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Cronaca

Imprese traghettate all'estero per bancarotte e frodi: a capo un commercialista di Parma

Coinvolti nell'inchiesta, ribattezzata "Barqueiro", sono diverse persone sospettate di aver messo in piedi un'associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta, al riciclaggio internazionale ed ad una lunga lista di reati tributari

Alle prime luci dell’alba i Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Modena hanno dato esecuzione a sei arresti ed al sequestro di un patrimonio, mobiliare ed immobiliare, del valore stimato di circa 11 milioni di euro. Coinvolti nell'inchiesta, ribattezzata "Barqueiro", sono diverse persone sospettate di aver messo in piedi un’associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta, al riciclaggio internazionale ed ad una lunga lista di reati tributari.

Circa 40 le perquisizioni, eseguite in diverse regioni italiane ed all’estero, che hanno visto coinvolti oltre 100 finanzieri, con l’ausilio di unità aeree del Corpo, e le forze di polizia di Portogallo, Slovenia e Spagna, con il costante e prezioso supporto e contributo di Eurojust, Agenzia dell’Unione Europea che si occupa della cooperazione giudiziaria tra le varie Autorità nazionali degli Stati membri. Peculiarità di questa indiagine - coordinata dal Procuratore della Repubblica di Modena, dr.ssa Lucia Musti, e dal sostituto Procuratore dr. Marco Imperato – è stata infatti quella di una dimensione europea dei reati e il conseguente utilizzo delle strutture dell'Unione per indagini svolte insieme ad esperti di altre nazionalità e alle Autorità Giudiziarie dei paesi coinvolti.

IL MECCANISMO - Sarebbero diverse decine le aziende di tutto il nord Italia coinvolte da parte di un'associazione a delinquere in una serie di bancarotte fraudolente.  Agli imprenditori ormai prossimi al fallimento veniva di fatto offerta la possibilità di uscire “puliti” dalle vicende societarie: grazie ad una serie di prestanome che subemtravano ai titolari, le aziende venivano poi fittiziamente delocalizzate in Portogallo e pian piano spogliate di tutti i beni, per drenarne le disponibilità aziendali dalle pretese dei creditori ed evitare conseguenze penali agli imprenditori coinvolti. L’articolata associazione a delinquere era divenuta nel tempo una vera e propria holding del crimine, alla quale altri professionisti e imprenditori italiani. Oltre alla cessione dei beni, i criminali avevano organizzato anche un meccanismo che prevedeva la cessione di falsi crediti IVA, generati da società cartiere create ad hoc ed amministrate da un altro dei componenti del gruppo criminale, che venivano ceduti a titolo oneroso con formale atto notarile a imprenditori terzi che li usavano per compensare proprie reali posizioni debitorie, creando così un danno alle casse dello Stato di diversi milioni di euro. I crediti transitavano da conti sloveni per poi finire nelle casse di società gestite dalla mente dell'organizzzazione in Portogallo.

L'ORGANIZZAZIONE -  Al vertice del sodalizio criminale si trovava un commercialista reggiano, di fatto residente tra Parma e il Portogallo, che, con il supporto dei suoi più fidati collaboratori curava il rientro in Italia delle somme incassate illecitamente, riconsegnandole in contanti agli imprenditori coinvolti.  Un altro commercialista e un ex dipendente bancario esperto del settore componevano poi la “mente pensante” dell'associazione, cui si appoggiavano alcuni imprenditori che fungevano da prestanome per le operazioni. Tra i soggetti coinvolti le Fiamme Gialle hanno individuato anche un pregiudicato, latitante in Albania, che è stato raggiunto da un ordine di estradizione e arrestato grazie alla collaborazione della Polizia Albanese. Sei le persone raggiunte dall'ordinanza di custodia cautelare, di cui tre in carcere e tre ai domiciliari.

SEQUESTRI - Un decreto di sequestro preventivo ha permesso di congelare circa 11 milioni di euro, tra l'Italia e l’estero. Otto le società sequestrate e svariati conti correnti utilizzati per far transitare il denaro. Tra le strutture sequestrate anche due ristoranti, un bar e un complesso alberghiero con annesso ristorante di imminente apertura. Le perquisizionihanno interessato 43 luoghi in Portogallo, Slovenia e tra le province di Modena, Reggio Emilia, Parma, Bologna, Firenze, Milano, Bergamo, Como, Monza-Brianza, Udine, Perugia, Venezia, Padova ed Agrigento.
 

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