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Una nuova data per la rinascita di San Francesco del Prato

Domenica 3 ottobre 2021, la Celebrazione eucaristica con il rito di dedicazione restituisce a Parma la chiesa che fu un carcere e ora è simbolo di speranza e futuro

Nel pieno rispetto di chi combatte in prima linea una pandemia che ha drammaticamente cambiato i piani del mondo intero e in ottemperanza alle norme socio-sanitarie da essa imposte, la restituzione di San Francesco del Prato alla città di Parma cambia data. Dopo secoli di attesa, la chiesa-cantiere – che è stata una prigione e ora si è ritrovata, come tutti, nella prigione invisibile eretta da un virus implacabile – sposta avanti di qualche mese il giorno in cui avrebbe voluto aprire definitivamente le proprie porte ai fedeli ma anche agli amanti dell’arte e della cultura. Non più il 2 maggio, quindi, ma la mattina di domenica 3 ottobre 2021 – alla viglia della sentitissima festa di San Francesco d’Assisi – la Celebrazione eucaristica con il rito di dedicazione di San Francesco del Prato segnerà ufficialmente il ritorno alle proprie funzioni originarie di un monumento che, già simbolo della capacità di resistere al tempo, diventa ora icona di rinascita e invito alla speranza. Motivato evidentemente da ragioni socio-sanitarie legate al Coronavirus, lo slittamento mira anche a offrire alla città e non solo un’apertura serena e partecipata il più possibile, per favorire la quale si sta sviluppando un programma diversificato e articolato su più giorni, in considerazione dell’eventualità che – a seconda dello stato di avanzamento delle vaccinazioni e dell'avvicinamento all’immunità di massa – siano ancora previste, per quel momento, limitazioni a grandi numeri e assembramenti.

Nei primi giorni di apertura sarà presente anche una delle voci più autorevoli e riconosciute del panorama letterario e culturale portoghese, il Cardinale José Tolentino de Mendonça, chiamato da Papa Francesco a dirigere la Biblioteca Apostolica e dell'Archivio Vaticano. Offrirà alla città un momento di riflessione per leggere il valore culturale e spirituale della recupero di San Francesco del Prato, raccogliendo idealmente il filo del dialogo avviato dal Cardinale Ravasi, presente nella chiesa-cantiere nei giorni del Festival Verdi del settembre 2019. Nell’attesa del 3 ottobre, saranno organizzati eventi speciali, vere e proprie tappe di avvicinamento alla riapertura, pensati per vivere la rinascita della chiesa con tutto il calore che merita. Dal mese di maggio sono inoltre previste delle anteprime di visite eccezionali, riservate a tutti coloro che hanno sostenuto il restauro mediante donazioni, che saranno pianificate insieme ai volontari, appena i prossimi decreti lo renderanno possibile.

Intervento di Monsignor Enrico Solmi «L’attesa della consacrazione della Chiesa di San Francesco del Prato – dichiara monsignor Enrico Solmi, vescovo di Parma - di pochi mesi. Li contiamo come si attende un evento speciale per la famiglia della nostra città. Gli spazi grandi che la comunità cristiana ha edificato, non sono mai, mai vuoti, ma sempre volti al bene della gente. Rispondono alla domanda di Dio, insita nel cuore di tutti, anche di chi pare negarla, o nella via diretta del culto o nella strada eminente della carità verso i fratelli tutti del mondo. Di tutte le idee e religioni. Scelta di Madre premurosa che cerca di dare ai figli secondo i loro bisogni, le loro inclinazioni e le loro scelte. E la mano si congiunge all’altro mano e depone quanto può gradire, mangiare, desiderare. Carità sfaccettata come di pietra preziosa, rinfrangente limpide luci sui fratelli e sulle sorelle di ieri e di oggi. San Francesco del Prato si apre con le suture di vecchie ferite a salvaguardia di un futuro migliore. Forzato carcere, sembra chinarsi sulle tribolazioni delle recluse e dei prigionieri, lenite dal bene dei buoni. Padre Lino, Anna Maria Adorni tra i tanti. Chiama a raccolta chi ancora oggi intende continuarne l’opera, sempre attesa e necessaria. Sarà ancora Chiesa, aperta ogni giorno, nello Spirito dei figli del Santo di Assisi, per accogliere i fedeli e ogni fratello e sorella attratti dal bello, dal santo, dal buono, e raccogliere, in forme consone e molteplici, la famiglia della città, nel grembo caldo di una coesione sincera».

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