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Cronaca

Alluvione. Serioli, Rete Ambiente: "Occorre un monitoraggio climatico"

Il commento di Giuliano Serioli, Rete Ambiente, sull'alluvione che ha colpito il parmense e i fattori che lo avrebbero alimentato. "Valutare gli effetti del cambiamento climatico, oltre al monitoraggio caotico e alla mancanza della cassa di espansione"

Dopo l'alluvione dei giorni scorsi con l'esondazione del Baganza e le inevitabili polemiche sulla mancanza di una cassa d'espansione un primo bilancio della situazione in atto arriva da Giuliano Serioli, Rete Ambiente, che ha una personale teoria su quanto accaduto e sulle responsabilità per i danni subiti dal territorio. Con la forte presa di posizione di Legambiente riguardo la cementificazione selvaggia che avrebbe ostacolato l'assorbimento dell'acqua, si pone nuovamente l'attenzione sugli effetti delle opere sul territorio, con disboscamento e indebolimento del suolo. "Si parla di ben oltre l'8% di territorio cementificato - sottolinea Serioli - se si considera che in montagna la percentuale è decisamente minore e in pianura contiamo il 15% di suolo cementificato. Dati che fanno riflettere se si considera che l'impermeabilizzazione del suolo rende difficile l'assorbimento dell'acqua. In tutto questo però occorre fare anche altre valutazioni, come il fatto che si tratta di un evento mai accaduto in precedenza, l'esondazione del Baganza sino in città, con effetti preoccupanti anche se si considera una discontinuità nella catena di monitoraggio.

Un sistema caotico e confuso, con comunicazioni tardive. Ma anche se ci fosse stato un avvertimento in tempo con la piena a Calestano, non sarebbe stato sufficiente per correre ai ripari nei pochi minuti successivi". Per queste ragioni secondo Serioli ci sarebbe un'altra causa determinante nell'evoluzione drammatica degli eventi dei giorni scorsi che hanno piegato il territorio, legate al cambiamento climatico. "Ho una mia teoria su questi eventi, ritengo che ci sia una maggiore energia tra suolo e cielo, basti pensare che lo scorso anno non abbiamo avuto un vero inverno, nessuna nevicata e il freddo e il ghiaccio non hanno raggiunto il calore della terra, che nel mentre è aumentato, favorendo un bilancio energetico forte tra suolo e cielo, determinando non a caso un'estate piovosa come se l'umidità accumulata avesse creato una condensa. Un'umidità costante, che alla prima forte perturbazione si è scaricata tutta in una volta sulla terra. Questo spiega il fatto che 26 cm di acqua caduti a Corniglio, la quantità di pioggia che normalmente cadrebbe in un mese, non riescano a essere assorbiti subito dal bosco".

Un monitoraggio definito caotico, la mancanza della cassa d'espansione del Baganza unite al disboscamento e alla carente pulizia dei canali si uniscono a un cambiamento climatico forte, che non riguarda solo il parmense, sottolinea Serioli, ma tutto l'Appennino tosco emiliano. "La cassa d'espansione limerebbe le piene, ma occorre un monitoraggio che tenga conto non solo dello storico delle piogge precedenti, ma dei fenomeni determinati dal cambiamento climatico. La carente pulizia dei canali non ritengo sia un fattore determinante, perchè in casi come questo non si tratta solo di acqua, ma di una massa con trasporto solido che a quella velocità e con quella forza è in grado di devastare qualsiasi cosa".

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