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Cronaca Centro / Piazza Giuseppe Garibaldi

Alluvione, Ordine dei Geologi: “Come saranno spesi 14 miliardi?”

Un incontro pubblico promosso dall'Ordine dei geologi con il Comune e la Provincia di Parma e il Consorzio di Bonifica Parmense, per discutere sui piani di intervento e le priorità da attuare per mitigare il dissesto idrogeologico

Un grido d’allarme lanciato dall’ordine dei geologi dell’Emilia Romagna per chiedere a gran voce a istituzioni e territorio di fare sistema per mitigare il dissesto idrogeologico con interventi urgenti e pianificazione mirata. Un appuntamento pubblico all’Auditorium del Palazzo del Governatore nel quale l’ordine ha chiamato a raccolta rappresentanti del Comune, della Provincia e del Consorzio di Bonifica Parmense per fare il punto sulla situazione. I geologi dell’Emilia Romagna si chiedono come verranno spesi i 14 milioni stanziati dalla Protezione Civile dopo l’alluvione che ha colpito Parma e soprattutto in che modo le istituzioni intendono agire per scongiurare nuove ripercussioni legate al dissesto. Occorre scalfire una logica basata solo sui conti, secondo Paride Antolini, Consiglio nazionale geologi, che sottolinea la necessità non solo di grandi opere da finanziare per mitigare il dissesto ma anche di piccoli interventi di manutenzione costante che ogni territorio dovrebbe attuare per rinnovare la consapevolezza dell’importanza della tutela di aree a rischio abbandono.

Un impegno chiesto anzitutto alle istituzioni, a cui risponde l’assessore all’Urbanistica Alinovi: “La politica deve ascoltare il mondo tecnico soprattutto su questi temi, negli anni passati si è continuato a cementificare in maniera eccessiva senza le giuste compensazioni per rendere conformi gli insediamenti. Il Comune in tal senso ha preso impegni precisi, anzitutto quello di sovrintendere a queste problematiche con uno studio idrogeologico mirato per capire quante casse di espansione manchino e lo stato della rete e interventi per compensare il problema sismico con verifiche nelle scuole per scongiurare quanto accaduto a Modena”. Interventi che richiedono finanziamenti significativi, sottolinea Alinovi, che coglie l’occasione del convegno per lanciare un chiaro messaggio al neo presidente della Regione Bonaccini, affinchè “la nuova Giunta regionale non sia sorda alle richieste del territorio e non abbandoni le istituzioni locali”. Un messaggio ripreso anche da Gabriele Cesari, Presidente ordine Geologi Emilia Romagna, che chiede al neo presidente di dare priorità assoluta al blocco del consumo di suolo: “La prima delibera della nuova Giunta dovrebbe essere quella che stabilisce lo stop al consumo di suolo, stabilendo che per ogni metro cubo costruito debba equivalere 1 metro cubo demolito”.

Tema centrale del dibattito la necessità di interrompere il consumo di suolo su tutta la regione, per favorire la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente anche attraverso la delocalizzazione in aree a rischio. “Ora occorrono fatti, non più slogan – sottolinea Cesari -, anche attraverso misure di perequazione per comuni che hanno costruito troppo o per quelli che sono in stato di abbandono e necessiterebbero di interventi di valorizzazione come presidio del territorio. Per fare tutto questo occorrono fondi, ma anche nuovi interventi che coinvolgano in prima persona anche i privati, creando una rete tra istituzioni, enti, ordini professionali, università e ricerca: occorre fare sistema per riuscire a invertire la rotta”.

Un’ammissione di mala gestione politica del territorio sul tema del dissesto arriva dalla Provincia, con il consigliere delegato alla pianificazione territoriale della Provincia di Parma Andrea Censi che sottolinea: “Il fatto che il territorio sia sempre in fase di emergenza è determinato da anni di gestione politica scorretta. Non siamo più capaci di proporre il tema della manutenzione, in questo senso è fondamentale che i geologi diano nuovi strumenti per incentivare la cura del territorio che la politica deve attuare con interventi finanziari e normativi”. Il Comune di Parma è segnato da un netto aumento del consumo di suolo, che secondo quanto sottolineato nel corso di una seduta del Consiglio Comunale si è attestato al 50% in più negli ultimi anni. Dati preoccupanti secondo il direttore del Consorzio di Bonifica Parmense Meuccio Berselli, che lancia l’allarme: “Se non si attuano in tempi brevi interventi strutturali importanti la parte nord della città andrà in crisi”. Per queste ragioni, secondo Berselli, sono necessarie misure urgenti per il contrasto del dissesto su tutto il Parmense in accordo con le istituzioni.

Occorre un piano mirato di interventi strutturali coordinato da un tavolo che stabilisca le priorità, in grado non solo di gestire le emergenze ma agisca anche per mitigare il dissesto con interventi di manutenzione. E’ necessario attuare una manutenzione costante anche in Appennino, l’uomo ha abbandonato la montagna e senza la cura dei luoghi le conseguenze possono essere più gravi. Il Consorzio di Bonifica ha investito nel progetto Difesa attiva dell’Appennino, che ha portato sinora a 200 interventi in aree che con le ultime alluvioni non hanno risentito del dissesto. E’ importante in tutto questo il ruolo dei geologi, anche attraverso una convenzione con gli enti per dare vita a un tavolo di coordinamento”.

Su Parma tre gli interventi significativi realizzati sinora, sottolinea Meucci: la cassa di espansione del Parma, l’impianto di sollevamento di foce abbeveratoia e la cassa di espansione sul Naviglio dopo la realizzazione del termovalorizzatore. “Ora – sottolinea Berselli – occorre capire quali opere strutturali attuare per mitigare il dissesto”.  Un cambiamento che potrebbe avvenire anche grazie alla nascita di Italiasicura, la struttura ideata dal Governo per contrastare il dissesto idrogeologico, guidata dal presidente nazionale dei Geologi Gian Vito Graziano. Una presa di coscienza collettiva sulla necessità della cura del territorio e della sua manutenzione costante quanto emerso dall’incontro promosso dall’Ordine dei Geologi, da cui emerge anche la proposta di seguire il modello attuato con successo in diversi paesi d’Europa dei “contratti di fiume”, con una partecipazione attiva dei cittadini alle politiche di gestione del territorio, evidenziando le priorità di intervento e gli strumenti di valorizzazione nel rispetto dell’ambiente.

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