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Cronaca

Disboscamento in Appennino. Come salvarlo? "Con l'energia solare"

Il legno viene finanziato: 3,5 milioni di euro nel 2011 stanziati nel Programma Sviluppo Rurale. Fabbri della Comunità Montana: "Incremento nel taglio del legname". Rete Ambiente: "Ristrutturare i borghi"

La Provincia lo ammette, il legno viene finanziato. 3,5 milioni di euro nel 2011 sono stati stanziati nel PSR (Programma Sviluppo Rurale) a favore della filiera del legname “per potenziare non solo il settore ormai consolidato della legna da ardere, - si legge nella relazione di uno dei due progetti - ma anche i settori sperimentali legati alla legna da lavoro e al cippato per l'alimentazione delle caldaie a biomassa”. Il risultato di questa politica preoccupa la Rete Ambiente che in una nota denuncia la gravità delle condizioni attuali dell’Appennino parmense.

“I tagli fanno assomigliare i boschi alla gruviera. Ma la realtà è peggio di ciò che appare perchè – dichiara Rete Ambiente in una nota - molti hanno capito di dover tagliare lontano dalla visibilità delle strade. In montagna, molti si sentono spinti a tagliare più legna possibile. Nell'indifferenza delle amministrazioni. La percezione è che ogni anno vi sia un ulteriore incremento dei tagli. Percezione confermata dai muri di legna tagliata ai lati delle strade, da interi versanti denudati e soggetti a futuro dissesto idrogeologico, dalla rabbia dei boscaioli per imprese di taglio che nascono da un giorno all'altro utilizzando in nero gente dell'est-europa".

La conferma arriva anche dalla Comunità Montana delle Valli del Taro e del Ceno. Barbara Fabbri, responsabile del servizio Forestazione e Rischio Idrogeologico afferma infatti che “sembra ci sia stato un incremento nel taglio del legname. Non abbiamo le prove, ma crediamo sia scaturito dalla disoccupazione che ha incentivato i lavoratori ad entrare nella filiera del legno. Sicuramente anche le biomasse hanno dato il loro contributo ad aumentare i disboscamenti”.

Biomasse sulla cui eco-sostenibilità la Rete Ambiente dichiara il proprio scetticismo: “La green economy applicata alle biomasse si è sommata al mercato della legna da ardere, moltiplicando la domanda. I tagli si sono moltiplicati al punto che l'offerta ha superato di gran lunga la domanda, portando il prezzo di vendita dagli 8 euro al quintale iniziali, agli attuali 5,5 euro”.

Quale soluzione si può adottare per evitare il disboscamento ed abbattere la disoccupazione nei centri montani? La Rete non ha dubbi: le energie rinnovabili sono il volano dell’economia della montagna. “L'uso delle rinnovabili senza intaccare le risorse può far rinascere i borghi spiega Serioli - . Le innovazioni tecnologiche possono legarsi agli antichi mestieri, farli rivivere. Il solare fotovoltaico e il solare termico uniti alla ristrutturazione dei borghi possono costruire la base per un turismo diverso da quello di massa. Capace di far nascere la domanda di produzioni alimentari biologiche e artigianali di pregio. L'Alto Adige e il Trentino insegnano”.  
 

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