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Martedì, 23 Aprile 2024
Animal voice

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A cura di Giada Bertini

Oltretorrente

Conferenza su "Sicurezza Ambientale": metodi alternativi alla Vivisezione e caso Green Hill

Il Dottor Massimo Tettamanti, affermato studioso e scienziato, torna a Parma il 17 febbraio, alla Corale Verdi (vicolo Asdente 1), dalle 19.00, per ribadire lo "Stop alla Vivisezione" ed illustrarne le ragioni

 

La Vivisezione è una pessima “tendenza”, una “moda” da abolire, purtroppo, diffusa in tutto il mondo. Dopo l’incontro che si terrà il 3 febbraio a Montichiari (BS), dalle 20.30 presso la sala convegni dell’hotel Green Park Boschetti (via Mantova – Montichiari) - evento da non perdere per gli interessati di Brescia e dintorni – il Dottor Massimo Tettamanti, responsabile I-Care (www.icare-italia.org), organizzazione impegnata nella promozione della ricerca senza uso di animali, tornerà a Parma a tenere una delle sue coinvolgenti conferenze sull’argomento per ribadire lo “Stop alla Vivisezione”, illustrarne le ragioni anti-scientifiche e non solo, ed aprire gli occhi sulla questione. La conferenza “Salute Ambientale”. Test di tossicità e Sperimentazione su animali: i metodi alternativi alla Vivisezione e il caso Green Hill, si terrà il 17 febbraio, dalle 19.00, alla Corale Verdi (vicolo Asdente 1, PR). Ospite e relatore il Dottor Massimo Tettamanti, laureato in Chimica con indirizzo fisico e organico all’Università degli Studi di Milano, Dottorato di Ricerca in Scienze Chimiche presso l’Università degli Studi di Milano e Siena che, attualmente, è Consigliere scientifico dell’associazione Atra, Advisor del “Mahatma Gandhi Center” del Governo Indiano, Direttore del “Nutrition Ecology International Center” (NEIC), Consigliere Scientifico e Consulente onorario del “Commitee for the Purpose of Control and Supervision of Experiments on Animals” del Governo Indiano ed, inoltre, autore di numerose pubblicazioni su riviste scientifiche nazionali ed internazionali. Quale miglior punto di vista se non quello di uno studioso capace di parlare in veste di affermato scienziato e semplice persona contraria a questa inutile crudeltà.Fare ricerca senza infierire sugli animali non significa fare passi indietro, ma progredire oltre che scientificamente anche eticamente. Di seguito un saggio sulla Vivisezione, perché per combattere una causa bisogna prenderne atto: “Ci sono troppi motivi per abolire la Vivisezione. Quelli per cui, ad oggi, questa branca della Sperimentazione Animale si pratica ancora si spacciano per scientifici, d'altra parte gli oppositori, spinti da fondamenti etici, si basano su principi altrettanto autorevoli. Secondo definizione (dal Dizionario De Mauro, edizione Paravia): “La Vivisezione è qualunque tipo di sperimentazione effettuata su animali da laboratorio che induca alterazioni a livello anatomico o funzionale”. In concreto, milioni di animali ogni anno, nel mondo, subiscono: avvelenamenti ed inoculazione di sostanze chimiche, farmaci e cosmetici compresi, esposizione a radiazioni, induzione di malattie varie (cancro, sclerosi multipla, imitazioni dell'AIDS, patologie cardiovascolari), esperimenti al cervello, sul dolore e altro. Alcuni scienziati affermano che i loro studi apportino benefici all'umanità (permettendo di conoscere l'uomo tramite test preventivi su animali), gli oppositori dimostrano l'inesattezza di questa teoria introducendo la questione in un campo più vasto, quello dell'etica e del rispetto per ogni creatura, uniti all'unanimità nel sostenere che “la Vivisezione è una pratica arcaica, da abbandonare in favore di progressi innovativi e metodi che non prevedano sofferenza alcuna”. Infatti, i famigerati esperimenti sono fonte di dolore ingiustificato, ed inoltre, in ambito specialistico, la LAV (Lega Anti Vivisezione) dichiara: “Ogni specie animale è biologicamente, fisiologicamente, geneticamente, anatomicamente molto diversa dalle altre e le estrapolazioni dei dati fra l'una e l'altra sono