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Sabato, 20 Aprile 2024
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Sempre più parmigiani si rivolgono alla Caritas: “Quindicimila pasti in più rispetto al 2021”

"La pandemia da sanitaria è diventata sociale - dice Cecilia Scaffardi, presidente di Caritas Parma -, ha gravato in modo pesante sulle situazioni già fragili. Purtroppo ne ha generate di nuove e questo alla lunga è un problema per tutti"

A Parma sono in tanti quelli che si rivolgono alla Caritas: sono 15mila i pasti erogati in più rispetto all'anno scorso, 8.000 le richieste d'aiuto, 2.358 pacchi consegnati a chi ha difficoltà economiche. Un grande impegno nell'anno più duro della pandemia. Sono queste alcune delle cifre che compongono il bilancio sociale 2020, della fondazione Caritas Sant'Ilario. "La pandemia da sanitaria è diventata sociale - dice Cecilia Scaffardi, presidente di Caritas Parma -, ha gravato in modo pesante sulle situazioni già fragili. Purtroppo ne ha generate di nuove e questo alla lunga è un problema per tutti". 

Ci spieghi. 

"Tutta quelle situazioni di lavoro precario, di gente che ancora era senza la rete parentale, che magari si era trasferita a Parma per progetti lavorativi che poi sono stati bloccati proprio dalla pandemia e si sono trovati in grosse difficoltà: è tutta gente che non aveva mai avuto accesso a strutture come la Caritas. E oggi vengono da noi".

Sono aumentate le richieste?

"Si vede, è scritto nei numeri che abbiamo evidenziato anche nel bilancio sociale: nell'anno più difficile della pandemia, il 2020, il numero delle borse alimentari che abbiamo consegnato è stato molto alto: sono più di 3000, con l’aggiunta di nuclei familiari. Andiamo al tema dei pasti alla mensa: abbiamo avuto un aumento di più di 15.000 pasti annui. Questo chiaramente ha una ricaduta anche a livello economico sulle nostre strutture. Per la prima volta diciamo che tra entrate e uscite abbiamo chiuso il bilancio con un disavanzo di oltre 75.000 € che poi siamo riusciti a recuperare grazie a un fondo accantonamento rischi che avevamo preventivamente messo da parte. Siamo riusciti anche sostenere le spese gravate dalla pandemia che ci ha costretto a modificare i servizi. Ma qui dobbiamo dire grazie all’intervento dell'8 × 1000".

C'è un altro tema: quello relativo agli sfratti.

"Sta esplodendo adesso. Prima è stato sopito dalla pandemia. Quello della realtà abitativa è un problema. Nella prima ondata abbiamo avuto la sospensione degli sfratti, la sospensione anche del pagamento delle utenze. Quello è stato sbloccato già da tempo e ci ha costretto a intervenire. Da una parte c’è stato a carico nostro il prolungarsi del tempo di accoglienza delle famiglie che erano state sfrattate, dall'altro quello di ospitare i nuclei familiari che hanno subito lo stesso trattamento ora. La situazione degli sfratti è stata congelata e forse ha dato l'illusione che sarebbe continuato questo congelamento per tutta la durata della pandemia".

Qual è la vostra proposta?

"Manca un po’ di coordinamento con le istituzioni, per cui a volte ci arrivano le richieste di inquadramento di una situazione complicata. C'è da dire che si sono sviluppati anche gli anticorpi della solidarietà. Noi stessi, le nostre realtà hanno usufruito di tanti aiuti anche da parte dei cittadini e questo è stato bello. C'è stata anche una risposta politica non sufficiente".

Si spieghi.

"La gestione dell'emergenza abitativa richiede molta capacità di progettazione e di sguardo lungimirante, che è quello che forse sta mancando un po’ nell’oggi. Abbiamo delle potenziali risorse ma non le sappiamo sfruttare. Il rischio è che la forbice che noi abbiamo denunciato e che rende la nostra città quella con la maglia nera in regione, possa allargarsi".

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