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Cronaca

"La mia vita in un cassonetto"

Il disagio sociale ed il problema dell'abitazione non vanno in vacanza, nemmeno il 15 agosto. In questo Ferragosto 2016 abbiamo incontrato Gigi (nome di fantasia). La sua storia da 4 anni si è fermata a Parma: è iniziata a Napoli 10 anni fa e ancora oggi non si è interrotta. I primi problemi nascono quando Gigi perde il lavoro come postino nel 2006, un posto di lavoro nel Comune di Casoria, provincia di Napoli. Tutto andava bene ma poi, complice un'assenza, valutata ingiustificata dall'azienda, e ho perso il lavoro.

"Era maggio e io e la mia famiglia vivevamo in un'appartamento in affitto. Dopo lo sfratto mia moglie e i bambini sono andati a vivere dai genitori di lei a Napoli e io sono partito per il Nord in cerca di lavoro. Trieste, Trento, Bologna, e poi Parma. E' stato un percorso difficile, mi è capitato di tutto, compreso essere picchiato per strada per una coperta e finire al Pronto Soccorso. Ero a Bologna e lì la situazione non è quella dI questa città. Per la strada c'è veramente da avere paura. Sono qui a Parma da quattro anni: giro più o meno nella zona della stazione ferroviaria".  

Come sei riuscito a sopravvivere fino ad oggi? "Più che chiedere l'elemosina rivisto nei cassonetti: lo faccio ogni giorno, ho un metodo quasi scientifico. Parto dal quartiere vicino alla stazione, il San Leonardo e mi spingo fino al centro, partendo da barriera Garibaldi,  molto vicino alla stazione ferroviaria. Nella maggior parte dei casi non trovo niente di interessante ma grazie a quel che trovo, lavorando ogni giorno, sono riuscito più o meno a sopravvivere. Dentro ai cassonetti si trovano ovviamente i rifiuti ma se si ha pazienza si possono trovare cose interessanti che possono essere rivendute. Io faccio cosi e lo faccio da tempo. Ci vuole metodo, non si può improvvisare: so quali sono le zone dove potrei trovare oggetti interessanti". 

Come pensi che sarà il tuo futuro? "Io immagino il mio futuro qui, nel senso che non penso che la mia situazione possa cambiare a breve. Non ho residenza, per il Comune di Parma non esisto e com'è giusto così non può aiutarmi. Non ho una casa, non ne avrò una a breve, non ho un lavoro e non penso che ne avrò uno a breve. A 48 anni è una situazione difficile da immaginarsi: nessuno ti ascolta, orami ho perso la speranza". 

Hai più rivisto la tua famiglia? "Riesco a vedere mia figlia, che oggi ha 13 anni solo una volta all'anno. Loro vivono a Napoli, ormai stabilmente. Grazie all'aiuto dei parenti riescono a vivere, lei frequenta la scuola e conosce i miei problemi economici. Per me con loro non c'è spazio nè disponibiltà economica. Ho finito tutti i miei risparmi e non potrei contribuire. Parma è meglio di Napoli, preferisco stare qui. Le dico che un giorno potrò essere per lei come un vero padre, potrò essere presente più a lungo e più spesso. Vedo nei suoi occhi la tristezza di una ragazzina che vuole cambiare il mondo, cambiare questo stato di cose". 

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