impossibili”. Nella stessa comunità scientifica, divisa fra sostenitori imperterriti e contrari, c'è un numero crescente di medici che considerano la prassi “anti-scientifica”, convinti che animali appartenenti a specie, razze o ceppi differenti, rispondano in modo diverso ad un dato stimolo, (es. la stricnina lascia indifferenti i polli fino a dosi sufficienti a mandare in convulsioni una famiglia umana, l'insulina provoca malformazioni nei topi ma nulla di simile si è osservato nell'uomo – citazione da LAV, Lega Anti Vivisezione). C'è da chiedersi allora: se il risultato ottenuto da un topo differisce da quello derivato da un pollo, a chi somiglierà l'uomo, al topo o al pollo? Non si può sapere a priori, ma solo dopo aver eseguito il test sull'uomo si scoprirà, volta per volta, a quale specie assomiglia di più per quella particolare sostanza. In verità, la Vivisezione è dannosa perché porta a sperimentare sull'essere umano sostanze che non hanno subito vaglio preventivo (i risultati non sono predittivi) e induce al rischio di scartarne altre che potrebbero essere d'aiuto soltanto perché, su determinate specie, sono risultate tossiche. In altre parole “sapere che una sostanza è risultata innocua su una specie animale non ci assicura che lo sia per l'uomo. Viceversa, una sostanza nociva per una specie animale può essere un farmaco efficace”; (citazione dal sito www.novivisezione.org comunità online contro Vivisezione). Quella del “progresso medico” è una scusa per offrire comoda difesa alle compagnie chimico-farmaceutiche: “La legge impone che prima di commercializzare un farmaco, e prima dei test, (obbligatori), sugli esseri umani, si compiano esperimenti su animali”; (citazione da articolo “Tossicologia per il XXI Secolo”, Dott. Thomas Hartung ex direttore ECVAM – 2009, rivista Nature). Così le grandi società possono difendersi (in caso di danni alla salute causati dai loro prodotti) sostenendo di aver fatto i test come prescritto. Quindi, la Vivisezione, o Sperimentazione Animale che dir si voglia, non si compie per motivi scientifici ma per motivi economici, ossia: le compagnie chimico-farmaceutiche, per poter commercializzare i loro prodotti e trarne guadagno, devono rispettare le norme di legge, (senza test la marce sarebbe ritenuta illegale sul mercato). Ecco alcune testimonianze che ne dimostrano l'inutilità e la consapevolezza dei ricercatori stessi:“Le mie ricerche hanno dimostrato un fenomeno noto, erano irrilevanti dato che le condizioni in cui gli animali venivano studiati non rispecchiavano la condizione umana”; (Dr. Roger E. Ulrich, psicologo comportamentista statunitense ed ex vivisettore pentito). “Al Centro Medico dell'Università del Nebraska abbiamo approvato un protocollo di xenoperfusione (passaggio di sangue umano nel sistema circolatorio animale per poi reintrodurlo nel corpo umano) ma, francamente, non sapevano cosa stessimo facendo”; (Dr. E. Prentice ad una conferenza del N.I.H. sugli Xenotrapianti il 22 gennaio 1998 a Bethesda, citato in MRMC Report del marzo 1998). Lo studio “Chimpanzee Research: An Examination of Its Contribution to Biomedical Knowledge and Efficacy in Combating Human Diseases”, (“La ricerca sugli scimpanzé: un esame del suo contributo alla conoscenza biomedica e dell'efficacia per combattere le malattie umane”), portato avanti dall'associazione Neavs di Boston, focalizzato sulle pubblicazioni di ricerche che coinvolgono gli scimpanzé, usati dai ricercatori in virtù della forte somiglianza del loro DNA con quello umano, (stimata intorno al 95%), non ha rilevato nessun contributo efficace. La casa farmaceutica Lilly ideò una terapia per l'osteoporosi dovuta alla menopausa, chiamata Forteo. Per due anni il farmaco fu iniettato nei ratti: metà dei maschi ed un terzo delle femmine svilupparono osteosarcomi, (cancro alle ossa), e morirono. La Lilly affermo che “i risultati non potevano essere applicati alle persone perché le ossa dei ratti si formano in maniera diversa”; (The Campaigner, Notiziario NAVS, dicembre 2001)”

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