Agenzia delle Entrate, 65 fallimenti da inizio anno: presidio di Fermare il declino
Domani mattina, 16 luglio, si terrà un presidio a partire dalle ore 8 davanti. "Non è contro chi lavora a servizio dello Stato, ma è un segno di solidarietà ad artigiani ed imprenditori"
I fallimenti aumentano, così come i concordati preventivi. Anche a Parma. Domani mattina, 16 luglio, dalle ore 8 gli esponenti locali e regionali di 'Fare per fermare il declino' saranno in presidio davanti alla sede dell'Agenzia delle Entrate di strada Quarta e ripeteranno la protesta il 16 di ogni mese. Le motivazione del presidio? "Per lanciare un allarme -spiega Riccardo Melloni, vice coordinatore regionale di Fare per fermare il declino. "La nostra testimonianza non è contro chi lavora a servizio dello Stato, ma vuole essere un segno di solidarietà a tutti quelli, artigiani, imprenditori, negozianti, che fanno i conti con una pressione fiscale insostenibile. La politica deve occuparsi di questo: di ridurre gli sprechi e i costi della spesa pubblica per poter dare un futuro a chi lavora, a chi investe nel lavoro, vi dedica tempo, risparmi, fatica e tutta una vita".
"In 6 mesi è già record di fallimenti e concordati preventivi a Parma -si legge in una nota. Più del 2012, del 2011 e di tutti gli anni precedenti. “Fare per fermare il declino” lancia l’allarme. I dati del sito del tribunale non lasciano dubbi: siamo di fronte ad un’emergenza che non ha precedenti. Ma la politica e i partiti tradizionali, che parlano di “decreti del Fare”, non riescono a dare risposte. Al mese di giugno 2013, a Parma e provincia, si contano 44 concordati preventivi con assegnazione di termine, (i cosiddetti “concordati in bianco”), 37 concordati preventivi e 65 fallimenti, in pratica un fallimento ogni tre giorni.
"Lo scorso anno, “annus horribilis” nello stesso periodo i fallimenti erano stati 56, mentre i concordati solo 8. Ogni giorno in tribunale finisce una parte del tessuto produttivo di questa città, che alza bandiera bianca di fronte non solo ad un mercato difficile, ma soprattutto a una pressione fiscale in aumento, al ritardo dei pagamenti dello Stato e alla burocrazia. Aziende di informatica, bar, ristoranti, ditte artigianali, imprese edili, concessionarie d’auto, fabbriche di mobili, società di trasporti e tante altre realtà produttive scompaiono, cessano l’attività in situazione di dissesto economico.
Nel confronto internazionale, l'Italia concentra il proprio prelievo fiscale in particolare su lavoro e impresa: l'aliquota fiscale totale per un'impresa media è pari al 68,3%, contro una media dei 34 paesi dell’Ocse del 43,1%; Inoltre il fisco italiano si distingue per la sua complessità: pagare le imposte richiede mediamente 15 adempimenti per un totale di 269 ore, contro una media Ocse di 12 adempimenti per 176 ore.
Sono numeri da affrontare".