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Cronaca pilastrello

Il covo dei pusher in un ufficio al Pilastrello Village, 26enne bloccato dopo l'inseguimento: un arresto e due denunce

Lo spaccio si sposta nell'estrema periferia di Parma: gli agenti dell'Antidroga hanno trovato cocaina e marijuana all'interno di un ufficio, adibito ad abitazione e centro degli spacciatori

Hanno preso in subaffitto un ufficio nella zona del 'Pilastrello Village', lo hanno adibito ad appartamento e poi lo hanno trasformato nel 'covo' dei pusher che, spostandosi progressivamente dal centro alla periferia di Parma, controllavano il mercato dello spaccio di sostanza stupefacente, soprattutto cocaina e marijuana, al limiti estremi della città. Tre nigeriani sono stati bloccati dai poliziotti della Squadra Mobile di Parma, che hanno effettuato un blitz all'interno dell'abitazione dopo aver concluso le indagini, iniziate in seguito alla segnalazioni dei cittadini e dei commercianti del 'Pilastrello Village'. Ieri, 6 giugno, gli agenti della sezione Antidroga hanno fatto irruzione all'interno del locale che, in teoria, avrebbe dovuto essere un ufficio: i tre nigeriani, O.J. di 26 anni, E.E. di 21 anni e I.T. di 29 anni stavano fumando marijuana.

Uno di loro, il 26enne, è scappato ed è stato inseguito dai poliziotti, che sono riusciti a bloccarlo dopo circa un chilometro in via Montepelato: il giovane, che si è precipitato fuori dall'abitazione di corsa, ha opposto una strenua resistenza al controllo. Nella sua camera, condivisa con il 21enne, sono stati trovati 6 involucri con quasi 18 grammi di marijuana. Nella stanza occupata dal 29enne invece gli agenti dell'Antidroga hanno trovato quasi 14 grammi di cocaina ed un bilancino di precisione. Per il 29enne sono scattate le manette per detenzione ai fini di spaccio ed è stato trasferito nelle camere di sicurezza della Questura di Parma, in attesa del processo per direttissima. Il 21enne ed il 26enne invece sono stati denunciati per detenzione ai fini di spaccio. Il pusher che si è sottratto al controllo è stato denunciato anche per resistenza a pubblico ufficiale. Entrambi hanno presentato ricorsi contro il rigetto del riconoscimento dello status di rifugiato politico. 

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