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Cronaca

Carcere di Parma: una decina di aggressioni agli agenti da inizio anno, turni disumani e organizzazione del lavoro allo sbando. Sindacati in rivolta: protesta in via Burla

Le associazioni di polizia penitenziaria organizzano per il 21 marzo, dalle 10 alle 12, un presidio di protesta davanti al penitenziario: "Basta"

Dieci gennaio 2003: un detenuto con problemi psichiatrici aggredisce un agente, sferrandogli un pugno in faccia, dopo avergli sputato addosso. Venticinque gennaio: un altro detenuto tenta di strangolare un poliziotto. Otto marzo: un altro agente viene assalito da un carcerato e finisce in ospedale con 5 giorni di prognosi. Infine, il 15 marzo, sempre di quest'anno: quattro agenti vengono brutalmente aggrediti durante il trasferimento di un detenuto nel carcere di un'altra città. Un poliziotto rischia anche di essere stangolato. Attimi di terrore autentico, prima che i colleghi riescano a fermare la furia del detenuto. Da inizio anno, il carcere di Parma conta una decina di aggressioni nei confronti dei poliziotti. Un autentico far west. Dentro una situazione ormai divenuta insostenibile, più volte denunciata dai sindacati della polizia penitenziaria (Sappe, Sinappe, Osapp, Uilpa, Uspp, Fns Cisl, Fp Cgil, Cnpp), che organizzano per il 21 marzo, dalle 10 alle 12, un presidio di protesta davanti al carcere di via Burla. Un sit-in per dire basta alla violenza, ma non solo.

Tanti, infatti, i punti critici segnalati e che verranno portati all'attenzione: si va dall'umento vertiginoso di aggressioni ed eventi critici, tali per cui "riteniamo non essere più rinviabile la dotazione di strumenti atti a rendere inoffensivi i detenuti più intemperanti, quali ad esempio il taser", alla "folle modifica dei circuiti detentivi interni con predisposizione di ulteriori due sezioni per detenuti ammalati, che finiranno per aumentare esponenzialmente le visite mediche presso luoghi esterni di cura e, quindi, i carichi lavorativi del personale in divisa" a cui si aggiunge la presenza di un "numero spropositato di detenuti ammalati, impossibili da gestire". 

E ancora, i sindacati denunciano il mancato adeguamento della pianta organica, un'organizzazione del lavoro "allo sbando con poliziotti costretti a rinunciare ai riposi settimanali, ai congedi ordinari e straordinari e, finanche, alla fruizione della mensa ordinaria di servizio", con turni anche di 12 ore e più. Infine: costante limitazione "di diritti soggettivi come permessi studio, riposi Avis, sicurezza sul lavoro", fino ad arrivare all'assenza di un appartenente "al ruolo dei dirigenti penitenziari che possa svolgere, propriamente, la funzione di Comandante di reparto". 

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