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Cronaca

"Carcere, sistema penitenziario da rifondare: bisogna dichiarare lo stato d'emergenza"

Dopo l'aggressione di un agente con l'olio bollente, l'organizzazione sindacale insorge

“Che il sistema penitenziario ormai fosse allo sbando lo avevamo denunciato ancor prima delle violente rivolte che si verificarono nel marzo del 2020, laddove di fronte a morti, feriti e danni ingenti non cambiò di una virgola il sistema gestionale della detenzione in carcere, basata incoscientemente, sull’apertura delle celle detentive e sulla circolazione fuori controllo dei detenuti nelle sezioni detentive per gran parte del giorno, ma quello che sta accadendo giornalmente con aggressioni sempre più violente da parte di detenuti facinorosi e convinti della propria impunibilità grazie a leggi e provvedimenti amministrativi sempre più lesivi della certezza della pena, non può lasciare indifferente chi assumerà la guida dell’Itali all’indomani del risultato delle elezioni politiche” questo quanto dichiara il Presidente dell’Unione Sindacati di Polizia Penitenziaria (USPP) Giuseppe Moretti alla notizia dell’aggressione avvenuta con il lancio di olio bollente nei confronti di un agente di polizia penitenziaria, ricoverato con gravi ustioni anche in volto, da parte di un detenuto di alta sicurezza recidivo a tali comportamenti e per questo allocato nel reparto isolamento del carcere di Parma. “Mentre testimoniamo la nostra vicinanza all’agente colpito vigliaccamente” prosegue Moretti “lanciamo ancora una volta l’allarme a chi si appresta a guidare il Paese affinchè legiferi per l’inasprimento delle pene per tali gravissimi reati commessi contro lo Stato, perché chi lo rappresenta è lo Stato e deve essere tutelato senza se e senza ma! Basta aggressioni! Basta detenuti con problemi psichiatrici in sezioni comuni! Subito in dotazione i dissuasori elettrici e ogni altro idoneo mezzo di difesa oltre ad un adeguamento dell’organico depauperato da leggi approvate non solo in spregio della sicurezza interna dei penitenziari, ma colpevoli di alimentare la imperante illegalità nelle carceri della Repubblica”.

Per il Presidente USPP “l’unico modo per affrontare seriamente il problema delle carceri è dichiarare lo stato d’emergenza invece di appesantire oltremodo il lavoro dei pochi agenti in servizio, come fatto dal Capo del Dipartimento Carlo Renoldi, con la circolare che autorizza di fatto i detenuti a videochiamate senza un limite stabilito e oltre quello previsto dall’ordinamento penitenziario vigente, generando un sovraccarico di lavoro al personale già stremato dalle falle del sistema che gli scarica anche compiti che dovrebbero essere assolti da altre figure professionali (come educatori, assistenti sociali e psicologi). Confidiamo nell’ascolto delle nostre denunce per ridare credibilità al sistema penitenziario permettendo alla polizia penitenziaria di operare in sicurezza.”

L’USPP ha da tempo lanciato l’hastag #salviamolapoliziapenitenziaria e continuerà a sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica, portando già il prossimo martedì 4 ottobre la propria solidarietà anche al personale in servizio presso la casa circondariale di Viterbo dove tre agenti sono stati mandati all’ospedale da un altro detenuto) a cui spesso arriva un’immagine distorta del duro lavoro svolto dagli agenti lasciati su cui viene puntato il dito solo per fatti che spesso non dipendono dalla propria volontà ma da un fallimentare gestione del sistema nel quale sono l’unico avamposto credibile dello Stato.

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