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Cronaca

Quintavalla: "La democrazia grillina? Una confraternita"

Nota a margine dell'assemblea sul bilancio. "In una slide appariva la scritta 'Credere', sinistra per l'evidente rimando storico che evoca. L'altra sera azione intimidatoria nei miei confronti"

"Ritengo doveroso denunciare la grave manifestazione di antidemocraticità fornita dalla Giunta comunale di Parma -dichiara Cristina Quintavalla- in occasione della presentazione del Bilancio di previsione. L'idea, in sé apprezzabile, di organizzare un incontro con la cittadinanza, si è risolta in realtà in un rifiuto del confronto e del dialogo coi cittadini stessi.

La struttura della serata era blindata: nessun intervento è stato consentito, nessuna valutazione o considerazione sono state accolte. E' stato spacciato per democrazia l'invito a compilare foglietti prestampati su cui, chi lo avesse voluto, avrebbe potuto porre una domanda, a cui la Giunta avrebbe risposto on line. Nemmeno chi poneva domande poteva metterci la faccia, perchè i quesiti giungevano direttamente al sindaco, che li filtrava e li smistava agli assessori .

Il tutto accompagnato da slides che, nella prima parte della serata, rappresentavano per immagini i passaggi salienti dell'intervento del sindaco e che hanno fornito un compendio davvero istruttivo della cultura politica del M5S. In una di esse, apparivano alcuni individui in piedi su un picco, che guardavano verso l'orizzonte, e in sovraimpressione campeggiava la scritta “credere”, sinistra per l'evidente rimando storico che evoca, e gravissima per l'indicazione esplicita che fornisce: credere nei propri assessori!

E' una tesi incontrovertibile della cultura politica quella che fonda il rapporto tra rappresentanti e rappresentati non su un atto di fede mistica, ma su un patto di rappresentanza, che definisce regole, limiti, condizioni della delega conferita ai delegati. Il potere è solo delegato (e molto effimero!) e subordinato al controllo dei deleganti, che devono esercitarlo in modo costante, affinchè i termini della delega, i suoi limiti e gli impegni alla base del patto, non siano violati e disattesi.

Il controllo dal basso è parte integrante e indispensabile delle regole del patto sociale. Se non viene esercitato entra in crisi il principio di rappresentanza stessa. Entra in crisi peraltro tutte le volte in cui si vuole tacitare il dissenso, come accade sempre più spesso, come è accaduto l'altra sera al Paganini, dove a me e ad altri è stato duramente impedito di intervenire.

La politica esige la più ampia partecipazione di tutti, che si esplica, come insegnavano gli antichi greci, proprio tramite la parola razionale, che è appunto quella che nello spazio pubblico fornisce le proprie ragioni, motiva il proprio punto di vista, argomenta, e giustifica la propria tesi. L'evento va oltre la mia persona. L'altra sera l'azione intimidatoria congiunta del sindaco e della platea grillina, che ha fischiato non a quello che dicevo (perchè non sono riuscita a dire!!), bensì al fatto che chiedevo di esprimere il mio punto di vista, ha manifestato con grande chiarezza l'idea di democrazia grillina, che temo sia quella di una sorta di confraternita, con proprie regole, codici di comportamento, lessico (e regole grammaticali, molto personali !!), stili comunicativi, che sono propri di un soggetto politico (molto) privato, ma che non possono essere trasferiti all'interno di una istituzione pubblica.

L'incontro del 7 gennaio era tra i cittadini e il Comune di Parma, non con il M5S. Questo sì che può porre e imporre tutte le regole che vuole e pretendere nelle proprie assemblee che chi non è d'accordo se ne vada. Non così funziona un'istituzione pubblica, che non appartiene al M5S, né il suo bilancio, che deve essere approvato dal Consiglio comunale, controllato dai revisori dei conti, criticato dai cittadini e dalle forze politiche che lo ritengono opportuno. La paura della critica politica, che è un segno di grande debolezza, fa il paio con l'arroganza crassa e inconsapevole di chi fischia per impedire che un cittadino rivendichi il diritto di fare “uso pubblico e critico della propria ragione”.

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