Toscanini, la musica come etica e rispetto dei diritti umani: si chiude la settimana Community Music
Seguendo il percorso tracciato dal grande compositore Artuto Toscanini la Fondazione ha avviato il percorso che prevede il coinvolgimento di tantissime realtà cittadine: grande successo per il concerto di ieri sera della Human Rights Orchestra all'Auditorium Paganini
La musica come motore per lo sviluppo di un percorso etico, di rispetto dei diritti umani di tutte e di tutti e a favore della vita, contro la guerra. Seguendo il solco tracciato dal grande compositore Arturo Toscanini la Fondazione Toscanini ha avviato una settimana, dal 24 al 29 ottobre, dedicata al progetto Community Music - alla presenza di tutti gli Enti partecipanti e con il coinvolgimento di tantissime realtà cittadine. Nella serata di ieri, dopo l'incontro con le realtà che fanno parte del progetto, il programma si è concluso, all'Auditorium Paganini, con il Concerto Fenomeni con la Filarmonica Arturo Toscanini e i Musicians For Human Rights diretti dal Maestro Alessio Allegrini, Direttore Artistico della Human Rights Orchestra.
In programma Die Hebriden “Fingals Höhle” di Felix Mendelssohn-Bartholdy, I Will Not Remain Silent - Concerto per violino e orchestra di Bruce Adolphe, Dances in the Canebrakes per orchestra di Florence Price e la Sinfonia n. 7 in la maggiore op. 92 di Ludwig van Beethoven.
«Questo concerto ha due significati importanti – sottolinea il Maestro Alessio Allegrini -. Il primo risiede nel suo contesto, ovvero la collaborazione tra La Toscanini e Musicians for Human Rights per una settima di attività focalizzate sul tema dei diritti umani. Una collaborazione unica nel suo genere perché non esiste in Italia un progetto simile. Il secondo è l’aspetto musicale, ovvero un programma dall’importante valore simbolico per i suoi contenuti e per il messaggio che intende portare. “Le Ebridi” rappresentano in qualche modo la natura e il suo rapporto con l’ uomo, tema di grande attualità, mentre il brano di Florence Price, “Dance in the Canebreaks” si concentra, come la maggior parte dei brani della compositrice di colore sull'esperienza nera americana ed introduce il concerto per violino di Bruce Adolph (prima italiana) dedicato a Joachim Prinz, un rabbino e attivista del 20° secolo che si è espresso contro l'ascesa dell'antisemitismo in Germania negli anni '20 e '30. Rabbino della città di Berlino, Prinz si trasferì poi in America dove si schierò al fianco di Martin Luter king diventando una voce di spicco del movimento per i diritti civili negli Stati Uniti. Chiude il programma la
Settima di Beethoven, autore toscaniniano per eccellenza e simbolo della fratellanza universale contro ogni forma di tirannia». Solista, nel Concerto per violino e orchestra di Bruce Adolphe, il primo violino della Filarmonica Toscanini, Mihaela Costea.
«Nel concerto 'I Will Not Remain Silent', il violino rappresenta una voce che rifiuta di rimanere in silenzio davanti alla violenza dei nazisti verso il popolo ebreo. La violenza è rappresentata dall'orchestra che spesso aggredisce la voce del violino che magicamente riesce sempre ad emergere. Per me è emozionante suonare questo pezzo perché mi ricorda le ingiustizie personalmente provate durante gli anni di dittatura in Romania, il mio paese natale. Purtroppo, è un brano che mi ricorda anche quanta rabbia ci sia ancora al mondo. Il mio desiderio è che - almeno per mezz'ora -, ascoltando questa musica, riusciamo ad onorare persone che hannolottato e sacrificato la loro vita per la nostra pace».
Bruce Adolphe
Educatore innovativo, esecutore versatile, oltre che autore di diversi libri di musica, sono molte le qualifiche di Bruce Adolphe: tra l’altro è anche commentatore televisivo dal Lincoln Center e docente al Metropolitan Museum of Art di New York. La famiglia di sua moglie è imparentata con Joachim Prinz, per questo egli ha avuto modo di conoscere direttamente l’immensa figura del rabbino nato in Germania nel 1902 e che a Berlino, durante il nazismo, salvò le vite di migliaia di ebrei rischiando la propria. Fuggito in America nel 1937, divenne amico di Martin Luther King, il leader carismatico del movimento per i diritti civili con il quale partecipò il 28 agosto 1963 alla Marcia su Washington, momento fondamentale di affermazione di quegli ideali per i quali combatté per tutta la vita.
Quella vita viene narrata da Adolphe nel Concerto per violino I Will Not Remain Silent (2013-2015) eseguito ieri sera in prima italiana e la scelta dello strumento si lega al fatto che il compositore lo considera “profondamente legato all’identità ebraica”.
La musica rappresenta Prinz come un oratore e un profeta ma, soprattutto, è la sua voce appassionata, urgente, risoluta, eroica, coraggiosa, compassionevole che si rifiuta di tacere di fronte alla violenza e all’opposizione.
Nel primo movimento, ispirato a “Berlino durante l’era nazista”, un’orchestra potente e inquietante incarna l’oppressivo regime. Nel secondo, “Il movimento per i diritti civili, America”, il violino vola sopra le citazioni di Oh, Freedom e We Shall Overcome, lottando ancora duramente contro la contestazione delle masse.
Florence Price
Nel 2009, in una piccola capanna a St. Anne, nell’Illinois, è stata scoperta molta musica di Florence Beatrice Smith Price, prima compositrice afroamericana a ricevere un riconoscimento a livello nazionale e la cui musica fu eseguita da un’orchestra sinfonica, come fece il 15 giugno 1933 la Chicago Symphony Orchestra con la Sinfonia in mi minore n. 1. La rinascita della Price è continuata nel 2018 quando Alex Ross, critico musicale del New Yorker, ha pubblicato il saggio The Rediscovery of Florence Price.
Nata a Little Rock, in Arkansas, affronta non pochi problemi. Le fu negata l’istruzione musicale nella sua città a causa del colore della pelle (così fu sua madre ad insegnarle il pianoforte) e, in seguito, le impedirono di frequentare l’università nel sud: infatti, si iscrisse al New England Conservatory di Boston; ciò nonostante, riuscì a divenire capo del dipartimento di musica alla Clark Atlanta University. Suonava il pianoforte e l’organo e scrisse più di trecento composizioni, tra cui sinfonie, concerti, opere da camera, canzoni d’arte e spiritual per voce e pianoforte. Dopo la morte, nel 1953, molte sue opere andarono perdute, e la musica esistente rimase sconosciuta in parte per colpa dell’establishment bianco.
Nella sua opera si trovano spesso riferimenti a fatti ed avvenimenti riguardanti i neri d’America: succede anche nelle Dances in the Canebrakes eseguite ieri sera e composte poco prima della sua morte nel 1953. Il titolo si riferisce al canneto selvatico ripulito dalle paludi dagli schiavi per far posto al cotone, e alle danze che facevano dopo il lavoro, per risollevare lo spirito. Ispirata da canzoni e balli folk neri degli anni ‘20 e ‘30, la composizione - concepita per pianoforte e orchestrata da William Grant Still - si apre con Nimble Feet, un allegro rag nello stile di Scott Joplin; segue Tropical Noon, una danza assonnata e nostalgica e si chiude con Silk Hat and Walking Cane che cattura quell’energia tipica di un’affollata sala da ballo di Harlem