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Cronaca

Muore in carcere a 28 anni inalando il gas del fornelletto: il Gip dispone nuove indagini

Il Pm ha chiesto l'archiviazione ma il giudice per le indagini preliminari ha accolto la richiesta di opposizione, presentata dal legale della sorella, l'avvocato Carmelo Portale: "Il detenuto aveva tentato il suicidio con le stesse modalità venti giorni prima del decesso ma la bomboletta non gli era stata tolta"

Un detenuto di 28 anni, D.A.B. è morto all'interno del carcere di Parma tra le ore 23 e l'una e 20 della notte tra il 19 ed il 20 aprile del 2021. Il 6 gennaio dello stesso anno era stato arrestato: si trovava in via Burla in attesa di giudizio. Il giovane, italiano di origine senegalese, avrebbe inalato il gas contenuto nelle bombolette a disposizione dei detenuti per i fornellini. Una modalità, questa, molto diffusa all'interno delle carceri come atto di autolesionismo. 

Nel corso del controllo dell'una e 20 l'agente di polizia penitenziaria ha visto il ragazzo a terra ed ha fatto scattare subito l'allarme: l'infermiere e il medico di guardia sono intervenuti per prestare il primo soccorso. I sanitari hanno tentato di rianimare il giovane ma per lui non c'è stato niente da fare. I sanitari del 118 di Parma hanno constatato il decesso alle ore 2.48 del 20 aprile. 

Secondo la relazione del medico legale bolognese, che ha avuto l'incarico dal Pubblico Ministero di stabilire le cause della morte infatti il 28enne sarebbe deceduto a causa di un "edema polmonare acuto a verosimile genesi cardiaca (evento aritmico-ischemico) compatibile con l'inalazione di gas". 

Dopo il decesso e gli esiti dell'autopsia il Sostituto Procuratore Paola Dal Monte ha formulato la richiesta di archiviazione del fascicolo, aperto a carico di ignoti, facendo riferimento proprio alla relazione del medico legale, registrando l'episodio come suicidio, escludendo il coinvolgimento o la responsabilità di altre persone. 

La sorella del 28enne si è opposta, tramite l'avvocato Carmelo Portale, alla richiesta di archiviazione. La donna ha deciso di affidare l'incarico ad un legale per cercare di ricostruire tutti i dettagli relativi alla morte del fratello - seguito da un equipè medica per problemi psichici e sottoposto ad una terapia farmacologica - avvenuta mentre si trovava in custodia all'interno di una cella del carcere. 

Il Giudice per le Indagini Preliminari Antonio Zullo ha accolto la richiesta di opposizione, definendo le motivazioni presentate dal legale come "pienamente condivisibili". Il 29 marzo del 2022 Il Gip ha emesso il provvedimento, tramite il quale ha disposto l'effettuazione di ulteriori indagini, nei successivi quattro mesi per stabilire le eventuali responsabilità. Il Pubblico Ministero titolare del fascicolo dovrà quindi effettuare gli approfondimenti integrativi richiesti dal Gip. 

Secondo la ricostruzione dell'avvocato Carmelo Portale "la responsabilità dell’amministrazione penitenziaria sarebbe evidente, diretta conseguenza della negligente e imperita gestione del detenuto sin dal suo ingresso in struttura, a causa dalla carenza di organico da cui è notoriamente afflitta la casa di reclusione parmense (per cui negli anni sono state numerose le proteste provenienti dai sindacati di polizia penitenziaria) in uno alla sottovalutazione dei campanelli d’allarme rintracciabili nei precedenti tentativi di suicidio, tra cui l’ultimo messo in atto appena venti giorni prima con le stesse modalità". 

Il 1° aprile, venti giorni prima del decesso, D. A. B. aveva infatti cercato di togliersi la vita inalando il gas del fornellino. Il detenuto, secondo quanto ricostruito dal Gip, era seguito, già dal giorno del suo ingresso in carcere, da un equipè medica costituita anche da pischiatri e psicologi. Nel primo mesi i medici hanno effettuato alcuni colloqui con Drame per individuare "la corretta terapia farmacologica e verificare la presenza di eventuali volontà autolesive". 

Il giudice ha disposto di approfondire in particolare due elementi: l'acquisizione del Protocollo di prevenzione del rischio suicidario, firmato dall'Ausl di Parma e dall'istituto penitenziario nel 2019 per capire se siano state rispettate tutte le procedure previste da quel testo e la raccolta delle dichiarazioni del dirigente di polizia penitenziaria che aveva trasmesso alla Procura della Repubblica di Parma il rapporto sulla vicenda. 

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