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Cronaca

Collecchio, gli avvocati sul caso dell'educatrice: "No al rogo mediatico"

Sul caso di Collecchio e dell'educatrice accusata di maltrattamenti interviene l'Unione delle Camere Penali di Parma che prende posizione duramente contro la campagna mediatica che si è scatenata in seguito alla notizia dell'indagine, sull'assedio dei media. "Abbiamo letto “identikit” della maestra conditi con racconti scavati nella sua vita privata e descrizioni della sua abitazione cui mancava solo il link a google maps

Sul caso di Collecchio e dell'educatrice accusata di maltrattamenti interviene l'Unione delle Camere Penali Parma che prende posizione duramente contro la campagna mediatica che si è scatenata in seguito alla notizia dell'indagine, sull'assedio dei media. "Abbiamo letto “identikit” della maestra conditi con racconti scavati nella sua vita privata e descrizioni della sua abitazione cui mancava solo il link a google maps per visualizzarne l’ubicazione"

"Abbiamo volutamente atteso che si quietasse il clamore mediatico creatosi intorno ai fatti dell’asilo di Collecchio, per tentare una riflessione pacata su una vicenda che, a caldo, ha toccato corde profonde nell’animo di molti. Una maestra è accusata di aver maltrattato alcuni bambini affidati alle sue cure. Per nostra abitudine, non entriamo mai nel merito dei procedimenti. Come per tutti gli imputati, ci auguriamo che la maestra possa avere un Giusto Processo, secondo le regole e le garanzie previste dalla legge in un paese civile (prime fra tutte quelle del contraddittorio e del diritto di difesa) e che, all’esito dello stesso, se effettivamente responsabile al di là di ogni ragionevole dubbio, riceva una giusta pena, ossia quella irrogata da un Giudice in applicazione del codice penale.

Non quella inflitta da un sommario processo mediatico o, peggio ancora, invocata da certa piazza sull’onda emotiva da questo suscitata. Malgrado il codice vieti la pubblicazione di atti di indagine prima della definizione del giudizio d’appello, prevedendola addirittura come reato, dopo la conferenza stampa tenuta dagli inquirenti in occasione dell’arresto dell’indagata abbiamo visto pubblicate sui media e su internet immagini di intercettazioni ambientali. Abbiamo letto “identikit” della maestra conditi con racconti scavati nella sua vita privata e descrizioni della sua abitazione cui mancava solo il link a google maps per visualizzarne l’ubicazione. Abbiamo letto commenti di persone che proponevano di appenderla ad un palo in piazza con un cartello al collo come facevano i nazisti con i partigiani, o di chi auspicava di poterla prendere pubblicamente a calci e pugni. Abbiamo visto microfoni e telecamere ruotarle intorno come in un sabba in occasione del suo arrivo in tribunale per l’interrogatorio di garanzia (che, come dice il termine, un momento di garanzia dovrebbe essere, non una via crucis). 

Abbiamo saputo dell’assedio montato in questi giorni alla sua casa dai media e delle gravi minacce pervenutele. Abbiamo perfino letto che un senatore parmigiano ha proposto venerdì scorso in Parlamento di inasprire le pene per il reato di maltrattamenti, come se ciò avesse un qualsiasi senso o legame rispetto a quanto accaduto. Soprattutto, abbiamo visto ancora una volta come il modo e l’enfasi nel proporre certi fatti al pubblico inducano la gente ad invocare il rogo in piazza per la strega di turno, come ai tempi dell’inquisizione. Di questa deriva, però, siamo convinti debba assumersi la responsabilità anche chi fornisce le fascine di legna per l’autodafé. La storia narra che il 2 settembre 1792 il presidente del tribunale rivoluzionario di Parigi, tal Lavau, nel mentre si stava celebrando il processo a carico del maggiore Bachmann, capo della guardia svizzera di re Luigi, riuscì a fermare un’orda di sanculotti che, armata di scuri grondanti di sangue, aveva fatto irruzione nell’aula d’udienza per giustiziare l’ufficiale, intimando categoricamente loro di “rispettare la legge e l’accusato che è sotto la sua spada”. Sono passati più di duecento anni da quel monito, non a caso formulato dopo un secolo di pensiero illuministico. Cerchiamo, se possibile, di ricordarcelo. Tutti".
 

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