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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Detenuto fa esplodere una bomboletta a gas

La protesta è avvenuta nel circuito dell'Alta Sicurezza: il carcerato ha incendiato alcuni fogli di giornale e alcuni indumenti

Un detenuto, rinchiuso nel circuito di Alta Sicurezza del carcere di via Burla a Parma ha fatto esplodere una bomboletta a gas, dopo averla avvolta in alcuni fogli di giornale e in alcuni indumenti ai quali aveva appena dato fuoco. All'interno della cella si è creata una fitta coltre di fumo. 

"Ancora una volta -si legge in una nota del Sinappe- al poliziotto penitenziario vittima del gesto estremo del detenuto è andata di lusso, considerato che se lo stesso avesse anticipato il suo arrivo presso la cella del detenuto di 4 o 5 secondi, le conseguenze sarebbero potute essere tragiche. Ciò perché tale detenuto, appartenente al circuito Alta Sicurezza, ha incendiato in segno di protesta alcuni fogli di giornale ed indumenti personali avvolti attorno ad una bomboletta a gas che è deflagrata poco prima dell'arrivo del poliziotto in questione, il quale, dimostrando grande professionalità, dedizione e coraggio è comunque intervenuto a salvare la vita del detenuto, estraendolo dalla fitta coltre di fumo che avvolgeva la sua camera detentiva.

Il poliziotto è stato poi accompagnato presso il Pronto Soccorso del nosocomio cittadino per sottoporsi alle cure del caso conseguenti alla considerevole inalazione di fumo ed alle conseguenze dell'esplosione della bomboletta di gas. Questa organizzazione sindacale ribadisce, ancora una volta, come il susseguirsi incessante di tali episodi sia da ricondurre ad una serie di problematiche che da tempo si chiede di risolvere, quali, ad esempio, la necessità di contemperare le esigenze di sicurezza con quelle trattamentali, la difficile convivenza tra detenuti in buone condizioni di salute con quelli malati che affollano le sezioni ordinarie non potendo essere tutti ricoverati presso l'ex Centro Diagnostico Terapeutico (denominato da poco SAI senza che nulla sia cambiato nella sostanza), la carenza di percorsi di reinserimento lavorativo ai quali si predilige spesso attività d'intrattenimento, il silenzio assordante dell'Amministrazione Penitenziaria rispetto alla necessità di salvaguardare l’incolumità fisica del personale di polizia penitenziaria".

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