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Cronaca

Food Valley, Confesercenti: "Il silenzio sulle vetrine abbassate"

Lettera del direttore Luca Vedrini: "La Capitale del buon cibo non ha la capacità di tenere aperte le proprie vetrine, creare un piano strategico per rilanciare ciò che già ci rende famosi nel mondo

Lettera di Luca Vedrini, direttore di Confesercenti Parma
 

Egregio Direttore,

giustamente, il sociologo Giorgio Triani nei suoi sempre attenti post, richiama la nostra attenzione sull’indifferenza che spesso cala su questa città in occasione di eventi talvolta considerati banali e scontati ma che se ben analizzati così non sono. Ci fa osservare che da circa sei mesi ha chiuso la salumeria “Specialità di Parma” in Strada Farini nel centro della movida e parte del “salotto buono” della città. Diversa sorte per la Salumeria Rastelli di Via Repubblica ma uguale risultato: vetrina abbassata. E per la Salumeria Pasini, anch’essa in via Repubblica, trasformata in un negozio di materiale elettrico.

Altre storiche botteghe del cibo parmigiano hanno subito, o subiranno, la stessa sorte, ma nella Città simbolo della Food Valley nessuno se ne preoccupa. Purtroppo è vero! La notizia passa sui giornali e tutto finisce lì, convinti che si tratti di chiusure inevitabili, dovute alla crisi, ad errori imprenditoriali, o ad altre cause. Ma una Città come Parma che vuole essere meta preziosa e golosa per tanti turisti e ambasciatrice del buon cibo nel mondo, si può permettere tutto ciò? Oppure questi occhi di vetrina abbandonati da tempo, con le saracinesche abbassate e la sporcizia che si accumula davanti, sono il segno evidente che neppur’essa crede in questa sua vocazione?

La Capitale del buon cibo non ha la capacità di tenere aperte le proprie vetrine d’eccellenza. In questi ultimi anni abbiamo creato i più svariati slogan, dalla “città cantiere” a “Parma, un modo di vivere”, ma sulla “Città del Cibo”, unico vero core business del nostro territorio, nulla si fa e nulla si ipotizza di fare. Diamo come sempre per scontato che così è e così sarà per sempre! Purtroppo avremmo dovuto capire che le cose devono andare diversamente! A dire il vero qualche imprenditore l’ha fatto (ovviamente criticato da molti) e sicuramente non solo per il business ma perché ha capito che anche nella città del cibo occorre avere una buona vetrina.

La crisi c’è ed è innegabile ma l’alimentare da sempre rappresenta un buon viatico per la tenuta dell’economia. Quanti prodotti igp, docg, dop, abbiamo? Quante “specialità di Parma” sono famose nel mondo? Dal Prosciutto al Parmigiano, dal Salame al Culatello e così tanti altri prodotti e di questo non ci curiamo? Non ci preoccupiamo che le vetrine che espongono le nostre eccellenze siano chiuse e spente? Da tempo Confesercenti chiede che la Città si interroghi su come uscire da questo stato di ignavia e di torpore che ormai la avvolge. Abbiamo rivolto la stessa domanda alla vicina Salsomaggiore Terme ma il silenzio ha preso il sopravvento. Parma è visibilmente in difficoltà.

Il nostro cibo, le nostre specialità culinarie e gastronomiche, i nostri ristoranti, insieme alla cultura, devono essere messi al centro del rilancio dell’economia. I Consorzi, le Associazioni, la Camera di Commercio, il Comune di Parma e tutti gli Enti che operano in questo settore devono creare un vero e proprio piano strategico per rilanciare ciò che già ci rende famosi nel mondo, facendo propria la convinzione che queste vetrine debbano rimanere aperte e ritornino il più presto possibile a splendere.


 

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