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Cronaca

Covid, a dicembre crollano i consumi: a Parma -53,6%

E' la sesta città in Italia: tutti i dati

Nel mese di dicembre il calo dei consumi dovuto alle chiusure per l'emergenza Covid - per quanto riguarda settori ristorazione, abbigliamento e non food - per il territorio di Parma è stato di oltre il 53%. A rivelarlo è l'Osservatorio permanente sull'andamento dei consumi nei settori ristorazione, abbigliamento e non food elaborato da Confimprese-Ey. La nostra città è sesta in Italia per calo dei consumi.

In generale nello stesso periodo registra un calo drammatico dei consumi rispetto a dicembre 2019 con -46,6% in miglioramento rispetto al -67,1% di novembre. L'abbigliamento chiude a -45%, il non food a -29,3%. Sempre in grande sofferenza il travel con -67,2%. Su base annua chiude a -59,7%. Il 2020 si chiude così a -38,9% vs il 2019. Nei trend per regioni a sorpresa le peggiori sono Friuli-Venezia Giulia e Veneto -55,5%. Venezia, icona dell'arte nel mondo, collassa a dicembre a -62,4% e -46,9% su base annua. Ma a breve distanza c'è sempre Firenze -59,6%. Seguono Reggio Emilia -57,1%, Genova -55,6%, Verona -55,5% Parma -53,6%, Bologna -53%. Con perdite inferiori al 50% troviamo Roma -45,8%, Palermo -45,6%, Milano -40,3%, Napoli -38,3%, Torino -38,2%. A guadagnare dalla chiusura dei centri commerciali in dicembre sono invece le "high street" che, in controtendenza rispetto ai mesi precedenti, registrano un calo del -32,2% rispetto ad altre località -37,3%.

Si assiste, in buona sostanza, a un mutato atteggiamento del consumatore che, privato dei luoghi di aggregazione abituali, si è rivolto ai centri città per trovare i negozi che di solito frequenta nei centri commerciali e outlet. L'e-commerce, dopo l'exploit di novembre (+92,6%) rimane invece stabile come numeri assoluti rispetto a novembre, ma cresce pur sempre del +54,9% rispetto a dicembre di un anno fa. Le iniziative come il cashback sembrano aver funzionato per riportare i consumatori ad acquistare nei negozi fisici. "Con un mese di dicembre a -46,6% - chiarisce Mario Maiocchi, direttore Centro Studi Retail di Confimprese - si chiude l'anno più difficile per il retail non food e ristorazione. Il totale anno a -38,9%, con punte -46,8% per la ristorazione e -59,7% per il canale travel, preannuncia pesantissimi effetti sui bilanci delle aziende del settore con conseguenti presumibili ricadute su occupazione e investimenti. Le prime indicazioni sui primi 10 giorni di gennaio, con un calo di traffico nei centri commerciali intorno al -50%, non danno segnali di miglioramento nel breve periodo. Sono sempre più necessari e urgenti interventi di supporto al settore con particolare riferimento alla tematica degli affitti che, con cali di fatturato di tale entità, non possono e non devono rimanere un costo fisso che rischia di travolgere anche aziende sane e con opportunità di crescita e occupazione nel medio periodo".

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