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Cronaca Montanara / Via Navetta

Alluvione: il quartiere Montanara sotto il fango a Ballarò

Dopo l'alluvione e il costante lavoro degli Angeli del Fango e della Protezione Civile che hanno liberato il quartiere Montanara dal fango è l'ora delle riflessioni sulle cause. Il commento del sindaco Pizzarotti nel corso del collegamento

Dopo l'alluvione di lunedì 13 ottobre e il costante lavoro della Protezione Civile e degli Angeli del fango, che hanno liberato il quartiere Montanara dal fango è l'ora delle riflessioni sulle cause che hanno portato all'esondazione del torrente Baganza, una situazione che a Parma non si era mai verificata fino ad oggi. Mentre piovono accuse all'Amministrazione per non aver diffuso l'allerta i cittadini colpiti dall'alluvione chiedono di non essere abbandonati. E il giorno dopo l'alluvione tantissimi ragazzi e ragazze di Parma sono stati i primi ad 'occuparsi' dei residenti. Una solidarietà dal basso raccontata davanti alle telecamere. 

La trasmissione Ballarò si sarebbe dovuta collegare con i residenti del quartiere Montanara, nelle zone più colpite dall'alluvione, tra via Po, l'Ospedale Le Piccole Figlie e via Navetta, ma il collegamento salta e si lascia spazio unicamente all'intervento del sindaco Pizzarotti. L'inviata mostra le immagini del ponte Navetta crollato per l'esondazione del Baganza, con i video amatoriali dei residenti negli attimi prima del disastro. Mostrate nel corso del collegamento anche le immagini dell'Ospedale Piccole figlie, con gli allagamenti e i danni subiti, Presenti i residenti del quartiere Montanara pronti per raccontare la loro esperienza, la lotta contro il fango che ha allagato le abitazioni e le difficoltà per la mancanza di comunicazione. A causa di un cambio nella scaletta il collegamento successivo per dar voce ai residenti salta e tra i residenti monta la rabbia per non avere avuto lo spazio promesso.

L'INTERVENTO DI PIZZAROTTI - Intervistato in diretta il sindaco di Parma Federico Pizzarotti davanti a Villa Parma che risponde alle polemiche sul ritardo nell'allarme: "L'Inchiesta è un atto dovuto per indagare su fattori diversi, come il container che ha abbattuto il ponte. Ma ci sono anche responsabilità delle diverse catene di comando, dalla Provincia alla Regione, al Comune, è difficile trovare il bandolo della matassa in un sistema che è troppo complesso, ci sono cose che vanno cambiate, non è possibile che nel 2014 arrivino gli allarmi via fax o via pec, questo è un primo aspetto da considerare. Ci sono ancora molti cittadini in difficoltà, se pensiamo che l'area interessava 1200 numeri civici, 18mila persone, si può capire lo sforzo metto in campo. Il risultato eccezionale è anche dato dai volontari, in sei giorni riuscire ad aprire le strade e le scuole è da tenere conto". Spazio anche a un commento sul sociale, a seguito del commento a microfoni spenti dell'assessore al welfare Rossi riguardo la possibilità di tagli e le difficoltà nelle risorse per il settore. "La manovra di stabilità comporta anche tagli lineari, per noi vorrebbe dire 20 milioni di euro in meno, che per noi rappresenta il 10% in meno. Ci sono poi spese incomprimibili come i mutui, gli investimenti e la vita di una città da mandare avanti, tutto questo è spesa sociale e educativa. Abbiamo fatto una stima che se confermata taglierebbe della metà i posti degli asili, degli anziani, di tutte le assistenze sociali che però in questo periodo sono in aumento, non certo in calo. Questa manovra degli 80 euro grava poi sui comuni e non sul Ministero". E sulle espulsioni dal Movimento 5 stelle Pizzarotti taglia corto: "In questo periodo siamo concentrati sull'emergenza e su questo tema voglio rimanere, ci sarà modo di parlare delle espulsioni, non è la sede per parlare di questo. Perchè se taglio 1500 posti all'asilo che io sia un dissidente o meno non interessa a nessuno, ne parliamo un'altra volta. Una critica se fatta con onestà intellettuale è una cosa da affrontare e non da cui aver paura ".

