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Cronaca

"Ecco come si vive in trincea: siamo come soldati, uniti per combattere il coronavirus"

Il racconto di Sebastian, un operatore sanitario che lavora dall'inizio dell'emergenza all'interno di una delle strutture di Parma dedicate all'emergenza Covid-19

"Dopo aver smontato dalla notte, ancora con l'adrenalina addosso mi é venuto in mente di rendervi partecipe di ciò che stiamo vivendo in questi giorni". Inizia così il racconto di Sebastian, un operatore sanitario che lavora dall'inizio dell'emergenza all'interno di una delle strutture di Parma dedicate all'emergenza Covid-19. 

Può raccontarci come state vivendo, voi operatori sanitari, quotidianamente l'emergenza coronavirus, all'interno dei reparti? 

"Infermieri, medici, oss, operatori sanitari, professionisti della salute, tutti insieme uniti nella stessa battaglia. Il nostro impegno, la nostra abnegazione per chi si dedica totalmente al bene altrui non ha mai subito cambiamenti. Facciamo fatica a riconoscerci durante il turno, giriamo con i nomi scritti con il pennarello stile giocatori su queste divise che non lasciano scorgere nemmeno il nostro viso, ci riconosciamo l’uno l’altro soltanto dal modo di fare. Siamo tutti gli stessi soldati, tutti con la stessa divisa, con la stessa cuffia e visiera. Su questa divisa non ci sono gradi da mettere in bella mostra, le medaglie più belle non sono quelle che si appendono al collo ma quelle che si portano nel cuore e che ti riempiono di vita".

Come si lavora con i dispostivi di protezione e la mascherina per tante ore? 

"Avete mai pensato cosa vuol dire lavorare tante ore con addosso una mascherina i cui elastici ti piagano il volto e ti segnano il viso? Siamo vestiti come astronauti che devono andare sulla luna, senza poter bere, senza poter andare in bagno, accaldati e sudati e bagnati da una divisa che non permette di farci respirare. Mani che per tutto il turno sono coperti da guanti che troviamo poi screpolate e doloranti. ​Oltre che fisicamente, siamo provati anche mentalmente, vediamo una morta che non ha dignità di essere celebrata, persone che muoiono nel silenzio, nell’indifferenza, lontano dai loro cari e dai loro affetti. Ci sentiamo provati, ci sentiamo pochi rispetto a quello che vorremmo dare.

Soltanto adesso tante persone hanno notato e si sono accorte di noi considerandoci degli eroi, ringraziandoci ed elogiandoci, eppure siamo sempre noi, sempre gli stessi, sempre presenti, da sempre i protagonisti in prima linea della sanità e del SSN italiano".

La solidarietà nei vostri confronti, anche a Parma, è tanta: dagli striscioni a chi porta pizze nei reparti...

"Fuori dagli ospedali ci sono striscioni di ringraziamenti, nei reparti le pizze ed i dolci che ci vengono consegnati dalle persone e dalle attività, gesti che ci gratificano e ci tirano su di morale rendendoci orgogliosi per quello che facciamo, facendoci sentire anche meno il peso della fatica. Gesti che ci fanno capire che stiamo combattendo una battaglia non da soli.

Siamo sempre quelli che fino a qualche giorno fa accoglievano nello stesso modo chiunque e lo sostenevano nel momento di sconforto e del bisogno. Siamo sempre noi, gli stessi che fino qualche giorno fa eravamo aggrediti, vessati e denigrati. Faccio parte di un sistema che fino ad ieri operava in maniera silenziosa giorno e notte, di un sistema che non sa cosa vuol dire passare un Natale o una Pasqua con i propri cari, un sistema che pur di lavorare ci porta a salutare i nostri cari e le nostre famiglie. Lavoriamo per una paga misera dove la nostra professionalità viene da sempre svalutata e svenduta. Tanto lavoro, tanta responsabilità, tanti rischi ed uno stipendio che non rispecchia minimamente quello che facciamo. Non considerandoci neanche tra le professioni usuranti. Ti ritrovi pur di lavorare in una città che non è tua ed amici che non sono i tuoi. Ti ritrovi in un sistema che ti porta a muovere non verso una destinazione ma verso un destino".

Qual'è il consiglio che si sente di dare a chi vuole aiutarvi? 

"Noi non abbiamo chiesto di aiutarci, abbiamo sempre fatto da soli senza chiedere mai nulla in cambio. Ma adesso abbiamo bisogno del contributo di voi tutti e del vostro rispetto per gli altri, rispetto per i vostri genitori, figli e nonni. imanete a casa e godetevi la vostra famiglia voi che potete farlo ….. e fatelo! Noi non siamo eroi oggi e non eravamo fannulloni ieri".

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