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Cronaca Cortile San Martino / Strada Provinciale 72 Burla

Via Burla, Sappe: "Tamburino sta sfasciando il sistema sicurezza"

Stamane un'ispezione nell'istituto di via Burla da parte del Segretario generale Donato Capece, del segretario generale aggiunto Giovanni Battista Durante. Chieste le dimissioni del capo del Dap

Un'inspezione stamane all'interno dell'istituto penitenziario di via Burla da parte del segretario generale Sappe Donato Capece e del segretario generale aggiunto Giovanni Battista Durante alla presenza del segretario provinciale Fabio Ruffolo, il segretario locale Pasquale Ielati e Errico Maiorisi. L'intento della visita, a cui è seguito un incontro con la stampa, quello di fare il quadro della situazione e definire le responsabilità del peggioramento dei livelli di sicurezza che ha avuto come epilogo l'evasione di due detenuti il 3 febbraio scorso.

Nessun timore a puntare il dito su quanti il sindacato ritiene realmente responsabili dell'evolversi delle criticità e della mancanza di sicurezza, non il personale della polizia penitenziaria ma chi "ai piani alti" avrebbe adottato scelte tali da stravolgere il sistema di sicurezza precedente, che rendeva il carcere di Parma un fiore all'occhiello per la capacità di gestire situazioni in cui altri istituti fallivano.

"Al di là dei numeri che parlano di una chiara carenza di organico, c'è stato un netto cambio di approccio per la sicurezza interna al carcere - sottolinea Capece -. Mi riferisco in particolar modo alle scelte adottate dal dottor Giovanni Tamburino come capo del dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria e del suo vice Luigi Pagano, stanno sfasciando un sistema che non riguarda solo la sicurezza dell'istituto di Parma, per questo dovrebbero dimettersi. Hanno parlato di un patto di stabilità, come si può scendere a patti con i detenuti? Con il cambiamento gestionale c'è stata una pesante caduta in basso della sicurezza. La magistratura locale non ci da una mano, ha allentato il controllo sui detenuti.

"Parma era un grande istituto -prosegue Capece- non si può smantellare la sicurezza sulla logica della vigilanza dinamica, una filosofia fallimentare da abbandonare. Prima c'era una gestione severa ma che rappresentava un sinonimo di garanzia e sicurezza. Con un ottimo comandante della Polizia Penitenziaria si ottengono risultati, come ha dimostrato negli anni Zaccariello, che dopo il fallimento di Andrea Tosoni è stato chiamato a ricoprire nuovamente l'incarico". Tra i dati maggiormente preoccupanti elencati nel corso dell'incontro con la stampa, al 31 gennaio scorso si contano 635 detenuti per una capienza regolamentare di 425. I due evasi ad esempio, erano nel reparto minorati fisici per carenza di spazi per i detenuti.

Una situazione particolarmente critica per la sicurezza, sottolinea anche il segretario generale aggiunto Durante: "Siamo davanti a una situazione in cui un agente da solo deve controllare 100 detenuti suddivisi in due sezioni diverse. Il monitor che dovrebbe controllare la movimentazione è obsoleto, risale agli anni '70, in presenza di qualsiasi macchia sullo schermo è necessaria la messa a fuoco manuale perchè le strumentazioni non sono adeguate. I monitor sono ancora in bianco e nero e 2 esterni non funzionano. Il sistema di puntamento, che allo scattare dell'allarme dalle mura di cinta dovrebbe direzionarsi sul punto esatto in cui è necessario controllare, non funziona costringendo l'operatore a compiere manualmente la ricerca".

Altra criticità quella delle limitazioni nelle perquisizioni straordinarie: "Non possiamo effettuare più i controlli accurati che venivano fatti in precedenza sia ai detenuti che nelle celle - sottolinea Capece -.  Non si possono perquisire i parenti, non si può neanche più controllare la posta dei detenuti, se non in casi eccezionali in cui si palesa un rischio e solo a seguito di richiesta alla magistratura. Il metal detector presente all'ingresso nella blok house non funziona e non permette di controllare accuratamente il contenuto delle borse dei famigliari che vengono a visitare i detenuti. Prima si effettuavano controlli sbattendo le sbarre per carpire eventuali tentativi di rottura, ora sarebbe impensabile per mancanza di personale a causa delle scelte operate e dalle ricadute della spending review.".

L'abbassamento della sicurezza sotto i livelli minimi, la mancanza di risorse economiche per mettere in sicurezza gli agenti e la forte carenza di personale le criticità che gravano maggiormente sulla situazione in atto, sottolineate anche dal segretario locale Sappe. Sulla vicenda dei due evasi dello scorso 3 febbraio, sono in corso le indagini: è stata compiuta un'ispezione ministeriale ed è stata sequestrata la cella da cui i due sono fuggiti rompendo le sbarre probabilmente con il "filo d'angelo", per poi calarsi per circa 15 metri utilizzando bastoni ottenuti probabilmente grazie alla complicità di altri detenuti e celati per le difficoltà di effettuare controlli accurati.

"Una sbarra non si taglia in un giorno - sottolinea Capece - e probabilmente i mezzi utilzzati potrebbero essere arrivati dall'esterno, le indagini appureranno i punti oscuri della vicenda, è fondamentale però sottolineare che il personale ha dato sempre il massimo e ora è avvilito per la situazione, perchè in tali condizioni diventa davvero difficoltoso garantire la sicurezza. Vogliamo denunciare queste criticità e porre l'attenzione su un cambiamento peggiorativo del sistema sicurezza che necessita di misure urgenti per cambiare".

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