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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Maxi frode al fisco, sequestrati 34 milioni di euro: indagati anche imprenditori di Parma

Secondo l'accusa gli indagati avrebbero emesso fatture false per giustificare bonifici bancari ricevuti dai propri 'clienti', ai quali veniva restituito il denaro in contanti

Ci sarebbero anche alcuni imprenditori di Parma tra gli indagati nell'ambito dell'inchiesta per la maxi evasione fiscale -  portata avanti dalla guardia di finanza di Busto Arsizio al termine di un'indagine coordinata dalla locale Procura - che coinvolgerebbe una trentina di società e che ha portato al sequestro di 34 milioni di euro e alle indagini nei confronti di 23 persone. 

Secondo quanto messo in luce dagli inquirenti, le aziende avrebbero eseguito operazioni fittizie a beneficio di altre società usate come 'cartiere' per ripulire il contante. Più nel dettaglio, gli indagati avrebbero emesso fatture false per giustificare bonifici bancari ricevuti dai propri 'clienti', ai quali veniva restituito il denaro in contanti. Ad essere trattenuta in ogni operazione, inoltre, sarebbe stata una provvigione per il 'servizio' offerto, che si aggirava tra il 5 e l'8%.

Nel complesso, sono 23 gli indagati, tra i quali imprenditori, prestanome e una 'faccendiera' svizzera, tutti residenti tra Milano, Monza, Bologna, Bergamo, Brescia, Venezia e Parma. Numerosi sarebbero stati i prestanome messi formalmente a capo delle società coinvolte nella truffa, grazie alla quale le società avrebbero evitato di pagare le tasse deducendo costi e, in molti casi, detraendo Iva a credito, grazie a fatture false.

Tra il 2017 e il 2021 le aziende indagate avrebbero beneficiato complessivamente di 30 milioni di euro di fatture per operazioni inesistenti oltre all’Iva, indebitamente detratta per 4 milioni di euro. I tre principali indagati, che hanno patteggiato, risiedono nell'hinterland milanese.

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