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Parma, sta per finire il terzo inverno più caldo di sempre: +1,5° rispetto alla media

Sono circa 300mila le imprese agricole del Centro Nord in difficoltà per colpa della siccità. Nel bacino della Pianura Padana - spiega Coldiretti - nasce quasi 1/3 dell'agroalimentare Made in Italy e la metà dell'allevamento che da origine alla food valley italiana

È primavera dopo il terzo inverno più caldo di sempre a Parma, secondo i dati raccolti dall'Osservatorio meteorologico dell'Università di Parma. Con 1,5 gradi in più rispetto alla media, quella che ci metteremo alle spalle definitivamente tra qualche ora è risultata una delle stagioni più miti in città e provincia. Sul gradino più alto del podio c'è l'inverno del 2019-20, mentre al secondo posto si piazza l'inverno 2006/2007. In Italia l'inverno dal punto di vista climatologico è stato il quinto piu' caldo dal 1800 con una temperatura superiore di 1,21 gradi la media storica ma l'anomalia è addirittura di 1,38 gradi in più al nord dove si registra peraltro una storica siccità, secondo l'analisi della Coldiretti sulla base dei dati Isac Cnr.

L'inverno - sottolinea la Coldiretti - ha anche lasciato l'Italia del nord a secco con precipitazioni al di sotto della media dopo un 2022 in cui è caduta il 30% di pioggia in meno. Gli effetti sono evidenti con i grandi laghi che - continua la Coldiretti - hanno ora percentuali di riempimento che vanno dal 22% del lago di Como al 38% del lago di Garda fino al 44% di quello Maggiore mentre il livello idrometrico del fiume Po al Ponte della Becca è sceso a -3,2 metri, come in piena estate, e si registra anche lo scarso potenziale idrico stoccato sotto forma di neve nell'arco alpino e appenninico. La mancanza di precipitazioni - continua la Coldiretti - sta condizionando le scelte delle aziende agricole che si stanno spostando da mais e riso verso colture come soia e frumento. Per le semine del riso si stima un taglio di 8mila ettari e risultano al minimo da 30 anni.

Sono circa 300mila le imprese agricole che si trovano nelle aree più colpite dall'emergenza siccità del Centro Nord con la situazione più drammatica che si registra nel bacino della Pianura Padana - spiega Coldiretti - dove nasce quasi 1/3 dell'agroalimentare Made in Italy e la metà dell'allevamento che danno origine alla food valley italiana conosciuta in tutto il mondo. Dalla disponibilità idrica dipende la produzione degli alimenti base della dieta mediterranea, dal grano duro per la pasta alla salsa di pomodoro, dalla frutta alla verdura fino al mais per alimentare gli animali per la produzione dei grandi formaggi come Parmigiano reggiano e il Grana Padano e i salumi più prestigiosi come il prosciutto di Parma o il Culatello di Zibello

A preoccupare è anche l'innalzamento dei livelli del mare in Italia con l'acqua salata che sta già penetrando nell'entroterra bruciando le coltivazioni nei campi e spingendo all'abbandono l'attività agricola. La risalita del cuneo salino, ossia l'infiltrazione di acqua salata lungo i corsi dei fiumi, rende inutilizzabili le risorse idriche e gli stessi terreni con uno scenario che - sottolinea Coldiretti - è più che preoccupante per l'economia agricola proprio nella valle del Po. Il caldo fuori stagione - sottolinea la Coldiretti - ha stravolto completamente i normali cicli colturali e di conseguenza anche le offerte stagionali presenti su scaffali e bancarelle in questo periodo dell'anno con l'arrivo delle gustose primizie, dagli asparagi alle fragole, dai piselli alle fave, dai carciofi alle zucchine. Nelle campagne il caldo anomalo - continua la Coldiretti - ha provocato il "risveglio" anticipato della natura con le margherite e le primule sbocciate nei campi e mandorli, albicocchi e pesche in fioritura e quindi particolarmente sensibili all'arrivo del freddo e del maltempo che rischia di compromettere i prossimi raccolti di frutta. Il cambiamento climatico è stato accompagnato da una evidente tendenza alla tropicalizzazione che - continua la Coldiretti - si manifesta con una più elevata frequenza di eventi violenti, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi. L'agricoltura - conclude la Coldiretti - è l'attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici con i danni provocati dalla siccità e dal maltempo che rischiano quest'anno di superare quelli del 2022 quando hanno raggiunto i 6 miliardi di euro

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