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Cronaca

La Cassazione conferma il licenziamento dalla Tep, Adriano Bertinelli si spara: "Grazie di tutto amico mio"

La drammatica storia di Adriano Bertinelli, autista e sindacalista Cub: dopo anni di battaglie legali e proteste pubbliche la sera del 5 agosto, dopo aver letto la sentenza che rigettava il ricorso contro il provvedimento dell'azienda, si è sparato con la sua pistola. Il ricordo dell'amico Enrico Ceci

Si è sparato con la sua pistola nel tardo pomeriggio del 5 agosto, dopo le ore 19. Adriano Bertinelli, volto noto a Parma, autista della Tep e sindacalista della Cub, protagonista di tante battaglie sindacali, aveva appena letto la sentenza della Cassazione, depositata proprio il 5 agosto 2016, che rigettava il ricorso presentato contro la sentenza della Corte di Appello di Bologna che ha dato torto ad Adriano ribaltando l'esito favorevole del primo grado. Adriano era stato licenziato a seguito di una contestazione disciplinare relativa ad un viaggio in Brasile effettuato, secondo l'azienda, durante il periodo di malattia.

Sul suo caso Bertinelli aveva dichiarato: "In realtà ero sottoposto ad un protocollo terapeutico che come da documentazione medica escludeva la reperibilità per la visita fiscale in determinate fasce orarie. Stavo assumendo psicofarmaci per seguire un trattamento resosi necessario al fine di contrastare l’insorgere di una nuova sindrome depressiva a seguito delle continue vessazioni subite e di alcuni eventi traumatici legati alla mia famiglia. Quel mio soggiorno fuori Italia era stato preventivamente comunicato: l'Inps ne era a conoscenza e una sua circolare del 2003 esentava questo tipo di patologie dalle visite fiscali. Il licenziamento scattò sulla base di alcune testimonianze di una ex sindacalista che indusse un collega a dichiarare il falso. Ho denunciato queste due persone per calunnia e diffamazione: è in corso un procedimento penale. Ma anche io continuo ad essere sotto processo: essere andato all'estero per malattia mi ha portato ad essere denunciato per truffa". Adriano viveva da solo ed assisteva la madre gravemente malata: dopo mille battaglie, tra ricorsi, sentenze, proteste pubbliche, denunce attendeva l'esito della Cassazione. 

"Ho condiviso con Adriano molte battaglie civili - ha dichiarato Enrico Ceci a Parmatoday- ed anch'io sto subendo ingiustizie lavorative simili a quella che ha determinato la sua morte (secondo quanto appreso anche dalle Forze dell'Ordine intervenute). Adriano Bertinelli, come un Cittadino modello, aveva compiuto tutti i passi immaginabili e possibili chiedendo di essere ricevuto ed ascoltato dalle Autorità competenti, depositando precise denunce penali ed organizzando manifestazioni di protesta. Tutto questo non è servito.  Anzi, Adriano Bertinelli è stato letteralmente abbandonato a sé stesso proprio da quelle Autorità a cui si era rivolto. Solamente pochi privati Cittadini - come me e mio padre - gli sono stati vicino e lo hanno fattivamente supportato ed aiutato. A proposito di questa tragedia, sto preparando una denuncia penale che invierò direttamente al Procuratore Generale della Cassazione, al Presidente della Cassazione, al Ministro della Giustizia ed al Presidente dell'ANAC Raffaele Cantone. Voglio salutare Adriano con le stesse parole che lui mi ha scritto alle 19.02 del 5 agosto 2016 (dopo aver letto la sentenza della Cassazione che rigettava il suo ricorso): "Grazie di tutto amico mio".  Pensare che pochi istanti dopo Adriano ha deciso di togliersi la vita, mi fa montare una rabbia che non può essere spiegata con le parole". 

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