell’identità trans e queer o delle sex worker o dellǝ migranti. O a come ancora una certa stampa ci racconta la violenza di genere, colpevolizzando le vittime e “giustificando” gli aggressori nel nome di un raptus di follia e senza mai interrogarsi su una cultura patriarcale dello stupro e del possesso che è tuttora dominante. O ancora sul dibattitto scatenatosi dopo l’aggressione talebana in Afghanistan: siamo sempre noi occidentali a parlare per le donne afghane, noi a sapere e decidere cosa sia il bene e il male per loro. Il festival si pone in un’ottica intersezionale e di ascolto e questo è quello che sempre la politica dovrebbe fare, non solo in campagna elettorale, ma ogni singolo giorno". 

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