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Terza dose di vaccino: ecco quando e dove farla

L'ipotesi diventa sempre più concreta

L'ipotesi del ricorso a una terza dose di vaccino anti covid diventa sempre più concreta. Ne hanno parlato nei mesi scorsi scienziati ed esperti dell'Istituto superiore di sanità e del Comitato tecnico scientifico, lo ha confermato ieri sera il ministro della Salute Roberto Speranza, dando le prime informazioni sul "quando" e sul "dove" fare il terzo richiamo: è possibile che saranno i medici di base a preoccuparsi delle inoculazioni, a partire dal prossimo autunno.

Perché se ne parla, soprattutto in una fase in cui la campagna vaccinale procede spedita e l'epidemia rallenta? Ad oggi circa un italiano su cinque ha completato il ciclo vaccinale contro Covid-19, per un totale di 11.871.163 persone totalmente coperte. Le dosi somministrate sono quasi 34 milioni e mezzo, su 36.702.939 farmaci consegnati. La terza dose di vaccino, nelle ipotesi degli esperti, sarebbe necessaria per aumentare la protezione contro le nuove varianti del coronavirus Sars-CoV-2.

"In questo momento - ha spiegato il ministro Speranza a Che tempo che fa - non abbiamo certezze assolute, ma tutti i nostri scienziati ci dicono che sarà molto probabile dover ricorrere ad una terza dose come richiamo necessario, eventualmente potranno esserci modifiche dei vaccini per poter coprire meglio alcune varianti. Bisognerà dunque passare da una fase straordinaria ad una fase ordinaria e penso che questa nuova ordinarietà possa essere affidata alla nostra straordinaria rete di medici di medicina generale. Io ho 42 anni, dopo il 3 giugno potrò anche io avere il vaccino. Ho scelto di vaccinarmi presso il mio medico di famiglia e credo sia giusto", ha concluso il ministro.

Terzo richiamo Pfizer per chi si è vaccinato con AstraZeneca?
Ad oggi non è chiaro neppure se chi si è vaccinato (o si vaccinerà) con AstraZeneca riceverà per l'eventuale terzo richiamo il farmaco Comirnaty di Pfizer-BioNTech, ma dal momento che l'Ue non ha rinnovato il contratto con la multinazionale anglo-svedese tutto lascia pensare che sarà proprio così. Quanto al vaccino monodose Johnson&Johnson, il coordinatore del Cts Locatelli ha sottolineato che al momento non c'è nessuna evidenza che serva una seconda dose, perlomeno in tempi brevi. "Il vaccino J&J è basato su una sola dose perché gli studi presentati dall'azienda sono stati fatti su una popolazione che ha ricevuto una sola dose - ha evidenziato l'esperto -. È possibile che studi mirati a testare un eventuale vantaggio incrementale fornito dalla seconda dose possano dimostralo, ma al momento non sono disponibili".

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