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Animal voice

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A cura di Giada Bertini

“Inchiostro”: modi diversi per dire qualcosa

Capace di parlare direttamente, a seconda del colore, o in modo più complesso tramite scrittura e ortografia. L'inchiostro parla di noi a nostra insaputa

A Parma, negli Uffici Comunali, nelle Poste, nelle Banche, nei luoghi dove è possibile sia richiesto firmare, le biro messe a disposizione sono per la maggior parte nere. Che il nero sia sinonimo di eleganza lo sapevamo già, che simboleggi serietà non è sicuro, ma forse questo luogo comune ha influenzato la mancanza di penne ad inchiostro blu?! A scuola e all’Università i compagni che usavano il nero mi sono sempre sembrati i più studiosi. Io scrivo in blu, e se la teoria fosse fondata potrei spiegare la mia saltuarietà. Vagando per Google, alla ricerca di risposte, ho trovato un sondaggio su Yahoo, (datato 5 mesi fa), in cui alla domanda “Preferite l’inchiostro nero o blu?” un utente ha detto “Il nero fa serio”. Anche il 60% dei parmigiani che ho consultato, (parenti, amici, passanti), ha dato risposte simili.. forse per la stessa impressione?! Chi lo sa! Comunque, comunicati stampa, documenti e richieste degli stessi hanno la clausola del nero, (anche per un fatto di validità). Ma a parte opinioni generiche e teorie astratte, l’inchiostro è sicuramente un mezzo che parla di noi, (pensiamo agli studi su scrittura e ortografia), e che permette di parlare di noi; ad esempio quando scegliamo di comunicare con il tradizionale metodo della lettera, o quando scriviamo una mail o un sms, tutti sistemi evoluti che hanno origine nel lontano 1450, anno d’invenzione della Stampa. Esaminando l’aspetto passivo, in cui è “l’inchiostro a parlare di noi a nostra insaputa”, consideriamo la scrittura: dalla pubblicazione di “Design and Truth in Autobiography”, (Roy Pascal, 1969), gli studi su calligrafia autobiografica hanno fatto progressi, soprattutto grazie al contributo di Philippe Lejeune, (“Le pacte autobiographique”, 1975), che ha segnato l’avvio ad ampie riflessioni secondo cui la scrittura si presta all’indagine dell’interiorità umana, fonte da cui partono studi criminologici per cercare di capire qualcosa su delinquenti pericolosi, (assassini e Serial Killer). Infatti, in superficie, errori di ortografia rivelano ignoranza, cercando "il pelo nell’uovo" è possibile risalire ad origine, o caratteristiche del delinquente in questione. La Criminologia, (scienza affermatasi nel XIX secolo), studia il crimine considerando, nella sua complessità, ogni prospettiva: in essa si confrontano, e sovrappongono, scienze umane e giuridiche. A Parma la facoltà di Criminologia non esiste, ma in quanto professione, quella del criminologo si sta affermando solo ora in Italia. Siamo ben lontani dai protagonisti di C.S.I., questo a causa di un diverso sistema giudiziario che privilegia il momento inquisitorio a quello investigativo. Dopo questa digressione, (indispensabile per rendere l’idea su quanto sia vasto l’argomento), tornando al tema “inchiostro” possiamo fare riferimento alla prima rivista riservata a scrittori esordienti dilettanti: “Inchiostro” pubblica opere scritte da non professionisti, selezionate da un apposito comitato di lettura. Il giornale, nato per dare voce ad autori costretti all’anonimato, date difficoltà e costi di pubblicazione, comprende pagine di narrativa, poesia, recensioni di novità editoriali ed interviste a scrittori professionisti. “Inchiostro” pubblica gratuitamente, basta avere talento, (e non è poco!). Potrebbe essere il trampolino di lancio per i molti parmigiani, autori e aspiranti scrittori, che condividono rabbia nei confronti degli impedimenti da affrontare per farsi conoscere. A Parma “Inchiostro” è acquistabile presso Feltrinelli, (Via Repubblica). Sicuramente, inteso “etimologicamente” come sostanza, parliamo di un preparato a consistenza variabile, da liquida a pastosa, fatto di soluzioni coloranti o sospensioni di pigmenti in un fluido disperdente, lavorato con petrolio e destinato all’applicazione su carta, o altri supporti mediante scrittura. Tornando, invece, alla "fantasiosa" ed azzardata distinzione iniziale per cui gli amanti del nero sembrerebbero più inclini a precisione, praticità ed organizzazione, e gli imperterriti del blu propensi alla “confusione”, intesa come pianificazione libera dall’ansia di scadenze da rispettare ad ogni costo, posso dire che, per mia esperienza personale, fra quelli che conosco bene è così, (io stessa mi rispecchio nel “profilo blu”!). Alcuni potranno riconoscersi in una delle “categorie”, altri prenderne le distanze affermando tutt’altro. Il dubbio, personalmente, resta. E come per tutte le cose a cui non riusciamo dare risposta: la soluzione è continuare a parlarne! Per riappacificare simbolicamente i due “schieramenti della sostanza scritta” è bene ricordare l’esistenza dell’inchiostro simpatico: invisibile al momento dell’applicazione, “utile” per fare scherzi che saranno rivelati, in un secondo momento, al calore di una candela. E questa scelta non richiede principi discriminatori.

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