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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca

Alluvione: il parmigiano d'adozione tornato a casa da 'angelo del fango'

Intervista a Enrico Arillo, referente del Popolo Viola di Parma, volontario nelle terre devastate dall'alluvione insieme ai ragazzi di Rifondazione Comunista che da due settimane organizzano squadre di aiuti

Conosciamo Enrico Arillo quale referente del Popolo Viola di Parma. Lo abbiamo conosciuto per l'intensa attività politica portata avanti nelle piazze parmigiane, nell'organizzazione delle manifestazioni in difesa della Costituzione, dei presidi contro il sistema di corruzione e tangenti che ha travolto l'amministrazione comunale in seguito alle inchieste "Green Money".
Conosciamo Enrico Arillo anche per la sua attività di volontario nel corpo dei Vigili del Fuoco, nel quale ha cominciato sin dal lontano 2003.

Ma da due settimane circa, conosciamo Enrico Arillo anche come 'angelo del fango'. Lui che è originario di Genova ed ha vissuto la Val di Vara per anni prima di diventare un parmigiano d'adozione, si è recato con i volontari delle Brigate di Solidarietà Attiva e i ragazzi del partito della Rifondazione Comunista di Parma nelle zone devastate dall'alluvione del 25 ottobre scorso. A lui abbiamo chiesto una testimonianza di questa esperienza.

Enrico, raccontaci quello che hai vissuto.
L'esperienza di un'emergenza di questo tipo, dove il territorio viene modificato profondamente, è sempre molto forte e difficile da descrivere. Dal punto di vista umano ti unisci alla disperazione della popolazione e sei invaso da un senso di impotenza e frustrazione. La natura ha una forza inimmaginabile ed impossibile da fermare.
Tu sei lì insieme a tantissime altre persone e sei piccolo di fronte a questo evento. Cerchi di fare il possibile per aiutare sia dal punto di vista "fisico", spalando fango e liberando case e cantine, sia dal punto di vista "psicologico", togliendo il senso di solitudine che immancabilmente cala su chi ha perso tutto.

Che sensazioni hai provato?
Da una parte ti senti davvero piccolo piccolo. Alla fine della giornata sei stanchissimo hai lavorato di continuo e quando ti giri e vedi che ciò che hai fatto, ti rendi conto che è solo una piccola goccia nel mare della devastazione.
D'altro canto, invece, ti senti vivo. Il ringraziamento di una famiglia per quel poco che sei riuscito a fare ti dà la forza di riprendere la pala e continuare, e capisci che forse qualcosa stai facendo davvero, nonostante il senso di impotenza di cui parlavo prima.

Cosa ti ha fatto piacere vedere?
Vedere tante persone che, mosse solo da spirito di solidarietà, lasciano famiglia e lavoro per andare ad aiutare chi ha bisogno. Questo ti fa sentire parte di una grande famiglia e le relazioni interpersonali che nascono sono dei legami particolari, molto forti. E' difficilissimo esprimere a parole ciò che si prova. Solamente chi c'è stato può capirlo.

E il tuo particolare legame con le zone colpite dall'alluvione?
Ho partecipato a moltissime emergenze a livello locale e nazionale (terremoti, alluvioni etc...) ma ogni volta è come la prima: le forti emozioni sono sempre le stesse. Ma forse questa volta è stato ancora più difficile. Le zone della Val di Vara sono le mie zone, i miei genitori hanno la casa lì e da quando sono nato le frequento. In particolare Brugnato e Borghetto Vara erano le mete per i giri in bici oppure per passare la serata con gli amici.

Le conosco benissimo o meglio le conoscevo benissimo. Ora tutto è cambiato, tutto è irriconoscibile. La farmacia, la pizzeria dove andavo a mangiare con mia moglie quando eravamo fidanzati, il bar dove passavamo la serata non ci sono più; solo giganteschi crateri o solo lo scheletro del palazzo. Ho amici che hanno perso la macchina o la casa. Questi due paesi sembrano stati teatro di una guerra cruenta che ha lasciato solo devastazione. Brugnato sembra un paese costruito sul letto di un fiume, case sparse in chilometri e chilometri di terra, sassi, massi, tronchi e alberi. Borghetto è devastato e c'è ancora tantissimo da fare. Nonostante siano passate più di due settimane da quel mostruoso 25 ottobre, ci vorrà ancora tantissimo tempo per tornare alla normalità. Gli esercizi commerciali aperti sono neanche il 5%, le strade sono solo scheletri pericolanti dove possono passare solo i mezzi di emergenza. C'è ancora fango e polvere dappertutto.

Di cosa c'è bisogno ora?
Le foto e le immagini viste in tv non rendono minimamente l'idea di ciò che è successo e della situazione ancora attuale della zona. Zona che ahimé è vastissima e spazia tra la Lunigiana, Cinque Terre e la Val di Vara. Unendoci anche Genova si può capire quanta gente è stata necessaria e di quanto ce ne sia ancora bisogno. C'è bisogno ancora di più di pale meccaniche e macchinari pesanti e di autobotti o piccoli moduli (tipo antincendio) per pulire le strade (la polvere che si alza al passaggio dei mezzi è irrespirabile), le cantine e le case. Ma grazie alla solidarietà di alcuni parmigiani ed in particolare ai dipendenti di una grande azienda siamo riusciti a portare un pò di materiale (40 pale, 30 spalafango, 15 scope di sagina, 4 pale da neve, 10 raschietti per fango etc...) che hanno permesso ai tanti volontari presenti di potersi rimboccare le mani.

Chi vorresti ringraziare?
Per quanto mi riguarda non posso che ringraziare i ragazzi delle Brigate Solidarietà Attiva e i ragazzi di Rifondazione Comunista di Parma per avermi permesso, attraverso la loro organizzazione, di partecipare e dare una mano. E' fondamentale in questi momenti avere un supporto organizzativo che ti permette di muoverti dove c'è davvero bisogno e non essere un peso, come purtroppo può accadere se si va allo sbaraglio. Inoltre, gli ultimi ringraziamenti non possono non andare a chi mi ha sopportato e soprattutto accompagnato e con cui ho lavorato a stretto contatto, ovvero a Davide Gaibazzi, Lorenzo Pelagatti e Giuseppe Facchini . Persone eccezionali con cui abbiamo creato una squadra molto affiatata.

Alluvione Brugnato e Borghetto Vara


Foto: a cura di Enrico Arillo

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