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Cronaca

"Aemilia", sequestrati immobili e terreni: ai domiciliari una 25enne nata a Parma

Sequestrati beni per oltre 330 milioni di euro, 9 persone, tra cui una di Parma, arrestate perché ritenute fiancheggiatrici della 'ndrangheta emiliana attiva nelle province di Reggio Emilia, Parma, Piacenza e Modena Tutti quanti sono indagati, a vario titolo e in concorso tra loro, per il reato di trasferimento fraudolento di valori, con l'aggravante di aver agito al fine di agevolare l'attività dell'associazione mafiosa

Sequestrati beni per oltre 330 milioni di euro, 9 persone, tra cui una nata a Parma e residente a Brescello, arrestate perché ritenute fiancheggiatrici della ‘ndrangheta emiliana attiva nelle province di Reggio Emilia, Parma, Piacenza e Modena ed operante anche in quelle di Verona, Mantova e Cremona. Diverse decine le perquisizioni effettuate, anche a carico di liberi professionisti.

Si è chiusa la notte scorsa un’altra delle fasi dell’operazione “Aemilia”, che ha coinvolto oltre 300 carabinieri dei comandi provinciali di Parma, Modena, Reggio Emilia e del Raggruppamento Operativo Speciale, supportati da elicotteri ed unità cinofile. Setacciate le regioni Emilia Romagna, Lombardia, Calabria e Lazio.

Le custodie cautelari emesse dal GIP del Tribunale di Bologna Alberto Ziroldi sono state eseguite su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia bolognese e hanno colpito N.G.A., nato a Cutro (KR) il 20/1/1959, A.D. nato a Cutro (KR) il 12/5/1967, M.B., nato a Locri RC) il 24/3/1967 e G.V., nato a Reggio Emilia il 20/10/1954, tutti traferiti in carcere. Ai domiciliari si trovano invece D.B., nato a Locri (RC) il 13/9/1990, J.D., nata a Parma il 9/4/1990, F.S., nato a Guastalla (RE) il 20/1/1990, P.P., nata a Montecchio Emilia (RE) il 1/10/1954 e I.A.A., nato ad Alessandria d’Egitto il 5/8/1950.

Tutti quanti sono indagati, a vario titolo e in concorso tra loro, per il reato di trasferimento fraudolento di valori, con l’aggravante di aver agito al fine di agevolare l’attività dell’associazione mafiosa. Per A.D., G.V. e P.P l’accusa è anche quella di impiego di denaro, beni o utilità di illecita provenienza, con l’aggravante di aver agito al fine di agevolare l’attività dell’associazione mafiosa.

La misura cautelare ha inoltre disposto il sequestro preventivo delle seguenti società di capitale e di tutti gli elementi patrimoniali connessi (quote societarie, beni strumentali, conti correnti ed autorizzazioni all’esercizio dell’attività concesse dalle Autorità competenti, ecc.):

  • “Consorzio Europa”, con sede in Brescello (RE);
  • “SAVE Group S.r.l.”, con sede in Montecchio Emilia (RE);
  • “SAVE Engineering S.r.l.”, con sede in Montecchio Emilia (RE);
  • “Impregeco S.r.l.”, con sede in Roma;
  • “SAVE International LTD”, con sede a Birzebbuga (Malta);

-  “Immobiliare BG S.r.l.”, con sede in Reggio Emilia, con diversi immobili in particolare: a Parma, località Fognano via Ludovico Lazzaro Zamenhof 3; a Parma via Druso Parisi 4; un terreno sito a Parma;

- “Immobiliare Prestigio S.r.l.”, con sede a Parma; cui si annovera l'immobile sito in via Lombardini 5 riportato al catasto di Parma;

  • “Platino Immobiliare S.r.l.”, con sede in Modena;
  • “D.S. Costruzioni S.r.l.”, con sede in Brescello (RE),

Tutte le attività sono riconducibili a A.D., mentre a M.B. è riconducibilie la discoteca “La Para” di Baganzola.

L’interesse diretto di N.G.A. è emerso in relazione alla “SAVE Group S.r.l.”, alla “SAVE Engineering S.r.l.”, alla “Impregeco S.r.l.” ed alla “SAVE International LTD.

I provvedimenti scaturiscono da un’attività investigativa dei carabinieri di Parma e Modena, coordinata dal Procuratore Capo Roberto Alfonso e dai Sostituti Marco Mescolini e Beatrice Ronchi, sviluppata in prosecuzione dell’indagine “Aemilia” che aveva consentito di individuare e disarticolare l’organizzazione criminale di stampo ‘ndranghetista con epicentro a Reggio Emilia, collegata alla cosca Grande Aracri di Cutro (KR).

Numerose le infiltrazioni nell’economia locale. Solo il 28 gennaio scorso l’operazione aveva portato all’arresto di 117 persone su 224 indagati.

