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Cronaca

La Procura di Parma dichiara guerra alle scritte sui muri: "Portano degrado"

Ecco quali sono le pene previste

La Procura di Parma dichiara guerra alle scritte sui muri. "Il degrado di una citta' non si manifesta solo attraverso l'occupazione di zone da parte di spacciatori e consumatori di droga, oppure attraverso i rumorosi e sonori assembramenti", spiega il procuratore capo Alfonso D'Avino annunciando la stretta su writers e imbrattatori a vario titolo. "Preso atto dello sforzo che il Comune di Parma, attraverso gli interventi del sindaco, dell'assessore alla sicurezza e del comandante della Polizia locale, sta affrontando, la Procura della Repubblica assicura a sua volta l'impegno teso a fronteggiare tale fenomeno", fa sapere D'Avino.

"Se gia' sul fronte del contrasto alla vendita di stupefacenti di ogni qualita', la Procura di Parma e' da tempo impegnata con risultati apprezzabili, analogo impegno vi sara' sul fronte del contrasto agli attacchi al decoro della citta', che si manifesta con il continuo imbrattamento, sia di edifici privati che di edifici pubblici", garantisce il procuratore capo. "Qualunque siano l'origine, la motivazione, la finalita' di tali iscrizioni, quel che e' certo e' che esse portano degrado alla citta'", scandisce. Per questo, "senza voler invadere sfere di competenza di altre amministrazioni pubbliche", ma collaborando con le altre istituzioni, la Procura intende "assicurare il massimo sforzo affinche' fenomeni siffatti vengano contenuti".

Cosi', mentre il Comune, la scuola, le parrocchie sono chiamati, assieme alle famiglie, "a un'opera preventiva, educativa e di convincimento", l'autorita' giudiziaria si incarica del compito di reprimere il fenomeno, ricordando, nel caso ai graffitari sfuggissero, "le conseguenze penali che certi comportamenti possono avere". Il deturpamento e l'imbrattamento di cose altrui costituisce infatti un reato, punito dall'articolo 639 del codice penale con la pena della reclusione da uno a sei mesi o con la multa da 300 a 1.000 euro, ricorda D'Avino. Nei casi piu' gravi, quando le scritte vengono fatte su beni di interesse artistico o storico, la pena della reclusione parte da tre mesi ed arriva ad un anno, con l'aggiunta della multa da 1.000 a 3.000 euro, con "ulteriori e piu' corposi aumenti" nei casi di recidiva. Senza contare le pene accessorie che il giudice puo' disporre in caso di condanna, come l'obbligo di ripristino e di ripulitura dei muri imbrattati. Il procuratore capo, infine, fa appello "al senso di responsabilita' delle famiglie, sulle quali rischia di gravare la condotta dei figli". Insomma, i ragazzi imbrattano, ma il conto da pagare e' per i genitori.

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