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Dal Perù la cocaina arrivava in città 'sciolta' nelle fibre delle valigie: 19 arresti, 2 tra Parma e Sorbolo

Alle prime luci dell'alba al via l'operazione "Hermano" della Direzione Distrettuale Antimafia: nel parmense in manette un 50enne e un 33enne

Coinvolge anche Parma il vasto blitz anti-droga messo a segno dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria. Questa mattina, alle prime luci dell'alba, nella nostra città e nelle province di Reggio Calabria, Milano, Verona e Vicenza, i militari, a conclusione di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica - Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, nell'ambito dell'operazione "Hermano", hanno dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip nei confronti di 19 persone.

Nella nostra città è finito in manette M.S di 50 anni, nato a Locri e residente a Parma. Secondo l'accusa il 50enne era "partecipe dell'associazione, in rapporto di parentela con F.L, partecipava agli incontri col medesimo e ne condivideva le line programmatiche dell'associazione, sovrintendendo alle operazioni di acquisto di stupefacente". In carcere anche D.E. albanese 33enne residente a Sorbolo. Secondo l'accusa era "partecipe dell'associazione, agiva anche da intermediario ai fini dell'approvvigionam.ento nonché dello smercio della sostanza· illecita, recuperava, trasportava e reperiva stupefacente, con compiti di cessione al dettaglio della droga; pienamente a disposizione del sodalizio prestava ausilio ai sodali in difficoltà nel corso delle operazioni di transazione attivandosi anche ai fini del recupero del danaro, nonché tendo i contatti con soggetti albanesi"

Sono ritenute responsabili di aver fatto parte di un'articolata organizzazione, capace di gestire un fiorente traffico di stupefacente che, acquistato in Sud America e transitato in Spagna, veniva poi rivenduto nelle piazze di spaccio di Parma e di altre città del Nord Italia. 

In particolare, le indagini sono state avviate a seguito dell'arresto, nel dicembre 2017, di un uomo originario di Polistena (Reggio Calabria), per detenzione illecita di sostanze stupefacenti: durante un controllo di polizia, vennero rinvenuti, nella sua autovettura 4 chili di cannabis essiccata. Fondamentale si è rilevata la ricostruzione della filiera dello stupefacente avviata dai militari dell'Arma che, a partire da quel sequestro, ha permesso di ricostruire l'esistenza "di una consorteria criminale ben organizzata, capace di gestire traffici illecito di marijuana, hashish e cocaina". La droga veniva poi trasportata e spacciata a Parma e nelle principali città italiane, fra cui Milano e Roma.

Fondamentale si è rilevata, a partire da questo evento, la ricostruzione della filiera dello stupefacente avviata dai militari dell’Arma che, a partire da quel sequestro, ha permesso di ricostruire l’esistenza di una consorteria criminale ben organizzata, capace di gestire traffici illecito di marijuana, hashish e cocaina.

Gli esiti emersi dalle indagini condotte, hanno permesso infine di raccogliere gravi indizi di reità nei confronti degli odierni indagati e, sulla base anche dell’ipotesi d’accusa accolta dal GIP, di ricostruirne il “modus operandi”: i medesimi, grazie a fonti di approvvigionamento sul territorio nazionale e all’estero, provvedevano a importare in Italia ingenti partite di droga. Il narcotico veniva poi trasportato, anche a mezzo di veicoli con “scomparti segreti”, nelle principali città italiane, fra cui Milano e Roma, dove veniva poi suddiviso in dosi e smerciato.

Numerosi sono stati i recuperi di sostanza stupefacente avvenuti nel corso dell’attività, tra cui è annoverato il rinvenimento di una vasta piantagione di canapa indiana, in una impervia zona di montagna del comune di Oppido Mamertina.

Infine, in ordine all’aggravante della natura transnazionale del traffico di stupefacenti, secondo la prospettazione accusatoria, gli arrestati avrebbero goduto di rapporti privilegiati con produttori peruviani di cocaina, grazie ai quali erano in grado di acquistare partite di droga a prezzi concorrenziali. Allo scopo di sviare i controlli delle Forze dell’Ordine o i controlli di sicurezza in aeroporto, lo stupefacente veniva poi trasportato in forma liquida, chimicamente intrisa nelle fibre di valigie o altri contenitori, come riscontrato in occasione di un rinvenimento eseguito a Biella, dove i carabinieri hanno sequestrato 250 grammi di cocaina trasportata in un trolley adottando questa modalità, unitamente a due bidoni con all’interno del solvente che, con ogni probabilità, sarebbe poi servito al processo inverso di estrazione della sostanza.

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