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Cronaca

Bilancio, appello al Consiglio comunale: "Debito, non lo paghino i cittadini"

La Commissione di Audit invita a firmare l'appello rivolto alla Giunta: "Destinare alla spesa sociale il 20% del sovragettito tributario, che va implementata alla luce dell'acuirsi della crisi"

"C'è a Parma una palese e ineludibile questione di equità e di giustizia sociale -inizia così la lettera appello inviata dalla Commissione di Audit sul debito pubblico del Comune di Parma. "Non è accettabile che il ricavato di una imposizione fiscale (IMU e IRPEF) fissata ai massimi livelli venga destinato interamente a far fronte al debito ereditato dalle precedenti amministrazioni. Esistono altre strategie e soprattutto altre priorità che non possono essere ignorate.

"Nella imminenza della approvazione del Bilancio di previsione 2013, a fronte di una crisi che sta colpendo duramente una larga parte dei cittadini di Parma, il 17 dicembre la Commissione di Audit ha presentato alla stampa le proprie proposte in forma di appello rivolto alla Giunta e a tutti gli amministratori comunali. Chiediamo a tutti i cittadini che condividono l'appello di sottoscrivelo.

L'APPELLO AL CONSIGLIO COMUNALE

 È in questi giorni che le famiglie prendono atto dell’ammontare dell’IMU a loro carico e amaramente constatano come il bilancio domestico sia molto taglieggiato da manovre finanziarie locali e nazionali, il cui peso incide pesantemente sulla tenuta di ogni nucleo familiare.In particolare, il Comune di Parma nel corso della seduta del Consiglio Comunale del 30 ottobre 2012 ha deliberato di applicare l’aliquota massima consentita dalla legge all’IMU, assicurando in tal modo un’entrata di circa 85 milioni di euro, con un incremento di 45,5 milioni di euro nel 2012 e di 44,6 milioni di euro nel 2013, rispetto alla vecchia ICI. Se si considera che dal raddoppio dell’addizionale Irpef deriverà un’entrata di 25 milioni di euro, possiamo constatare che larga parte delle risorse destinate alla spesa corrente e a ripianare il debito del Comune e delle società partecipate proviene dai cittadini.

Come abbiamo più volte denunciato, il debito pubblico, di ben 867 milioni di euro, deriva soprattutto da malagestione, “gravissime irregolarità”(Dichiarazione della Corte dei Conti, n.17,2011),"degenerazione delle funzioni e del ruolo” del Comune (Relazione del Commissario straordinario Ciclosi),che hanno meritato l’apertura di indagini giudiziarie e la comunicazione di avvisi di reato.Questo debito è in larga parte con le principali banche, che hanno concesso crediti, sui quali sono state imbastite gravissime operazioni su aree e grandi opere, che hanno garantito enormi plusvalenze a soggetti privati, beneficiati da guadagni ben superiori a quelli che avrebbe offerto loro il mercato stesso.

Chi deve pagare dunque questo debito? La risposta deve essere molto chiara: chi ne ha la responsabilità. E questi non sono i cittadini di Parma. La questione di fondo è davvero di giustizia sociale. Non è in discussione il dovere di ogni cittadino di partecipare attraverso il pagamento delle tasse in proporzione al suo reddito al bene pubblico; è invece in discussione l'insostenibile aumento della tassa sulla casa e dell’addizionale IRPEF per far fronte a un debito la cui responsabilità deve essere acclarata e perseguita.

Rivolgiamo pertanto un appello alla Giunta Comunale e al Consiglio comunale di Parma affinché, in occasione dell’approvazione del Bilancio di previsione, venga preso il formale impegno di rimettere in discussione la scelta di fare carico del debito ai cittadini di Parma e di aprire un confronto con la città su una politica del debito capace di indicare diversi tempi di rientro che allentino la morsa ai danni dei cittadini, e quindi le scelte prioritarie e irrinunciabili da farsi.

In particolare, i sottoscritti cittadini chiedono di:

- tutelare le fasce con basso reddito che hanno acquistato l’appartamento in cui vivono con mutuo, esentandole dal pagamento dell’aliquota massima dell’IMU

- destinare alla spesa sociale il 20% del sovragettito tributario, che va implementata alla luce dell’acuirsi della crisi economica e dei suoi effetti sui ceti meno difesi. In tal modo questa Amministrazione garantirà il riconoscimento pieno ed effettivo dei diritti fondamentali alla casa, al lavoro, alla scuola, alla cultura, che sono irrinunciabili.

- rinegoziare con le banche il debito, ricontrattando i tempi di restituzione, l’importo, i tassi di interesse sulla base di una capacità di contrattazione derivante all’Amministrazione Comunale dalla conoscenza delle irregolarità compiute.

Primi firmatari: Cristina Quintavalla, Alberto Mambriani, Arrigo Allegri, Carlo Rossetti,  Emilio Ceci, Enrico Calzolari, Fabrizio Tonelli, Fulvio Frati,,Giorgio Pagliari, Karin Munch, Maria Pia Ranza, Marianna Cavalli, Maria Ricciardi Giannoni, Massimo Guffanti, Paolo Migone, Paolo Scarpa, Roberta Bianchi, Sabrina Michelotti, Susanna Borghini, Vincenzo Tradardi

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