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Cronaca

"Si sono arrampicati sul muro del carcere: minacciavano con le lamette chi si avvicinava"

Due detenuti sono saliti sul muro in via Burla dopo la respinta della richiesta di trasferimento in un altro carcere. Gianluca Giliberti: "Serpeggianti malumori anche tra gli altri detenuti"

Gianluca Giliberti, Segretario Regionale del Si.N.A.P.Pe per l’Emilia Romagna racconta i momenti concitati che il personale della polizia Penitenziaria ha vissuto ieri mattina, martedì 23 luglio, all'interno del carcere parmigiano di via Burla. Due detenuti infatti si sono arrampicati sul muro sei passeggi per protesta. Non si sarebbe trattato di un tentativo di evasione visto che "è praticamente impossibile da quella posizione raggiungere il muro di cinta”. Uno dei due detenuti, inoltre, era stato identificato due settimane fa come responsabile dell'aggressione a quattro poliziotti, sempre all'interno del carcere di via Burla. Alla base della protesta probabilmente c'è stato il mancato trasferimento di uno dei due detenuti, che avevano presentato richiesta, in un altro carcere. Sul posto sono arrivati anche i Vigili del Fuoco e le ambulanze. La situazione è tornata alla normalità dopo l'intervento di alcuni funzionari della Procura di Parma e del Magistrato di sorveglianza verso le ore 14.  

"I due - scrivono Errico Maiorisi, vice segretario generale del Sappe e Battista Durante, segretario generale aggiunto del Sappe- erano armati di lamette e minacciano di usarle contro chiunque dovesse avvicinarsi: speriamo che al termine di questa vicenda vengano assunti adeguati provvedimenti nei confronti dei due detenuti, attraverso l’applicazione delle restrizioni previste dall’articolo 14 bis dell’ordinamento penitenziario". 

"Ieri è accaduto l'ennesimo evento nel carcere di Parma: due detenuti salgono sul muro per protesta - si legge in una nota della Fp Cgil. Nei giorni scorsi avevamo denunciato il problema dell'istituto penitenziario parmense. La carenza di figure dirigenziali si protrae da tempo, al pari dei funzionari, sottufficiali e degli agenti. Analogo discorso va fatto per l'area pedagogica e tutte le altre figure che ruotano attorno al pianeta carcere. Un problema non più procrastinabile e del quale l'amministrazione della giustizia non può più ignorarlo. Abbiamo lanciato l'allarme anche alle istituzioni locali, affinché il tema carcere tornasse al centro dell'agenda politica in ogni grado. Cosa si attende? Fatti più gravi? Il carcere non è una meteora che vaga nello spazio, bensì una istituzione presente in questo territorio e speriamo che alle carenze delle figure menzionate e dimenticate da tempo dal Ministero, non si aggiungano anche le amnesie delle altre istituzioni. Perché gli eventi si ripetono, ma gli appelli restano inascoltati".
 



 

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