IL VOLANTINO DIFFUSO DAL SOVESCIO. Lo Spazio Popolare Autogestito Sovescio prende posizione diffondendo un volantino in occasione del collegamento con la trasmissione Ballarò. STAVOLTA I CONTI LI FACCIAMO NOI. Ad una settimana dall'esondazione del Baganza sono tante le domande che rimbalzano nelle teste di chi ha subito le conseguenze dell'alluvione e di chi di persona si è calato nel pantano. Riflettendo su ciò che è accaduto a Parma in questi anni si può giungere alle stesse conclusioni di un ragionamento relativo alle poltiche portate avanti dalle varie istituzioni locali, nazionali ed extranazionali nel corso degli anni. Cause e responsabilità diversificate e stratificate nel tempo, ma che sostanzialmente si possano riassumere in una sintesi complessiva. E' evidente che chi investe in grandi opere devastando i territori ed alimentando fenomeni come quelli di  questi giorni, che chi spende 
miliardi per salvare le banche e portare la guerra in giro per il mondo, pratica politiche totalmante anti popolari, tutelando al contrario interessi e poteri e forti. Parma ha visto costruire ponti sul niente, faraoniche cattedrali nel deserto, classificandosi per anni al primo posto per consumo di suolo, la città cantiere, la città vetrina di Ubaldi e Vignali: speculazioni che hanno alimentato un debito pubblico di cui per anni la cittadinanza pagherà le conseguenze. Su scala nazionale grandi opere, come ad esempio l'alta velocità, vengono imposte con la forza alle popolazioni, in territori ad alto rischio di calamità naturale e che necessiterebbero invece di opere di manuntenzione e di messa in sicurezza, come dimostrato  dalle valli che circondando Genova, anch'esse recentemente travolte dall'alluvione. Allo stesso modo in cui le istituzioni sovrannazionali impongono la politica economica ai vari stati membri: una politica di tagli alla spesa pubblica, del ricatto e dello sfruttamento del lavoro che impone lacrime e sangue ai lavoratori di tutta Europa. Riteniamo quindi che siano proprio le situazioni legate a questo tipo di calamità naturali, quelle in cui meglio si evidenziano le lampanti contraddizioni di queste politiche e le loro distruttive conseguenze. Ed è quindi sempre in queste situazioni che si alimenta il distacco della popolazione dalle istituzioni, la crisi della rappresentanza e delle sue forme. I vigili, la protezione civile per arrivare all'esercito spesso e volentieri, a ragione, non vengono riconosciuti dalla popolazione come legittimi interlocutori. Abbiamo visto per anni girare l'esercito per le strade di Parma per tutelarci da una fantomatica emergenza sicurezza: avremmo preferito vederli in questi giorni con la divisa sporca di fango e non a dare ordini dall'alto, senza manco scendere dai loro automezzi. La popolazione non si è dimenticata delle risate degli imprenditori la sera del terremoto a L'aquila e degli scandali che hanno investito la protezione civile. Di fronte a tuttociò la vera risposta all'emergenza si è avuta nell'autorganizzazione, nella partecipazione e nella solidarietà popolare: l'autogestione dal basso ha sopperito alla mancanza di organizzazione e coordinamento dei vertici istituzionali, che sono apparsi, in alcune circostanze, addiritture scocciati dalla presenza dei volontari. Ci auguriamo che queste pratiche di autorganizzazione possano trovare una sedimentazione e una continuità nel corso del tempo, per 
approfondire collettivamente le cause e le responsabilità di quello che è accaduto. PORTIAMOGLI IL CONTO!

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