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Cronaca

Carceri, la Garante in Emilia-Romagna: "La diminuzione del sovrafollamento prosegue"

A Parma -sottolinea la Garante "il problema e' enorme, registriamo svariati detenuti sottoposti al regime di carcere duro 41bis e oltre 80 ergastolani senza che sia mai stato sviluppato un percorso adeguato"

In Emilia-Romagna la "diminuzione del sovraffollamento carcerario prosegue, in linea con il resto d'Italia", e cio' avviene "grazie all'importante cambiamento normativo in corso a livello nazionale". Ma nel "lento processo di normalizzazione della vita in carcere" rimangono comunque "numerose criticita'", tra cui, in particolare, si distinguono "gli istituti di Parma e Piacenza, vere e proprie criticita' tra le criticita'". Lo sottolinea Desi Bruno, garante regionale delle persone private della liberta' personale, che oggi in commissione Politiche per la salute e politiche sociali, ha anticipato i contenuti della relazione sull'attivita' del 2013, relazione che andra' in Assemblea legislativa prima della pausa estiva.

"È stato raggiunto il risultato minimo dei tre metri quadri per detenuto che ci era stato richiesto dall'Unione europea, ma gli obiettivi della cosiddetta sentenza Torreggiani sono ben piu' ampi, e riguardano anche la differenziazione degli spazi detentivi e l'umanizzazione della pena, che passa soprattutto dalla possibilita' di poter occupare il proprio tempo", avverte Bruno. Secondo la Garante, il primo intervento necessario e' "rivedere gli investimenti in edilizia penitenziaria, a partire dai nuovi padiglioni di Bologna e Ferrara, che sono stati pensati quando la situazione era differente e se venissero costruiti oggi finirebbero per essere inutili nel giro di pochi anni, data la carenza cronica di personale di polizia e civile", spiega, "e tutto cio' avviene mentre si spende poco, molto poco, per la messa a norma degli istituti gia' presenti, che sono fatiscenti e presentano problemi strutturali insuperabili". I problemi maggiori secondo Bruno sono in Emilia.

"A Piacenza semplicemente non c'e' niente, nessuna iniziativa che riguardi formazione o lavoro", afferma Bruno. E questo fa aumentare il "rischio di recidiva in maniera significativa, specialmente per categorie come i responsabili di crimini sessuali". Anche a Parma, continua la Garante, "il problema e' enorme, registriamo svariati detenuti sottoposti al regime di carcere duro 41bis e oltre 80 ergastolani senza che sia mai stato sviluppato un percorso adeguato, questa e' una ipoteca pesante sulla vivibilita' della struttura".

Bruno, infine, avverte che le recenti modifiche normative in materia di sostanze stupefacenti non hanno riguardato in maniera significativa l'Emilia-Romagna, "perche' non abbiamo molti detenuti in carcere per reato di piccolo spaccio, semmai sono molti i tossicodipendenti che hanno compiuto crimini come rapine o furti per i loro problemi di tossicodipendenza, e al momento sono troppo pochi i trattamenti ad hoc, con la conseguenza di una recidiva quasi sicura".

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