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IL CASO

Eredita 480 milioni di vecchie lire ma non può effettuare il cambio in euro. Pronta la causa

Protagonista una signora di 85 anni che ha scoperto di essere l’unica erede di uno zio deceduto. La cassetta di sicurezza si trovava in una Banca di Parma. I funzionari: impossibile la conversione trascorsi dieci anni dall'entrata in vigore dell'euro. Gli avvocati: "Il termine decorre da quando il soggetto può far valere il proprio diritto"

Eredita 480 milioni di vecchie lire ma non può effettuare il cambio in euro. Protagonista della vicenda una signora di 85 anni residente a Foggia, che qualche giorno fa, a seguito del decesso di uno zio celibe e senza figli del quale è divenuta unica erede, ha ritrovato in una cassetta di sicurezza di Intesa San Paolo in una filiale di Parma quasi mezzo miliardo di vecchie lire.
La somma ereditata era di 480.000.000 di lire in banconote di vario taglio. La donna ha inizialmente contattato la Banca d'Italia per chiedere informazioni per effettuare il cambio ma si è sentita rispondere che non era più possibile trascorsi dieci anni dall'entrata in circolazione dell'euro (2002). Si è così rivolta alle avvocatesse Elena Caparello e Patrizia De Paola del Foro di Roma che si occupano, tra le altre cose, a livello nazionale e internazionale della conversione lire/euro - per ottenere il cambio forzosamente tramite una richiesta di conversione avanzata davanti al Tribunale ordinario.

I legali sostengono che, anche se attualmente in Italia esiste una prescrizione ordinaria decennale per l'esercizio dei diritti di credito (come sostiene Bankitalia) - prescrizione che non esiste in tutti gli altri Paesi della Comunità europea dove è ancora possibile “cambiare” in euro l'ex moneta nazionale - è altrettanto vero che il termine iniziale dei dieci anni decorre da quando il soggetto può far valere il proprio diritto (art. 2935 c.c.), quindi nel caso di specie dalla data di ritrovamento delle banconote, ritrovamento che risale a poco tempo fa. Le operazioni di cambio eseguite nel periodo 22 gennaio 2016 - 31 maggio 2021 sono state 263, per un importo complessivo di 2.661.596,96 euro, sostiene lo studio legale.

“Il primo step è quello di fare una diffida stragiudiziale a Banca Italia, tramite Pec e al Mef (Ministero economia e finanze) - fanno sapere dallo studio legale che si occupa della vicenda - Se non succede niente faremo una causa civile radicata su Roma perché i due enti hanno sede a Roma. L’importo convertito è 235mila euro circa”.

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