rotate-mobile
Cronaca

Eroina, coca, crack. E quell'unico divieto nel bar: "Mai fumare"

L'organizzazione degli spacciatori, le vedette, la piazza di spaccio divisa in tre zone: chi erano i pusher e come si muovevano

L’unica accortezza era quella di non consumare cannabinoidi: i fumi avrebbero potuto destare l’attenzione della gente del quartiere e degli inquirenti, di frequente chiamati dai cittadini per limitare schiamazzi, urla e ritrovi a suon di musica. Dalle 19 in poi, Borgo del Gallo diventava una specie di pollaio, dove si assiepava gente da ogni dove: ragazzi, per lo più dai venti ai trent’anni, che si davano appuntamento nel budello che racchiude il bar ‘Colazione d’Autore’, più comunemente denominato ‘Bar Franciosa’. Un porto di mare, dice chi abita lì, nelle immediate vicinanze del Teatro Regio, una piazza di spaccio che ha saputo mettersi alle spalle anche il ‘movente culturale’ per promuovere gli interessi di gruppi di spacciatori, un pot-pourri di gambiani, prevalentemente, nordafricani, un brasiliano e qualche riferimento italiano già noto alle forze dell’ordine. L’unico divieto persistente nel ‘Bar Franciosa’ era quello di non fumare, per il resto si poteva spacciare e acquistare – all’insaputa dei gestori, dicono gli inquirenti – cocaina, eroina, hashish, erba e anche crack.

Tutta droga che riforniva l’area tra Piazza Ghiaia, Borgo del Gallo e Via Garibaldi, dove svetta imperioso il Teatro Regio, Piazzale Paer e Piazzale della Pace, aree densamente popolate e frequentate, soprattutto nel tardo pomeriggio e nel corso della sera, da centinaia di giovani. Il giro di droga che ruotava intorno agli avventori del “Bar Franciosa” ha coinvolto spacciatori da ogni dove, una rete variegata solidale tra loro e organizzata, che si è preoccupata di far arrivare al consumatore ogni tipo di droga: dalla cannabis, alla cocaina - che gli avventori consumavano per inalazione nelle immediate vicinanze del bar usufruendo delle rientranze del vicolo o dei muretti, davanzali e altro presente nello stesso vicolo - passando dal crack  consumato tramite pipa artigianale fatta con bottiglia di plastica, carta argentata e cannuccia all’eroina nera (Black tar) consumata tramite inalazioni dei fumi della sostanza scaldata tramite l’ausilio di carta argentata.  Dal dicembre del 2019 sono state accertate circa 800 cessioni.

Come funzionava la rete

Molti degli acquirenti, dopo l’acquisto, rimanevano nei pressi del Teatro, in particolare sotto i portici, sulle scale e nelle panchine adiacenti, a consumare la sostanza appena acquistata. Intanto gli spacciatori suddivisi in piccoli gruppi stavano rintrecciando una sorta di rete collaborativa tra di loro. Soggetti, momentaneamente sprovvisti di sostanze stupefacenti, hanno indirizzato gli acquirenti ad altri soggetti presenti in zona e dediti ugualmente allo spaccio. In caso di momentanea indisponibilità di sostanze, gli spacciatori di volta in volta contattati dai giovani acquirenti, si spostavano di pochi metri, muovendosi verso altri individui presenti ed ottenendo da essi la sostanza richiesta dal cliente. Chi era momentaneamente sprovvisto di droga, contattato da giovani acquirenti, si prodigava ad accompagnare personalmente i giovani acquirenti ad acquistare droga dai colleghi. Un cosiddetto sistema a catena che funzionava così: un soggetto prendeva l’ordine dai clienti, un secondo soggetto prendeva i soldi ed infine un terzo soggetto consegnava materialmente la sostanza.

La piazza divisa in tre

Un sistema che serviva a dividere il Teatro Regio in tre micro aree coperte costantemente. Zone presidiate e coperte erano così suddivise: l’ultima colonna lato nord del Teatro, quella adiacente a piazzale Paer; le panchine di piazzale Paer site sotto il palazzo della Provincia, lato via Garibaldi; il colonnato di piazzale Paer, nello specifico i gradini di ingresso del bar “Gran Caffè del Teatro”.

Una piazza di spaccio a cielo aperto, che non si preoccupava nemmeno di confondere l’attività col sottrarsi dagli sguardi degli astanti e dei residenti; gli acquirenti non esitavano a consumarla lì davanti, scaldando con accendini la sostanza da fumare. I soggetti dediti all’attività di spaccio di sostanze stupefacenti, risultavano per buona parte senza fissa dimora, alcuni residenti e domiciliati in alloggi privati, mentre altri ancora risultavano ospiti di alcuni alloggi facenti capo a note Associazioni dedite all’accoglienza dei migranti. Alcuni di loro, soprattutto nelle ore serali, si spostavano, con frequenza, dal Teatro Regio alla zona del bar sito in Borgo del Gallo e viceversa; così come i giovani assuntori che, dopo l’acquisto nei pressi del Teatro, si recavano al bar “Franciosa” o, viceversa, effettuato l’acquisto presso il bar prima di raggiungere la movida sull’adiacente via Garibaldi, proprio davanti alle gradinate del Teatro.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Eroina, coca, crack. E quell'unico divieto nel bar: "Mai fumare"

ParmaToday è in caricamento