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Cronaca

Ecco come si diffonde il Covid durante gli assembramenti

I risultati di uno studio realizzato dall'Istituto di Scienze dell'Atomosfera e del Clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Lecce

Ecco i risultati di uno studio multidisciplinare contdotto dall'Istituto di Scienze dell'Atomosfera e del Clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Lecce in cui si spiega come si diffonde il contagio da coronavirus Sars-CoV-2 all'aria aperta in presenza di una persona contagiata e di assembramenti. 

Nello studio vengono analizzate le concentrazioni e le distribuzioni dimensionali delle particelle virali nell'aria raccolte durante la pandemia in Veneto e in Puglia nel mese di maggio 2020. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Environment International ed ha evidenziato in generale una bassa probabilità di trasmissione Airborne se non nelle zone in cui è presente un assembramento. La ricerca, avviata grazie al progetto «AIR-CoV (Evaluation of the concentration and size distribution of SARS-CoV-2 in air in outdoor environments) e pubblicata sulla rivista scientifica Environment International, ha evidenziato una.  bassa probabilità di trasmissione airborne del contagio all’esterno se non nelle zone di assembramento.

Lo studio ha preso in esame Venezia e Lecce, come ha spiegato Daniele Contini, uno dei firmatari. "Il ruolo della trasmissione airborne dipende da diverse variabili quali la concentrazione e la distribuzione dimensionale delle particelle virali in atmosfera e le condizioni meteorologiche. Queste variabili poi, si diversificano a seconda che ci considerino ambienti outdoor e ambienti indoor", ha detto al quotidiano Marianna Conte, ricercatrice Cnr-Isac. È stato raccolto il particolato atmosferico  di diverse dimensioni dalla nanoparticelle al PM10 e determinando la presenza del materiale genetico (RNA) del SARS-CoV-2 con tecniche di diagnostica di laboratorio avanzate.

“Tutti i campioni raccolti nelle aree residenziali e urbane in entrambe le città sono risultati negativi, la concentrazione di particelle virali è risultata molto bassa nel PM10 (inferiore a 0.8 copie per m3 di aria) e in ogni intervallo di dimensioni analizzato (inferiore a 0,4 copie/m3 di aria)”, prosegue Contini. “Pertanto, la probabilità di trasmissione airborne del contagio in outdoor, con esclusione di quelle zone molto affollate, appare molto bassa, quasi trascurabile. Negli assembramenti le concentrazioni possono aumentare localmente così come i rischi dovuti ai contatti ravvicinati, pertanto è assolutamente necessario rispettare le norme anti-assembramento anche in aree outdoor”.

“Un rischio maggiore potrebbe esserci in ambienti indoor di comunità scarsamente ventilati, dove le goccioline respiratorie più piccole possono rimanere in sospensione per tempi più lunghi ed anche depositarsi sulle superfici”, sottolinea Andrea Gambaro, professore a Ca’ Foscari. “E’ quindi auspicabile mitigare il rischio attraverso la ventilazione periodica degli ambienti, l’igienizzazione delle mani e delle superfici e l’uso delle mascherine”.

“Lo studio e l’applicazione di metodi analitici sensibili con l’utilizzo di piattaforme tecnologicamente avanzate permettono, oggi, di rilevare la presenza del Sars-CoV-2 anche a concentrazioni molto basse, come potrebbe essere negli ambienti outdoor e indoor, rendendo la diagnostica di laboratorio sempre più affidabile”, conclude Giovanna La Salandra, dirigente della Struttura ricerca e sviluppo scientifico dell’Izspb. 

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