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Cronaca

Rifiuti smaltiti illecitamente: in manette 14 persone, una a Parma

Tra gli arrestati nomi di spicco come l'ex braccio destro della Protezione Civile Marta di Gennaro e l'ex commissario straordinario per i rifiuti Corrado Catenacci. L'accusa è di associazione per delinquere e truffa

Arrestate 14 persone accusate di associazione per delinquere finalizzata alla truffa e violazione di normative ambientali. Tra i fermati spiccano  l’ex braccio destro per la Protezione Civile , all’epoca di Guido Bertolaso, Marta di Gennaro, e l’ex commissario straordinario per i rifiuti Corrado Catenacci.

L’inchiesta è partita dalla procura di Napoli su un accordo illecito tra pubblici funzionari e gestori di impianti di depurazione campani che ha portato ad immettere sul lungo tratto di costa tra Napoli e Caserta percolato non trattato per anni.

Nel corso dell'operazione, si e' proceduto al sequestro di documentazione presso sedi istituzionali (Prefettura di Napoli, Regione Campania, Protezione Civile di Roma nonche' sedi di aziende di rilievo nazionale); alla notifica di numerose informazioni di garanzia. Delle 14 ordinanze, 4 saranno eseguite dal personale del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Napoli che ha partecipato soltanto alle fasi iniziali dell'attivita' investigativa, per alcune posizioni convergenti .

L'indagine, durata fino al luglio 2010 e prosecuzione di quella conclusa nel maggio 2008 (nota con il nome di "Operazione Rompiballe", che ha portato all'arresto di 25 indagati per traffico illecito di rifiuti), e' stata sviluppata mediante attivita' tecniche e dinamiche, nonche' riscontri documentali, che hanno permesso di acquisire gravi indizi di colpevolezza nei confronti di ex uomini politici, professori universitari, dirigenti della p.a. e tecnici delle strutture commissariali che si sono avvicendati al Commissariato per l'emergenza rifiuti della Regione Campania dal 2006 al 2008 che, in qualita' di responsabili del processo di smaltimento del "percolato" prodotto dal sistema regionale.

Utilizzavano gli impianti di depurazione di acque reflue della Regione Campania contribuendo all'inquinamento del tratto costiero del litorale napoletano.
 

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