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Virus West Nile: controllo sanitario sugli animali selvatici

L’attività è assicurata dai Servizi Veterinari dell’AUSL, dalle sezioni locali degli Istituti Zooprofilattici, dal Corpo Forestale dello Stato, dagli Uffici Faunistici e dal Corpo di Polizia provinciale, con la collaborazione dei cacciatori organizzati in ATC

Continua l’attività di sorveglianza e monitoraggio  delle malattie della fauna selvatica garantita dai servizi veterinari dell’AUSL, insieme al Carabinieri Forestali, agli Uffici Faunistici e Corpo di Polizia  provinciali e alla sezione locale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale, con la fondamentale collaborazione dei cacciatori, organizzati in ATC (Ambiti Territoriali di Caccia).

In questo periodo dell’anno, da maggio a settembre, l’attenzione è rivolta in particolare alla rilevazione dell’eventuale presenza del virus West Nile (o febbre del Nilo). La rilevazione del virus negli animali selvatici diventa infatti utile elemento conoscitivo per stabilirne la presenza in una determinata zona, insieme ad altri monitoraggi effettuati sulle zanzare. Il monitoraggio consente quindi di intervenire per contrastare la circolazione del virus e ridurre il rischio di contagio nell’uomo con azioni mirate (bonifica preventiva in caso di feste all’aperto, ma anche attenzione per chi dona sangue).

Più in generale, obiettivo del controllo -  che è garantito durante tutto l’anno - è ottenere informazioni sullo stato sanitario delle popolazioni selvatiche, valutare eventuali rischi per gli animali domestici, per quelli da reddito e per l’uomo. Nel periodo invernale, ci sarà tra altre, la sorveglianza dell’eventuale presenza del parassita trichinella nei cinghiali, a garanzia di carne sicura, sia ad uso domestico che per la ristorazione.

“Per ottenere la migliore attuazione delle azioni previste dal piano – spiega Mauro Cavalca, Direttore del Servizio Sanità Animale dell’AUSL di Parma - è indispensabile un coordinamento fra i diversi attori che contribuiscono alla attività di rilevazione dei casi, campionamento, conferimento e analisi. Per tale motivo, un veterinario, appositamente formato sulle malattie degli animali selvatici e sul Piano Regionale di Sorveglianza coordina le procedure di raccolta e conferimento dei campioni, assicurando  il monitoraggio dello stato di avanzamento del Piano”.

Fin dall’inizio, questa attività è realizzata grazie alla preziosa collaborazione dei cacciatori organizzati in ATC. Infatti ,sono i  cacciatori a portare al laboratorio i campioni prelevati da esemplari di fauna selvatica cacciati, rinvenuti in difficoltà o morti. Senza la loro fattiva  collaborazione, questo piano regionale di controllo non potrebbe trovare alcuna attuazione.

Nel 2018 i cacciatori hanno conferito campioni da tutti i cinghiali cacciati (3748 di muscolo per trichinosi, 632 di sangue, 235 di altri visceri); 142 da corvidi  e 75 da volpi (entrambi nell’ambito di specifico piano di abbattimento delle specie in eccedenza previsto dagli Uffici  Faunistici e dalla Polizia provinciale); da animali trovati morti (13 da uccelli e 5 da lepri. Gli esiti su questi campionamenti hanno portato a rilevare solo in 5 campioni (di corvidi) la presenza del virus West Nile. 

Il controllo sanitario di animali selvatici, iniziato nel 2007, è promosso dal Servizio Veterinario dell’Emilia-Romagna.

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