L’attuale sviluppo investigativo ha aggiornato il quadro delle strategie imprenditoriali illecite del gruppo, dimostrando che l’articolazione ‘ndranghetista emiliana – con una struttura autonoma rispetto alla cosca cutrese di cui costituisce derivazione storica - aveva costituito società intestate a prestanome, nelle quali conferivano ingenti somme di denaro e altri beni derivati dall’attività mafiosa, nonché profitti illeciti direttamente riconducibili a N.G.A.,già detenuto e destinatario di una nuova misura cautelare. In sintesi, dalle indagini sono emersi ulteriori significativi elementi circa la posizione apicale rivestita nell’organizzazione, tra gli altri, da A.D., collettore di risorse economiche provenienti anche dalla cosca calabrese che faceva confluire in diverse società operative nel settore degli appalti, non solo privati.

Tra le società oggetto del sequestro spiccano la SAVE Group s.r.l., la SAVE Engineering s.r.l. di Montecchio Emilia (RE) e la Impregeco s.r.l. di Roma, soggette al potere di direzione gestionale e di impulso economico-finanziario di A.D., il cui consenso era indispensabile per le decisioni di rilievo sostanziale adottate dagli organismi societari. Nel caso della SAVE International LTD, con sede a Malta, A.D. risulta addirittura formalmente coinvolto nell’attività di gestione, probabilmente convinto di potersi sottrarre all’eventuale sequestro del patrimonio da parte degli organi di giustizia italiani.

I collegamenti tra le società e la loro riferibilità ad un unico soggetto economico sono oltremodo avvalorati da significativi flussi finanziari tra SAVE Group, da un lato, e SAVE Engineering ed Impregeco, dall’altro, flussi gestiti con la complicità dei prestanome G.V e P.P., pienamente a conoscenza della riferibilità delle società a A.D. e anche, per il suo tramite, a N.G.A.

G.V e A.D. avevano iniziato a palesare interessi imprenditoriali anche a Parma e intendevano rilevare alcune società immobiliari. Parma era diventata il luogo in cui ampliare gli “investimenti” commerciali.

Le indagini hanno riguardato anche la posizione di M.B., inserito ai vertici nella compagine criminale, anch’egli referente di attività economiche di derivazione illecita. Dopo il suo arresto le sue attività venivano gestite da I.A.A.

Il ruolo dei prestanome D.B. I.A.A., J.D. e F.S. era quello di continuare a gestire le attività una volta che i “capi” finivano in carcere
M.B., con il figlio D.B. e I.A.A titolare della “Italgitto” di Reggio Emilia (import/export autovetture), gestiva di fatto il ristorante “Ariete” di Parma via Milano, e attraverso altri tre soggetti la Discoteca “La Para” di Baganzola via Nabucco 8. Il bar ristorante “Ariete” aveva in precedenza l’insegna di Bar Ristorante Pizzeria “Spaghetti e Mandolino Cafè” ed era gestito direttamente da A.D. (fino al 2013) attraverso la società “Consorzio Europa”. E’ eloquente come il passaggio di proprietà sia avvenuto tra A.D. e M.B. al prezzo di 1.000,00 euro. Il ristorante “Ariete” è stato poi venduto, verosimilmente a seguito dell’arresto di M.B nella precedente operazione “Aemilia”, nel corso del 2015 ad una terza persona completamente estranea ai fatti.

Ed è indagando sul locale che i carabinieri del Nucleo Investigativo di Parma e Modena hanno documentato nell’ottobre 2014 un importante incontro decisionale sulla gestione ed i proventi del locale tra M.B. e D.B, M.M (che arriva dalla Calabria) e P.V.  M.B., nel periodo della gestione dell’Ariete, aveva iniziato ad estendere i suoi interessi anche verso la nota discoteca “Free” (ex Astrolabio), non decollata per problematiche di licenze comunali, facendosi anche ritrarre dalla stampa locale per perorare la pretesa liceità delle autorizzazioni.

Nel contesto delle indagini erano già stati registrati chiari segnali di preoccupazione da parte di A.D. che temeva di subire un sequestro patrimoniale, in concomitanza con il sequestro dei beni di F.G.A., fratello di N.G.A, eseguito nel novembre 2013 e qualche giorno fa giunto a confisca.

Nel contesto dell’operazione è eseguita una misura di prevenzione patrimoniale a carico di P.V., anch’egli arrestato in gennaio nell’operazione “Aemilia” per associazione di tipo mafioso, fittizia intestazione di beni, riciclaggio ed altri reati dalla finalità mafiosa. Il provvedimento, che integra un precedente sequestro beni per 9 milioni di euro eseguito dal R.O.S. il 24 febbraio 2015, ha colpito ulteriori 2 aziende (la Vertinelli s.r.l., impresa edile che opera nel territorio di Reggio Emilia e Crotone, e l’Edilizia Costruzioni Generali s.r.l., collegata agli stessi operatori economici), 54 beni immobili, 12 autoveicoli e 20 tra rapporti bancari e finanziari. L’indagine patrimoniale, anche in questo caso, ha accertato l’illecito accumulo di ricchezze e i tentativi del P.V. di dissimulare le disponibilità economiche per eludere l’applicazione delle misure di prevenzione di carattere patrimoniale previste dalla normativa antimafia.

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