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Allarme sfratti: "Con il covid situazione drammatica, 600 provvedimenti esecutivi"

Corrado Turilli, segretario del Sunia (sindacato inquilini ed assegnatari) di Parma: "Ritardi sugli interventi del settore pubblico: i contributi ai proprietari non sono pubblicizzati e non vengono sfruttati"

"La situazione è drammatica. La pandemia ha dato il colpo di grazia e ormai siamo oltre l'emergenza". Sono queste le prime parole di Corrado Turilli, segretario del Sunia (sindacato inquilini ed assegnatari) di Parma. La fotografia di una situazione che, da decenni, è sfuggita al controllo delle istituzioni pubbliche. Anche in una città ricca come la nostra tante famiglie e singoli non hanno un tetto sopra la testa o sono costrette a vivere in condizioni di estrema precarietà abitativa ed in condizioni igienico-sanitarie pessime. 

Con la fine del blocco degli sfratti il problema casa è riesploso. Quanti sono a Parma e provincia i provvedimenti esecutivi? 

"Secondo gli ultimi dati a disposizione i provvedimenti di sfratto esecutivi sono circa 600. A Parma e provincia la situazione è emergenziale già da tempo ma sicuramente è stata aggravata con la pandemia da Covid-19. Molti, infatti, hanno perso il lavoro e non sono più riusciti a pagare l'affitto. Siamo ormai in una dimensione drammatica, che va oltre l'emergenza. Con questo aumento di sfratti esecutivi il sistema pubblico fa fatica a dare una risposta". 

Chi si rivolge a voi e quali sono le loro richieste principali? 

"Gli inquilini vengono da noi per farsi assistere legalmente ma spesso arrivano molto tardi quando già lo sfratto è esecutivo e in questi casi non possiamo fare molto. Vengono anche per cercare una casa ma noi non forniamo questo servizio: spesso. infatti, tanti hanno difficoltà a trovare un'abitazione in affitto da un proprietario privato e si riversano sui servizi sociali, che sono spesso un sofferenza. Ci sono poi gli inquilini che hanno problemi per il pagamento dell'affitto e con i proprietari di casa: in questo caso si tenta di negoziare l'affitto. E' evidente, infatti. che c'è stato un aumento considerevole del prezzo degli affitti. La contestuale perdita di posizione lavorative e reddituali non ci fa sperare in nulla di positivo per il futuro".

Secondo il vostro osservatorio quali misure le istituzioni dovrebbero introdurre, oltre a quelle che hanno già messo in campo?

"Il problema è che non si parla più di stato, per quanto riguarda le politiche sulla casa. La legge del 1998 è pessima ed ha consentito agli affitti di aumentare e di seguire i ritmi del mercato. A livello locale gli amministratori possono ottimizzare il più possibile l'offerta pubblica e far funzionare gli strumenti che favoriscono la rinegoziazione del canone d'affitto. Gli Enti locali sono anche un pò vittime di quello che succede nel mercato e non riescono a governare questi processi economici. Nel nostro territorio siamo un pò in ritardo. Ci sono i contributi  ai proprietari e le azioni sulla morosità incolpevole ma queste risorse sono inutilizzate perchè non vengono pubblicizzate". 

Quali di queste misure hanno un impatto concreto sulla vita degli inquilini? 

"Sicuramente la rinegoziazione del canone d'affitto e i provvedimenti sulla morosità hanno effetti concreti. Se un inquilino è sotto sfratto e il proprietario aderisce al bando sicuramente la situazione di emergenza può essere alleviata, anche se non cambia la situazione generale. La risposta pubblica al problema del disagio abitativo, creato dal mercato privato, è cronicamente insufficiente da decenni. Le condizioni, già emergenziali, sono peggiorate in seguito alla pandemia da Covid-19". 

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