rotate-mobile
Cronaca Collecchio

Dieci anni fa il crac Parmalat: il 27 dicembre 2003 Tanzi in manette

Calisto Tanzi fu arrestato a Milano nelle stesse ore in cui il tribunale fallimentare di Parma dichiarava l'insolvenza della sua Parmalat, la multinazionale del latte gravata da un 'buco' che si intuiva colossale. Oggi ancora aperti 4 procedimenti dibattimentali

Calisto Tanzi fu arrestato a Milano nelle stesse ore in cui il tribunale fallimentare di Parma dichiarava l'insolvenza della sua Parmalat, la multinazionale del latte gravata da un 'buco' che si intuiva colossale ma che solo successivi accertamenti quantificarono in 14 miliardi di euro. Era il 27 dicembre 2003 e le due notizie (quella degli arresti e quella dell'insolvenza) fecero il giro del mondo in pochi minuti. Tanzi tornava in Italia da un viaggio in Ecuador che ancora oggi, a distanza di 10 anni, è forse l'unico mistero non sciolto di quello che è stato definito "il crac del secolo". Il sospetto, mai confermato da riscontri, fu che Tanzi fosse andato a Quito per mettere al riparo il tesoro messo insieme in anni di distrazioni milionarie ai danni dei risparmiatori di mezzo mondo, dopo che Parmalat aveva fatto il suo ingresso a Piazza Affari (era il '90) assorbendo una società già quotata, la Finanziaria Centro Nord, e aggirando i controlli della Borsa.

Il supercommissario Enrico Bondi, chiamato al capezzale dell'azienda dallo stesso patron circa un mese prima che tutto saltasse per aria, si rivolse ai segugi della Kroll, una società investigativa internazionale, perché accertassero se effettivamente Tanzi aveva occultato in Ecuador ingenti sostanze. Le indagini non portarono risultati e Tanzi continuò a sostenere che il viaggio in Sud America era stata una semplice vacanza con la moglie. L'inchiesta avviata sul crac dalla Procura di Parma (che costituì un pool di tre magistrati) fu divisa in più 'tronconi': alle indagini sulla bancarotta di Parmalat Spa e Parmalat Finanziaria si affiancarono il fascicolo sul crac Parmatour, il ramo turistico del gruppo alimentare di Collecchio, quello sul Parma Calcio, il 'filone' relativo ai politici che avevano avuto rapporti con Tanzi (poi archiviato), i fascicoli sulle banche italiane ed estere accusate di aver finanziato per anni una multinazionale già decotta, le inchieste Ciappazzi e Eurolat.

Gli inquirenti (da Bologna fu distaccato un gruppo di finanzieri per affrontare l'emergenza) trovarono in Fausto Tonna, ex direttore finanziario di Parmalat, un indagato disposto a collaborare. Fu Tonna a fornire le informazioni necessarie a comprendere gli artifici finanziari che avevano consentito al gruppo di occultare il proprio stato di insolvenza. La finanza creativa di Tonna era fatta di falsi molto spesso grossolani (come le 'bufale' del fondo Epicurum), di emissioni obbligazionarie a getto continuo e di un sistema di società costruito per trasformare i debiti in crediti da iscrivere a bilancio (come Bonlat, la società 'cassonetto' del gruppo). Mentre la procura di Milano avviò un'inchiesta per aggiotaggio e false informazioni ai mercati, a Parma il procuratore Giovanni Panebianco lasciò l'incarico travolto dalle polemiche, sostituito da Vito Zincani.

Quando nel 2005 arrivò in procura Gerardo Laguardia, gli atti di indagine contavano quasi 3 milioni di pagine e occupavano un'intera stanza negli uffici che il Comune aveva messo a disposizione di una procura a corto di spazi. Gli indagati 180, poi ridotti a 110. Tra loro i manager del gruppo, familiari di Calisto Tanzi, banchieri e imprenditori come Sergio Cragnotti e Cesare Geronzi. Il processo principale partì nel marzo 2008 e si concluse nel dicembre 2010, dopo 91 udienze e l'audizione di 147 testi. Tanzi condannato a 17 anni e 10 mesi in appello. Il Tribunale condannerà altre 16 persone coinvolte, a diverso titolo, nel crac. Altre 19 condanne arrivarono al termine del processo Parmatour (oggi ancora fermo al 2/o grado) e Tanzi condannato ad altri 9 anni e 10 mesi, dopo 115 udienze e l'audizione di 79 testi. Ma è con il passaggio in giudicato della sentenza a 8 anni e un mese pronunciata a Milano che (maggio 2011) Tanzi è stato nuovamente arrestato. Nel frattempo la magistratura aveva sequestrato il tesoretto di opere d'arte che l'ex patron aveva occultato prima del crac (più di 100 opere dei maggiori artisti europei del XIX e XX secolo) e avviato un'altra inchiesta finita col patteggiamento a 8 mesi in continuazione dello scorso novembre.

A Parma restano aperti quattro procedimenti dibattimentali contro manager di Deutsche Bank e Morgan Stanley, Citibank, Bank of America e JP Morgan (ancora in fase di udienza preliminare) mentre la procura ha chiesto il rinvio a giudizio per gli indagati del fascicolo Parma Calcio. Ma la prescrizione incombe, come denunciato dallo stesso procuratore Laguardia un mese fa, e le carenze di organico del tribunale della città emiliana mettono a rischio i processi. Calisto Tanzi è ai domiciliari in ospedale da più di due anni. Qualche giorno fa è tornato a casa per 48 ore. È dimagrito sensibilmente e accusa malanni cardiaci, ma per la giustizia è un uomo ancora capace di delinquere.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Dieci anni fa il crac Parmalat: il 27 dicembre 2003 Tanzi in manette

ParmaToday è in caricamento